Ora Allegri deve difendere anche la sua panchina

17.04.2023 16:25 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
Ora Allegri deve difendere anche la sua panchina
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La squadra più amata del calcio italiano non merita di avere un gioco così inquietante, sconcertante e a tratti inesistente. Inutile andare sempre alla ricerca di un colpevole, da Vlahovic a Paredes, fino a Fagioli. Se dopo 9 mesi dobbiamo ancora assistere a prestazioni di un livello così squallido, il problema è a monte.

Il problema è un allenatore che pur disponendo di fior di campioni manda messaggi negativi e deleteri alla squadra con, un’impostazione tattica sempre e perennemente remissiva, contro la prima della classe, come contro le compagini medio-piccole.  Non è una novità, è diventata una triste normalità: oggi come a Roma, un film visto e rivisto un’infinità di volte: grandi giocatori che restano a guardare per 60-70 minuti quando il risultato è inchiodato sullo 0-0, o si svegliano dopo aver preso il primo schiaffo.

Non è solo un problema tecnico o tattico, è una questione di mentalità che l’allenatore dovrebbe trasferire. Una mentalità vincente che si trasmette soprattutto facendo capire al gruppo che i tre punti bisogna andare a prenderseli e non arrivano per grazia ricevuta.

Non si può sempre lasciare il pallino del gioco all’avversario, come ha giustamente sottolineato a fine partita Danilo: “Quando lasci così tanto tempo il comando della partita ad un avversario come il Sassuolo, che ha qualità, un avversario che palleggia tanto, poi diventa difficile”, ha detto il brasiliano.

Non si può parlare neppure di casualità per le ormai croniche difficoltà degli attaccanti, fior di attaccanti, che hanno smarrito la via del gol, che predicano spesso nel deserto, avulsi da un gioco che non li esalta.

Ci chiediamo come un allenatore così esperto non si sia ancora reso conto che una squadra come la Juventus non può giocare con un solo centravanti abbandonato al suo destino da una spalla offensiva che è solo virtuale.

Sì, perchè la seconda punta (Milik) o il fantasista di turno (Di Maria),  sono sempre chiamati a svolgere altri compiti, come cucire il gioco a 40-50 metri dalla porta, oppure, a rincorrere per 60 minuti un regista avversario che magari si chiama Maxime Lopez (non Modric o Iniesta), per impedirgli di fare gioco. Risultato: un attacco che ieri ha prodotto il primo tiro in porta dopo 58 minuti di partita.

E non si può neanche puntare sempre all clean sheet e sperare che Perin e o Szczesny facciano due miracoli a partita.

Riproporre questo canovaccio contro Sporting Lisbona e Napoli, due squadre che contrariamente alla Juventus hanno un’impostazione tattica ben definita ed un gioco offensivo imperniato sul possesso palla, sarebbe un sicuro autogol.

“Se la palla l’abbiano noi, gli altri non possono segnare”, diceva Nils Liedholm. E il problema di Allegri e della Juventus è proprio questo: la palla ce l’hanno spesso gli altri.

La pazienza dei nuovi vertici della Juventus non è infinita, in ballo ci sono tanti milioni, oltre al prestigio e all’immagine del brand.  Se la stagione dovesse chiudersi con un pugno di mosche, la rinnovata società bianconera potrebbe accelerare e anticipare il processo di rinnovamento, anche tecnico, al di là dei contratti.

Insomma, non è difficile capire che le prossime partite saranno decisive anche per il futuro dell’allenatore, che con il suo calcio sparagnino rischia di perdere partite e panchina.