Mai cosi soli

08.10.2022 23:55 di Leonardo Labita Twitter:    vedi letture
Mai cosi soli
TuttoJuve.com

Tra i tanti meriti che si possono assegnare al presidente Andrea Agnelli, uno riveste un’importanza notevole, perché veramente difficile e impensabile da raggiungere.

Riservare a tutti i tifosi della Juventus uno degli attegiamenti più disprezzanti: l’indifferenza.

A tutti nessuno escluso: ultras alle prese con le "guerre interne", millennials "abbuffati" di scudetti, quelli cresciuti a pane e Del Piero, a pane e Platini e a pane e Sivori...

“Allegriani” “Contiani” “vedove” di Pirlo, Sarri e Dybala.

Abbonati che mettono puntualmente mano al portafoglio e tifosi che non hanno mai visto una partita allo stadio (e spesso neanche in tv…)

Indifferenza per tutti.

Già perché quello che sta accadendo nella stagione del famoso centenario della presidenza Agnelli è qualcosa di mai visto.

La Juve, intesa come società, sembra essere stata messa in quarantena dal suo stesso presidente…

Assistiamo ad una società cieca (di fronte allo scempio tattico, tecnico e fisico della squadra) sorda (nonostante l’intero modo Juve da settimane invochi una presa di posizione) e muta (dinanzi a torti arbitrali e dichiarazioni quantomeno degni di replica da parte di AIA e FIGC)

Perché ci è riservato tutto questo?

Dove è finito il nostro presidente che l’8 settembre del 2011 nel suo discorso inaugurale alla cerimonia di apertura dello Stadium aveva riempito d’orgoglio un popolo che sentiva il bisogno di riaccendere passione e senso di appartenenza?

Cosa sia successo dopo il quinquennio di Allegri appare sempre più difficile da comprendere.

Una serie di scelte incomprensibili seguite da decisioni più che opinabili, errori su errori, silenzi su silenzi, con guerre antiche (scudetto 2006) e futuristiche (superlega) che hanno di fatto minato e compromesso il presente.

Agnelli unisce tutti, con la sua indifferenza, un silenzio assordante e un atteggiamento ambiguo ed equivoco.

Con la scelta discutibile di riprendere un allenatore che agli occhi di molti aveva già fatto il suo tempo dopo Cardiff incapace di valorizzare a pieno la prima Juve griffata Ronaldo.

Un Allegri bis inconcepibile per tanti troppi motivi, una scelta figlia di un ragionamento lontano da quello che dovrebbe essere partorito da chi agisce nell’interesse di ciò che rappresenta e che invece si avvicina pericolosamente ad una scelta di comodo, quasi pigra e figlia di rapporti di amicizia, come un vecchio e stanco onorevole che lascia sempre qualche poltrona importante agli amici più fidati.

La Juventus nell’anno del centenario della famiglia Agnelli appare sempre più distante proprio da quel modus operandi della famiglia Agnelli e di chi nei tanti anni ha avuto l’onore e l’onere di rappresentarla.

Una società dove allenatori sono stati accompagnati alla porta per essere arrivati secondi, dove giocatori e procuratori non si sono mai permessi di dettare regole e condizioni, dove l’unico motto da portare avanti prevedeva vincere.

Oggi si è arrivati a giustificare tutto e tutti, da un allenatore strapagato che pare ormai poter dire e fare quello che vuole, libero di snaturare DNA e storia della Juve, forte del suo ricco ingaggio e che appare come uno protettto che gode di un'immunità inattacabile, fino ad arrivare a giocatori che in altri tempi la maglia della Juve avrebbe dovuto e potuto continuare solo a sognarla... altro che indossarla.

Eppure nonostante al 8 ottobre la stagione si possa considerare chiusa, nella Juve regge il silenzio e un’indifferenza che fa più male di qualsiasi sconfitta.

Silenzio e indifferenza che al tifoso provocano rabbia e un senso di rassegnazione che neanche finali di Champions e serie b erano riusciti a provocare perché mai come adesso ci si sente soli, abbandonati e traditi.

E no…non è perdere, non è restare fuori dalla lotta scudetto e tantomeno dalla Champions, siamo una tifoseria abituata a soffrire, anche se per molti che non tifano Juve potrà sembrare qualcosa di assurdo ma non è affatto così.

Siamo una tifoseria che indipendentemente dall’età e dalla generazione di cui fa parte ha delle cicatrici difficile da rimarginare ad opera della coppa più maledetta che esista (per noi).

Siamo una tifoseria che ha pianto ben 39 fratelli in mondo visione, siamo una tifoseria che si è ritrovata a festeggiare un mondiale per poi ritrovarsi a tifare sui campi della B.

Siamo una tifoseria abituata a vedere macchiati i propri successi per mezzo di attacchi mediatici di tutti i tipi.

Ma non ci siamo mai sentiti soli, mai come ora, abbandonati al nostro destino e presi a schiaffi dall’indifferenza e dal silenzio.

@leolab81