Juve ancora massacrata dagli arbitri: società sempre silente, Tudor non ci sta, come Conte e Allegri. Si giocano due partite, in campo e fuori...

Che cos’ha in comune Igor Tudor con Antonio Conte e Massimiliano Allegri? Per ora il fatto che come i suoi due illustri e vincenti predecessori sulla panchina bianconera ha manifestato il suo disappunto per la condotta arbitrale, cosa assai rara in casa Juventus, anche se gli spunti non sarebbero certo mancati nel corso dei decenni.
Certo, l’Avvocato Agnelli 40 anni fa disse “Lamentarsi degli arbitri è da provinciali” e probabilmente questo è sempre stato l’input della società per dirigenti, allenatori e giocatori. Ma quello non era ancora il calcio del “sentimento popolare” e del flusso continuo sui media e sui social, in cui il silenzio significa semplicemente assenso. Insomma, ormai è chiaro che nel calcio di oggi (soprattutto da Farsopoli in poi) si giocano due partite, entrambe importanti: sul campo e nella comunicazione. Se tutti piangono e tu taci, il messaggio che passa è che tutti subiscono errori tranne te e quindi che tu sei privilegiato, con annessi e connessi. E questo è un tema molto caro ai tifosi bianconeri, che non si capacitano dei silenzi societari anche a fronte di fatti clamorosi.
Dicevamo Antonio Conte. Subito all’esordio, l’11 settembre 2011, prima sfida di campionato allo Stadium, dopo una gara largamente vinta 4-1 sul Parma sbottò: “Ci è stato annullato un gol regolare (lo segnò Matri, lo stesso del gol annullato rimosso dalla coscienza collettiva nel Milan-Juve del “gol di Muntari” ndr) e c’era un rigore sacrosanto per noi. Oggi ci sono state tante situazioni che non mi sono piaciute, spero che l’intero sistema entri in forma”. Sempre Conte due anni dopo, al termine di Juve-Genoa 1-1 con un clamoroso mani di Granqvist davanti alla porta intorno al 90’ non sanzionato dall’arbitro Guida, sbottò a bordo campo “E’ una vergogna!” per poi spiegare: “E’ da tanto che usiamo il fair play ma non accetto sentirmi dire dall’arbitro ‘non me la sono sentita’. Questo è un rigore sacrosanto, non c’è da chiarire nulla. Lo ha visto il quarto uomo e l’arbitro non si è sentito di darci il rigore. Se i giudici d’area non contano, che li mettiamo a fare? (il VAR era ancora da inventare, ndr) Ripeto, non accetto che mi vengano dette certe cose: se c’è qualcosa da fischiare bisogna farlo. Questo non è calcio, non è sport. Questi episodi fanno venire voglia di lasciare il patentino”.
Passiamo a Massimiliano Allegri, altro carattere, mai una parola sugli arbitraggi per scelta più volte dichiarata. Eppure anche lui a un certo punto ha dovuto dire la sua. Non tutti ricordano forse che fu proprio il tecnico livornese a porre sotto l’attenzione dei media la famosa “sparizione di Candreva” nel gol del 3-2 oltre il 90’ annullato a Milik con la Salernitana. Nel dopo gara, infatti, nessuno aveva sottolineato il fattaccio, e Allegri dichiarò: “Ho il dubbio che Candreva tenesse tutti in gioco, ma non si vede dalle immagini”. Eh già, perché nei replay non venne mai riproposta un’immagine che allargasse il campo fino alla linea di fondo, dove appunto stazionava l’esterno della Salernitana. E certamente, se Allegri non avesse detto quella educatissima frase, nei salotti televisivi del dopo-gara si sarebbe parlato d’altro e sarebbe rimasto un gol annullato per una decisione dubbia e non certo il più grave errore dell’era VAR. Ma naturalmente, parlando di Allegri e arbitri, resta negli occhi soprattutto lo show al termine della finale di Coppa Italia vinta 1-0 con l’Atalanta il 15 maggio 2024, ultimo trofeo bianconero, vinta nonostante un clamoroso rigore negato a Vlahovic dall’arbitro Maresca. Il suo “Dov’è Rocchi?!” a fine gara è rimasto iconico. E se uno come Allegri è arrivato a tanto, è perché ne aveva ingioiate troppe nel corso degli anni tra sentenze per le plusvalenze, VAR e decisioni contrarie varie. Si può dire quello che si vuole, ma “Dov’è Rocchi?!” ha consentito ai tifosi bianconeri di vedere rappresentato con un meme vivente il loro malessere, fornendo anche un’arma non da poco nel confronto con i tifosi anti-juventini, sempre fedeli al motto “La Juve ruba”.
E allora ecco che le parole di Tudor dell’altra sera in conferenza stampa dopo il rocambolesco 4-4 con il BVB “Questo arbitro ci ha danneggiato, c’era un rigore per noi nel primo tempo e non c’era il loro rigore. Questo va detto, perché con il rigore per noi e senza quello per loro poteva finire 4-2” si inseriscono in questo solco.
Quale solco? Quello degli allenatori che sanno bene cosa vuol dire avere decisioni arbitrali contrarie alla Juventus nel silenzio generale. Lo sanno per averlo vissuto a lungo sulla loro pelle (da giocatori Conte e Tudor, da allenatore Allegri). E non lo accettano perché alla Juventus e ai suoi tifosi ci tengono (ognuno per motivi diversi e con una storia personale diversa): i tifosi lo sentono ed è un aspetto importante che i vari Sarri e Thiago Motta (per fare un paio di nomi) non hanno mai trasmesso.
A questo punto non resta che augurare a Tudor di mettersi nel solco di Conte e Allegri anche per i risultati sul campo…