17ª g) Juventus 1 Roma 0 (stagione 2016-2017)

Racconti in bianconero, tra passato e presente
22.12.2016 13:03 di  Michele Messina   vedi letture
17ª g) Juventus 1 Roma 0 (stagione 2016-2017)
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

                                 Un augurio di un sereno Natale e un felice anno nuovo a tutti i lettori

Una cosa tanta più desiderata e maggiore è la felicità che si prova, nel vedere esaudito il desiderio. Appena percorse le scale che mi portavano al mio posto in Tribuna Family, un spicchio di campo mi si è aperto davanti agli occhi. Un prato verde circondato da un mare di gente, solo la Tribuna Centrale appariva quasi vuota. Tante persone in attesa dello scontro di vertice del campionato, un oceano infinito di sciarpe e berrettini. Unico elemento comune: il bianco e nero. Il Vate era distratto dalle storia che gli volavano attorno. Lo Juventus Stadium ha un elemento preponderante: la mancanza della rete di protezione sul modello inglese. Solo il Mapei Stadium segue il suo esempio.

La giornata era iniziata abbastanza presto. La sveglia era stata fissata alle 5,50, bagno e rapido caffè con biscotto ripieno alle mandorle e noci. Genny è abbastanza puntuale e arriva alle sei e venticinque. Direzione casa di Mimmo e arrivo allo svincolo di Altomonte, con qualche attimo di esitazione, verso le sette e dieci. Zio Rocco ci sta già aspettando. Si parla di scuola, amici comuni e altre storie per fare passare il tempo. La tabella di marcia prevede l’arrivo alle ore nove. Viene prontamente rispettata. Il sonno immaturo rallenta un po’ i movimenti e le parole tardano ad arrivare alla loro conclusione. Giginho ha ancora la febbre e non è potuto andare a curiosare al mercato. Era chiuso in macchina per via delle ciabatte. Le operazioni di imbarco sono lente e mi costringono a togliermi anche le scarpe, l’orologio e quasi stavo per perdere il biglietto. La carta di identità era già quasi finita sotto i miei piedi. Nella zona check-in incontriamo Biagio e il figlio, Biagio di Altomonte. Poco arriveranno Biagio, amico del Vate, e di Giuseppe. Hanno tutti i biglietti di curva, proprio dove si troverà Mimmo. Zio Rocco ha il biglietto di Tribuna Centrale, mentre io e il Vate, due biglietti di Tribuna Family. Numeri 36 e 37. Parliamo del match in arrivo, commentando le prime pagine di Tuttosport e de Il Corriere dello Sport. Porto in una bustina di plastica trasparente, un libro di Lanslade e una copia de La Stampa, con Tuttolibri annesso. Dentro vi è un articolo su Pjanic, lo leggerò soltanto la domenica pomeriggio, nel viaggio di ritorno. Leggere il giorno del giorno prima, è una delle mie godurie pazzesche.

Zio Rocco mi parla piano e mi da consiglio su come affrontare il mio primo volo. Intanto su consiglio del Vate ho preso tre pacchetti di chewingum, per evitare la pressione e il dolore nelle orecchie. Tony mi ha detto che a lui viene una leggere emicrania ad ogni volo. Ognuno ha il suo malessere personale da affrontare ad ogni volo. Tranne un leggero schiacciamento all’indietro, va tutto bene, riesco a leggere qualche pagina del giornale, mentre intorno gira il carrello delle bibite e cibi vari tirato da due hostess. Una è una culona pazzesca dai capelli biondo finto, l’altra magra e donna in carriera annunciata. Ci hanno spiegato come salvarci in caso di ammaraggio, intanto zio Rocco mi fa vedere dal finestrino il golfo di Napoli. L’arrivo è leggero ed è seguito da una consuetudine diffusa dagli americani: battere le mani in segno di ringraziamento al pilota. Fuori ci attende il Vate e abbiamo un po’ di problemi a separare il Terminale 1 dal Terminale 2, il luogo di arrivo annunciato, poi via tutti e quattro verso Torino, obbiettivo Juventus Stadium. Zio Rocco ci ha raccontato una sua avventura amorosa per intrattenerci

Mimmo ha avuto la capacità di affittarci una casa per un giorno. È bellissima, calda, la proprietaria ci ha lasciato un set di asciugamani a testa e in cucina ci ha lasciato in una ciotola metallica dei cioccolatini e quattro gianduiotti. Ah se qui ci fosse Giginho! Il marito ci dice: “Forza Juve!”, mentre lei è dell’Inter. Forse la possiamo anche perdonare. Pranzo in un’osteria e abbiamo provato il salame di asina, di vacca, di cinghiale e di maiale. Al pomeriggio zio Rocco verso le diciassette ci chiama e corriamo verso lo stadio.  

È un immenso luogo commerciale con annesso lo store e il museo. La visita al secondo costa quindici euro, vorrei andarci e anche il Vate. Zio Rocco prende in mano la situazione e ci racconta una sua avventura amorosa, è quasi orario di entrare nello stadio e non si può visitare il museo. Quando si è in compagnia, bisogno accettare le decisioni collettive, per il grande disappunto del Macedone. Non vedremo stavolta la Coppa delle Alpi, vinta dalla Juve nel 1963, in una sfida contro l’Atalanta. La tribuna centrale è piena e intorno a noi vediamo tante signore di una certa età. Inizia l’incontro e non sembra vero di vedere in azione Rugani, Alex Sandro e il geometrico Marchisio. Il Vate mi ha fatto notare il riscaldamento delle due squadre: intensivo quello dei giocatori bianconeri; leggero e intessuto di passaggetti quello giallorosso. Azione di Manzotin (copyright Alessandro), ma il giallo portiere romanista para il tiro centrale. Ecco una buona occasione persa. Al 18’ il Pepita ruba la palla ad un nervoso De Rossi, si invola verso l’area, supera tre giocatori, allarga la palla verso la sinistra e prima dell’intervento del difensore, giunto alle sue spalle, scarica un esterno sinistro in porta. Szczesny si lancia in un volo inutile, il pallone termina la corsa in rete. Esplode lo Juventus Stadium e ci lanciamo a cantare: “Sono venuto fin qui/Per vedere segnare Higuain!” Cominciò a tremare e vorrei che l’incontro fosse già finito da ore. Risultato Juve 1 Roma 0. A bordo campo il Livornese è sempre in piedi nel suo cappottino scuro, dall’altro lato c’è sor Luciano che gesticola. Il freddo divento sempre più intenso e solo a tratti riesco a bere la birra, che abbiamo preso ad inizio partita. Dall’addetto alla vendita abbiamo scoperto che in Champions e in Europa League si può bere solo birra analcolica, che orrore! Meglio un chinotto!

Inizia la ripresa, intanto è entrato Cuadrado al posto di Pjanic. Il numero cinque bianconero si è infortunato all’anca, speriamo che non sia nulla di grave. Ogni volta che Nainggolan tocca il pallone, lo stadio esplode in un: “Sei un uomo di merda/ Solo un uomo di morda!” Siamo vicini alla porta dove attacca la Juve e Sturaro ci fa sobbalzare al termine di una bella azione. Szczesny non si lascia abbagliare dal tiro. Peccato potevamo chiudere la partita. Verso il 25’ della ripresa esce un polemico De Rossi ed entra il Faraone, El Shaarawy. Ora la spinta romanista è notevole, Salah impegna il numero venticinque bianconero. Quando Sandro si lascia in dribbling è un piacere vederlo, mi ricorda il miglior Antonio, tocca sempre il pallone di esterno e volteggiando supera l’avversario diretto. Ad un tratto il Livornese decide di mandare la fantasia in campo e sostituisce Higuain con U Picciriddu. Oddio sto tramando per il freddo, ai lati vedo le signore anziane riscaldarsi con il plaid della Juve sulle gambe. Avevo proposto al Vate di portarlo allo stadio, ma lui mi aveva risposto dicendo che era roba da vecchi. Maledetto! Ora mi propone di distrarre le vecchie in modo tale che lui possa sottrarre il prezioso plaid, ancora più maledetto di prima! C’è un’azione confusa in area bianconero, un romanista sta per segnare e lo stadio urla la sua paura. Juve 1 Roma 0, il numero ventuno bianconero prende la palla e guadagna punizioni su punizioni fino a quando Sturaro si fa ribattere il tiro dal portiere giallorosso. Il tabellone indica quattro minuti di recupero. Il tempo non scorre, scappo al bagno e ritorno, mi fermo sullo spiazzo per vedere meglio la partita, ma una steward mi obbliga di ritornare al mio posto. Maledetta stronza! Il Vate è lì fermo e finalmente il signor Orsato fischia la fine. È una liberazione dal freddo e dalla paura. Esultiamo felici e i giocatori ci vengono a salutare.

Segue la corsa alla macchina, zio Rocco e Mimmo sono già lì. Pizza nel ristorante, il cui proprietario è amico di Vucinic ed è natio di San Donato di Ninea. È il ritrovo dei tifosi juventini e vi è la possibilità di trovarci qualche giocatore bianconero. Arriva Biagio con il figlio, l’altro Biagio di Castro e il Biagio di Altomonte. Ognuno dice la sua e l’analisi è sempre forbita ed esatta. Hanno fatto il selfie con Pessotto e Chimenti. Nedved ha preferito andarsene via. Da un’utilitaria scende una donna con un bambino, seguita da un ragazzo sui trent’anni cappuccio e giubbotto Colmar. Sono la moglie, il figlio e il fratello di Cuadrado. Magari venisse, gli strapperei un autografo per Bene. È stato lui il primo scopritore del colombiano quando arrivò all’Udinese. Lo prendemmo in cambio del placet per Giovigiovinco. Il giorno giro a Milano e rientro in serata. Il pranzo milanese non è stato eccellente, ma le ragazze, occhi azzurri e capelli biondi, sono da applausi. Mimmo ci racconta la paura provata sul colpo di testa di Manolas, poi ci fa vedere le immagini al cell. Urca, aveva perfettamente ragione! Alla fermata della metro, mentre qualcuno scavalcava e con un biglietto entrano in tre: madre, nonna e figlio, passa una ragazza cinese quasi perfetta, allora zio Rocco mi racconta una sua avventura amorosa.  Ho preso la maglietta di Higuain a Michelinho, la maglietta di Dybala a Gregorio, la maglietta di Dybala, azzurra, a Maria Teresa, una palla di neve a mia sorella, il Vate ha mandato una palla gigante di vetro a mia madre, a Genny un portachiave della Juve, una paparella bianconera a collazione e un etto di gianduiotti a Giginho. Un regalo adatto per ogni passione. È stato quasi tutto stupendo, però quando Perotti partiva palla al piede, avevo una paura a Forza Milan, tanta Forza Milan!