Juve, serve una botta d'allegria: basta tristezza in campo e fuori

Alla Juventus, a tutto l'ambiente, serve una scossa, quella spensieratezza che possa tramutare in entusiasmo la tristezza che aleggia nel mondo bianconero.
24.08.2022 07:50 di  Enrico Danna   vedi letture
Juve, serve una botta d'allegria: basta tristezza in campo e fuori
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L’inizio del campionato è quella fase in cui tutti i tifosi, indistintamente, possono sognare. Può infatti capitare che, per almeno qualche giornata, anche una squadra di metà classifica se non una neopromossa, possano occupare le prime posizioni della classifica. Col tempo, poi, i valori, emergono. Ovunque, c’è entusiasmo. Del resto è normale: ci sono i nuovi acquisti, parte una nuova stagione e si comincia tutti alla pari, ovvero con zero punti. Si diceva che ovunque, attorno alle squadre, c’è entusiasmo. Non proprio: ovunque tranne che a Torino sponda Juventus.

Guardate una qualsiasi partita di serie A e noterete: cori sugli spalti, tifo assordante, bandiere, sciarpe, striscioni. Ovunque, tranne che all’Allianz Stadium, relegato ormai al ruolo di teatro nel quale, anche solo battere le mani per applaudire, costa fatica (anche perché le mani sono occupate ad armeggiare coi cellulari). Figuriamoci cantare ed incitare i calciatori per 95 minuti. Fantascienza, proprio.

Guardate i giocatori delle altre squadre come paiono divertirsi in campo, mentre cercano la giocata o si applicano per eseguire al meglio gli schemi preparati in allenamento. Tutti, tranne i giocatori della Juventus. I calciatori bianconeri, sul campo, manifestano più o meno tutte le espressioni e gli stati d’animo, tranne “la felicità” per essere gli interpreti del gioco più bello del mondo. L’impressione è che non abbiano la più pallida idea di ciò che devono fare e quindi si trovino lì, quasi per caso, a trascorrere un paio d’ore. Mentre qualsiasi altra formazione ha un gioco, indipendentemente dal valore degli interpreti che scendono in campo, la Vecchia Signora, da questo lato, ondeggia nel nulla cosmico. Eppure le foto degli allenamenti narrano di volti sorridenti: chissà che magari non sia perché, anziché correre e preparare gli schemi di gioco, ci si dedica alle grigliate o a qualche attività ludica più divertente. Del resto, se in settimana allenatore e squadra lavorassero su schemi e dettami di gioco, qualcosa, per forza, si dovrebbe vedere sul rettangolo di gioco (anche per sbaglio). Invece, nulla di nulla (a parte la serie record di infortuni). Sempre la solita triste e monotona litania di passaggi (quasi sempre all’indietro), mai un guizzo, un’idea, uno schema. 

La stessa tristezza traspare anche in un allenatore che, da quando è tornato, non ha trasmesso assolutamente nulla alla squadra: zero voglia, zero determinazione, zero entusiasmo. Di gioco e schemi, poi, manco a parlarne. Se prima, quando si vinceva, il suo modo di fare scanzonato poteva risultare ironico e simpatico, ora lo è decisamente meno. Sa di arroganza e di chi la butta sul ridere perché non sa che pesci pigliare. Insomma, da Max ci si aspetta molto ma molto di più: e fin da subito.  

Infine la tristezza si percepisce in una dirigenza che, da qualche anno, ha smarrito la strada e naviga a vista, cambiando gli interpreti ma non i risultati. Una dirigenza che pare sia attenta a preparare il buffet senza tener conto della qualità degli ingredienti, che fa la spesa alla Crocetta perché è il mercato più conosciuto e rinomato (ma anche il più caro) senza rendersi conto che ci sono mercati rionali nei quali si compra altrettanto bene spendendo decisamente meno. Certo, bisogna andarli a cercare, questi mercati. 

Serve una scossa, un “coup de theatre”, come si suole dire. Magari proprio ricominciando dalle basi, ovvero dando la possibilità alla sua gente, al suo popolo, di riappropriarsi dello Stadio e della Juventus. Senza amore e passione, tutto è destinato a morire, dopo breve o lunga agonia: è solo questione di tempo.