JUVE-ROMA. RIVALITA' STORICA E NON SOLO. QUANDO BONIPERTI RIFIUTO' LA PRESIDENZA GIALLOROSSA

"Ciao Giampiero. Vuoi diventare Presidente della Roma?". "Grazie per la stima Dino, ma non posso tradire la mia Vecchia Signora". Donna Flora, moglie del compianto patron giallorosso Viola, scomparsa nel 2009, anni fa mi rivelò di questa clamorosa proposta fatta da suo marito a Boniperti, dopo aver scoperto la malattia che poi lo portò alla morte. Se l'allora Presidente bianconero avesse accettato, parleremmo di un'altra storia. Che invece è piena di contrasti tra questi due club.
La genesi della rivalità tra Juventus e Roma ha una data ben precisa: 10 maggio 1981. Stadio Comunale di Torino, terz'ultima giornata di campionato, bianconeri a 39, giallorossi a -1. A 18 minuti dalla fine, Maurizio Turone con un colpo di testa batte Zoff. L'arbitro Bergamo convalida, ma il guardalinee Sancini alza la bandierina e segnala il fuorigioco. Per la Roma sfuma il sorpasso. E di fatto il sogno scudetto. Sull'episodio Viola ironizza, parlando di titolo perso "per una questione di centimetri". Boniperti gli fa recapitare un metro, ma il numero uno della Roma, ingegnere, replica: "Serve più a te che sei geometra". "Er go de Turone", per dirla in romanesco, diventa una sorta di refrain del popolo giallorosso e simbolo del cosiddetto potere del Nord.
La vendetta arriva nella stagione successiva, quando la Roma conquista lo scudetto, con 4 punti di vantaggio sulla stessa Juventus. Con Franco Sensi la rivalità si acuisce. Il Presidente dei capitolini diventa il nemico del "palazzo". Gennaio 95, Torino, Aldair batte un fallo laterale, la palla sbatte sul guardalinee e finisce a Ravanelli. Niente ripetizione, l'attaccante juventino segna e scoppiano nuove polemiche. Sei anni più tardi, stagione del terzo scudetto giallorosso, ancora scintille, questa volta a rimetterci è Madama. La sfida termina 2-2 con rete del pareggio romanista di Nakata che i capitolini schierano grazie alle regole sugli extracomunitari cambiate in extremis. E' il periodo in cui l'inimicizia raggiunge l'apice, anche per le gravi accuse di doping rivolte dal tecnico romanista Zeman alla Juventus. Il boemo, giunto in Italia grazie allo zio Vicpalek, ex giocatore e allenatore bianconero, resta il nemico di sempre nell'immaginario collettivo dei tifosi bianconeri.
I veleni non si placano. Nel 2004 nella Capitale, la Juventus viene travolta con un poker e Totti con la mano fa il gesto del 4 a Tudor al termine del match. Sulla panchina romanista c'è ancora Capello. "Mai in bianconero" aveva giurato Don Fabio. Ma nella stagione successiva passa alla corte di Agnelli e si consuma quello che i sostenitori giallorossi definiscono tradimento. La presentazione del tecnico alla stampa avviene a Madrid.
Nel 2011 la Roma diventa di proprietà del gruppo statunitense che fa capo a James Pallotta. Il presidente giallorosso è in sintonia con Andrea Agnelli rispetto alla politica in Lega calcio. Tra le due società è tregua, certificata due anni dopo quando Madama viene ospitata nel Centro Sportivo Fulvio Bernardini per per preparare la sfida di Supercoppa italiana contro la Lazio. La piazza giallorossa invece insorge, nelle radio e sui social i tifosi attaccano duramente la proprietà. "Vergogna" è il sostantivo più ricorrente. .
Ottobre 2014, allo Stadium sfida scudetto, gli ospiti perdono 3 a 2 in un match condito dalle immancabili polemiche arbitrali. Restano il gesto del violino del tecnico giallorosso Garcia e le parole di Totti che, tra rabbia e ironia, sentenzia: "La Juve fa un campionato a parte". Questa la storia. Nel 2020 finisce l'era Pallotta e la società passa in mano al gruppo Friedkin, anche questo statunitense. Cambiano i proprietari, ma tra Juventus e Roma non sarà mai una partita come le altre.