Oggi e Domani - 20ª g.) Juventus 3 Chievo Verona 0 (Stagione 2018-2019)

Racconti in bianconero, tra passato e presente
28.01.2019 21:45 di  Michele Messina   vedi letture
Oggi e Domani - 20ª g.) Juventus 3 Chievo Verona 0 (Stagione 2018-2019)
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

È stato il mio esordio stagionale allo Stadium, in una serata non tanto fredda di gennaio. Mercoledì mattina il Vate mi ha telefonato e mi ha comunicato di aver due biglietti di Tribuna Nord per la partita del lunedì, non ho perso tempo e malgrado la ritrosia di mia madre sono corso in agenzia e ho trovato due biglietti della Simet a prezzi abbastanza convenienti: andata 40 euro e ritorno martedì sera, prezzo offerto 38 euro. Poi su a scuola a farmi firmare il permesso per martedì da parte di Franco, solita diatriba, ho parlato con Francesca dell’articolo sulla riattivazione dei laboratori di cucina, due ore di lezione su Giambattista Marino e i marinisti, la situazione economica in Italia nel 1600. Quindi ho preparato la valigia, mettendovi il berretto di lana nero con le strisce bianche, in mezzo il vecchio logo, accompagnandola con la sciarpa grigia dai fili bianchi e neri, regalatomi dal Macedone e ricordo di Juventus 4 Ajax 1, semifinale di ritorno della Champions 1996-1997, persa in finale contro il perfido Borussia Dortmund di Ottmar Hitzfeld, la seconda finale consecutiva del Marcello. La partenza, direzione Milano, era prevista sabato sera alle 19,15 dall’autostazione di Castrovillari. I tre giorni sono passati tra lezioni, le basette da sistemare dal Mister Scianki, la spesa da fare al mercato senza mia madre, a casa con l’influenza, senza incontrare Sabine, le polemiche legate ai voti da parte degli studenti della Terza, la valigia da preparare e le continue domande da parte di Giginho, poi all’improvviso è arrivata l’orario della partenza. Avevo confidato il mio segreto soltanto a Mister Scianki, al Macedone e a Mimmo. Non bisogna divulgare le notizie confidenziali, troppe orecchie generano artifici e diaboliche intrusioni. Il pullman rosso è arrivato con un certo ritardo, Giginho era rimasto ad aiutarmi a caricare le tende e le derrate alimentari per il soggiorno milanese. Il viaggio è proseguito tranquillo, tranne tre nonne che hanno trascorso il tempo fino alla prima sosta, a parlare con i vari nipotini che le attendevano, a dare le ultime istruzioni a chi era rimasto nei luoghi di partenza. Tra l’arrivo al capoluogo milanese e la partenza per lo Stadium, ho cercato di pensare poco al primo appuntamento annuale della squadra torinese nel suo rifugio casalingo. Così lunedì siamo partiti, verso le diciassette, per l’Allianz Stadium, forti di tre panini, di cui uno integrale per il Vate, imbottiti di prosciutto, mozzarella, lattuga e salsa allo yogurt per digerire, la nuova ricetta del mio nutrizionista, allenatore, preparatore atletico, etc, etc, una lattina di birra deliziosamente gelata e una bottiglia d’acqua frizzante gelata da 66 cl. Poco traffico in tangenziale e ci siamo parcheggiati vicino ad una bancarella, dove ho potuto prendere le maglie numero sette per Gregorio, anche se lui non ama il calcio, a Maria Teresa e a Michelinho. Quindi giro allo store a prendere la maglietta vintage, stagione 1983-84, quella gialla legata alla conquista della Coppe delle Coppe a Basilea contro il Porto, e una zebretta bianconera da aggiungere alla paperella. Abbiamo preso possesso dei posti 17 e 18, che brutto numero il mio, forse vorrà dire qualcosa? Vola via brutta sfiga! I sedili si  mostravano puliti e solidi, è passato Chiello mostrando per una decina di secondi la Supercoppa vinta lo scorso mercoledì in Arabia Saudita. Tanti gli assenti nelle file dalla Juve: Pjanic, Cancelo, Cuadrado, Bonucci,  Szczesny, ai quali si era aggiunto Khedira per un colpo al ginocchio. Ho cantato l’inno e ho seguito il riscaldamento, fino a quando il signor Piccinini di Forlì, forse un parente del famoso urlatore stile Mediaset? Il Chievo guidato da De Carlo si è presentato ben coperto in campo e disposto non soltanto per subire, ma di rovesciarsi in avanti con Pellissier e Meggiorini. Il Vate mi ha sussurrato che sono entrambi “Cuore Toro”, maledetto lo vorrei incenerire all’istante. Abbiamo scattato il solito selfie di rito, uno con il logo della Juve girato, l’altro giusto, se n’è accorto solo Giginho ed è stato interdetto dalla lettura dei fumetti fino al 2025. Il giusto premio per la sua eterna curiosità. La partita stentava a decollare e trascorrevano dieci minuti senza nessun tiro in porta difesa dal ragazzo di Vigevano, Sorrentino. Monsieur La Travin, dopo la lettura della formazione schierata da Allegri, avrebbe avuto da ridire: ci sono ben quattro giocatori “Non da Juve”. Stratega di un Monsieur. Il Macedone mi ha rivelato che la rovina del calcio di italiano è stato Arrigo Sacchi, perché ha distrutto la fucina dei difensori italiani e dei portieri. Fino al 1980 avevamo in Italia i migliori portieri e i migliori marcatori, oggi, invece, abbiamo portieri che non sanno bloccare un pallone e difensori incapaci di fermare l’attaccante loro affidato. Il Vate, nella partita del campionato oratorio, ha suggerito ai suoi ragazzi di occupare gli spazi e di passarsi la palla, avendo visto gli avversati schierare in porta, un ragazzino alto un metro e tanta voglia di crescere, gli ho suggerito di tirare in porta, lui ha fatto un’espressione disgustata. Al minuto 14’ Douglas Costa riceveva un pallone da Omarino Dybala e saltava gli avversari come birilli, arrivato al limite dell’area avversaria scagliava un siluro, che terminava la sua corsa in fondo alla rete. Juventus 1  Chievo 0. Esultavamo felici insieme al vicino di un posto, alla sua prima apparizione allo Stadium. Ora bisognava subito raddoppiare, ma il controllo della palla era radicato nei piedi dei centrocampisti juventini, Emre Can si è presentato come un giocatore non inventivo, ma al quale è difficile rubare il pallone e capace di bei recuperi. Belle le sgroppate di Bernardeschi sulla fascia sinistra, Ronaldo non è stato volitivo su alcuni palloni, marcato sempre da un paio di avversari. L’aspetto tattico che mi ha impressionato, sottolineato da gesti dal Vate, è stata la partecipazione dei portieri al giuoco, infatti sia Perin che Sorrentino, quando la propria squadra attaccava,  stazionavano fuori dall’area di rigore. Se ci fosse un odierno Michel, ne vedremmo delle belle. Un difensore anticipava il numero sette bianconero, tutti gridavamo al rigore, momento di attesa il signor Piccinini chiamava il Var per un consulto. Passava un tempo sospeso, forse siamo precipitati in un buco nero. Alla fine la sentenza ci rendeva tutti infelici: non era calcio di rigore. Alla fine del primo tempo assistevamo a qualcosa di prezioso, una serie interrotta di ventotto passaggi tra i giocatori della Juve, fino a quando Omarino entrava in area, tunnel ad un difensore, Emre Can riceveva il pallone su dischetto del rigore e di piatto batteva nuovamente il portiere clivense. Juventus 2 Chievo 0. Il fischio finale ci coglieva sereni dopo un minuto di recupero e il Vate sentenziava: “Ora i tifosi napoletani possono andare a dormire tranquilli.” Passavamo il tempo nel far scorrere la fila per il bagno, vedendo due adulti e un bambino sfidarsi in un tiro a segno calcistico, vinto naturalmente dal bambino in abbigliamento tutto bianconero. Quanta gente acquistava magliette, tute, sciarpe allo store dello stadio, li guardavo un po’ invidioso avendo già terminato il mio budget da dedicare alla Juve. La ripresa iniziava con il portiere di Vigevano compiere un respinta prodigiosa su colpo di testa di Alex Sandro, sceso in campo con la febbre, poi accadeva il fatto straordinario, quello inatteso al quale nessuno è preparato: al 7’ minuto l’arbitro romagnolo non poteva non fischiare un calcio di rigore, per un fallo di mano di un difensore gialloblu su tiro di Douglas Costa. Naturalmente, dopo le proteste, si presentava a batterlo Cristiano Ronaldo, tutti scattavano in piedi con il cell, a firmare l’evento tanto atteso, dopo un’esitazione lo facevo anch’io. Il capocannoniere del campionato partiva, aprendo il tiro verso la destra e Sorrentino, con un balzo, lo deviava fuori dalla linea di porta. Io e il Vate ci guardavamo stupiti: avevamo assistito al primo rigore sbagliato da Ronaldo nel campionato italiano. Chissà cosa avrebbe detto Monsieur Le Travin. Intanto venivo sapere dal whatsapp Juventus Only Fan Club, che altri membri del club sono presenti allo Stadium, potenza del presidente Pasquale e del vicepresidente Battista. La partita scorreva tranquilla ed entrava il numero 54 Vignato, un bel giocatorino, il Vate ha subito precisato che è in orbita Juve. Monsieur Le Travin lo ha giudicato “un giocatore non da Juve”, i parametri previsti dall’esperto Monsieur tendono abbastanza verso l’eccellenza. Omarino Dybala ha cercato più volte la rete, è vero ha giocato lontano dalla porta, ma è stato capace di compiere un lavoro sublime, fatto di tocchi ravvicinati, slalom, piroette, lanci a a ribaltare il fronte di giuoco, potrebbe diventare un stratosferico campione del ruolo. Il pubblico era in attesa della rete di CR7, quando si verificava un calcio d’angolo, le prima curve della Tribuna Nord tendevano ad alzarsi, costringendo tutti a farlo. Senza esito, stasera Cristiano non era in vena, aveva un po’ le idee annebbiate. Un calcio di punizione battuto da Bernardeschi, l’unico al quale il numero sette cedeva le punizioni, consentiva a Rugani di battere ancora Sorrentino. Juventus 3 Chievo 0, in questo match hanno segnato tre giocatori che Monsieur Le Travin ha sempre giudicato e giudica “Giocatori non da Juve”. Il fischio finale del signor Piccinini ci coglieva felici, abbiamo assistito alle prime reti in campionato di Douglas Costa, Emre Can, Daniele Rugani e al primo rigore fallito in Italia da Cristiano Ronaldo. Abbiamo partecipato ad un evento memorabile, anche se nel ritorno a casa, ho dovuto ascoltare la telefonata di una signora, nella quale mi rendeva inconsapevolmente partecipe delle trattative, per acquistare una casa dotata di due stanze da letto, due bagni, una cucina, box e cantina. Mattia De Sciglio è migliorato di molto, non ha sbagliato un solo passaggio o un anticipo, anche se fa parte da tempo della lista dei cedibili di Monsieur Le Travin “perché non è un giocatore da Juve!”  

Stefano Sturaro Story (dodicesima puntata): gongola felice il nostro Monsieur per la cessione di Stefano Sturaro al Genoa, 1,5 milioni per il prestito più 8,5 per il prestito, più ancora 8 di bonus. Offre moscato di Saracena a tutti i membri della Combriccola dello Sport, che hanno scelto Piatek come il loro campione del cuore. Ora si appresta a vendere Rugani al Chelsea, malgrado la rete segnata. Monsieur senza cuore. Ai Gemelli imperversano le gesta di Carlos Travis Insugna, scelto da Perinetti come l’unico degno successore del centravanti passato alla corte di Ringhio. Nel frattempo Mister Maggico Gorgonzola sta ritornando dal quartiere di Verona, dove si è recato a consolare le tifose della squadra del presidente Campedelli. Per il momento sir Adrian Toomes, senza pane di Cerchiara, si è reso irreperibile.  Forse è andato a Firmo, sempre a piedi, a comprare i taralli allo zenzero per l’amante preferito da tutti gli esseri di genere femminile dell’intero universo.