ESCLUSIVA TJ - Ag. Pepe: «Lo Zenit lo ha chiesto più di una volta, ma alla Juve è felice e quello che ha guadagnato se l'è dovuto sudare. Ogbonna? Non ha mai detto "Non andrò mai alla Juve"»

Simone Pepe è uno dei simboli del grande collettivo vincente della Juventus. Un giocatore che in estate sembrava ai margini dopo l'abbondanza di esterni acquistati dal club di corso Galileo Ferraris, con la forte attrazione di San Pietroburgo e dello Zenit, pronto a riempirlo di rubli. La sua permanenza è stata una delle mosse più azzeccate per la Vecchia Signora. Per sapere di più abbiamo contattato l'agente del giocatore, Giovanni Branchini, che in esclusiva per TuttoJuve.com ci ha tracciato un profilo del giocatore, oltre a fare alcune precisazioni su un altro suo assistito, Angelo Ogbonna, difensore che piace ai bianconeri.
Giovanni Branchini, Simone Pepe è uno dei simboli di questa Juventus regina del calcio corale.
“Parliamo di un ragazzo che ha sempre dovuto guadagnarsi tutto col giusto sacrificio. La carriera di Simone nasce con natali nobili: prodotto della Primavera della Roma, fucina di giocatori importanti ma partito presto come tutti i ragazzi di una certa maturità in piazze di provincia a farsi le ossa. Ciò è stato molto importante per fargli consolidare la concretezza che è alla base della sua carriera. D’altronde c’è chi nasce come predestinato con i favori della critica e del pubblico e chi se la deve costruire tutto giorno per giorno, come nel caso di Simone il quale, devo dire è uno dei ragazzi di cui vado maggiormente orgoglioso nella mia ventennale carriera, perché il ragazzo oltre a essere brillante e vivo caratterialmente ha costruito tutto mattone dopo mattone, senza montarsi mai la testa neanche quando con la maglia dell’Udinese si era conquistato la Nazionale e i mondiali. Non è cambiato nemmeno nei momenti difficili e ha vissuto l’avvento di Conte con grande serenità e consapevolezza delle qualità che sa di avere. Oggi è un momento positivo per lui e per la squadra e sono felice che lui abbia un ruolo importante in questo”.
Nel frattempo si è anche riconquistato la Nazionale, che gli mancava da un anno. Si dice che l’esperienza in Sudafrica l’avesse un po’ traumatizzato
“Quella spedizione ha depresso tutti. È stata un’avventura molto sfortunata e alcuni ragazzi ci sono andati di mezzo al di là delle reali responsabilità. Il fatto che sia tornato in Nazionale è un risultato clamoroso in quanto gli azzurri giocano con un modulo che non prevede la presenza di esterni e il suo inserimento ha portato al cambiamento di un modulo. Sia chiaro, Prandelli non ha adattato il modulo a Pepe, ma semplicemente ha ritenuto opportuno varare più soluzioni e ha pensato che Simone possa essere un abile interprete come esterno. A contribuire alla crescita del ragazzo va aggiunto il cambio di metodologia di allenamento. Oggi lui sta fisicamente meglio di un anno fa e questo ha portato a una catena di miglioramenti”.
Molti tifosi rivedono in lui un ex beniamino bianconero: soldatino Di Livio
“Partiamo dal presupposto che tutti i giocatori sono diversi fra loro e fare accostamenti è abbastanza improbabile, perché cambiano epoche, modi di giocare e compagni di squadra. Certamente l’accostamento a Di Livio fa piacere e ciò che auguro a Pepe è che riesca a vincere altrettanto. È vero che i due hanno in comune la stessa duttilità e spirito di sacrificio, ma Pepe ha anche più attitudini offensive, essendo nato come attaccante”.
A proposito di propensione al gol, sembra che quest’anno grazie al modulo di Conte anche sottorete stia dando un maggior contributo
“Pepe sta godendo del momento di una squadra che gioca molto bene con tanti dei suoi interpreti in stato di grazia, come ad esempio Marchisio che sta confermando le sue grandissime qualità"
Chi deve ringraziare Pepe per la sua evoluzione tattica?
“Come dicevo il ragazzo era attaccante. Il primo a spostarlo è stato Giampaolo a Cagliari, che l’ha messo esterno a sinistra con molti incarichi difensivi, ma diciamo che è stata un’evoluzione che è venuta gradualmente e in modo naturale, visto che alle sue caratteristiche di generosità e disciplina come esterno ha potuto esprimersi al meglio. Ci sono giocatori che nel cambiare ruolo devono sforzarsi , mentre Simone trovava gusto a lavorare per la squadra, magari rischiando perché non aveva imparato a dosarsi bene e la generosità gli ha giocato brutti scherzi, perché se esageri la benzina finisce. Ripeto, comunque, che la sua è stata un’evoluzione naturale e sarebbe stato uno spreco non mettere a frutto le sue attitudini”
Quanto ha influito quel periodo difficile da attaccante a Palermo?
“Fu una situazione particolare, finì in Sicilia ini in un lotto di giocatori come indennizzo da parte della Roma e con i rosanero non sbocciò mai l’amore. Fu un’esperienza sfortunata, senz’altro, al più difficile della sua carriera, direi l’unico momento in cui ha girato a vuoto. Ma anche le esperienze negative servono a formarti, se analizzate nel modo giusto. Fortunatamente a Udine qualche anno dopo è iniziata la sua vera maturazione, meritandosi certi riconoscimenti, come l’acquisto da parte della Juventus che nella carriera di un calciatore è sicuramente un punto d’arrivo”.
La sua carriera però poteva essere altrove, ad esempio in Russia da Spalletti…
“Che Spalletti sia sempre stato un suo estimatore è risaputo e a un certo punto era stata intavolata la trattativa tra Zenit e Juventus che coinvolgeva dei giocatori, fra cui Simone. E a dire il vero lo Zenit lo ha cercato in più di un’occasione. Chiaramente la Juventus dopo essere stata iperattiva nel mercato, acquistando molti giocatori sulle corsie laterali doveva dire cosa fare di Pepe e la volontà del club oltre a quella del giocatore è stata di tenerlo. Certo, allo Zenit avrebbe potuto guadagnare molto di più ma il ragazzo è stato felicissimo di restare e vorrei sottolineare come, al contrario di molti altri che magari vengono influenzati dalle voci di mercato, Pepe si sia messo a disposizione della squadra con molta serenità non facendo caso alle voci dall’esterno. E questa è stata un’altra cosa che ha contribuito al buon feeling che c’è con il tecnico”.
Un altro suo assistito, Angelo Ogbonna, è stato convocato da Prandelli nonostante giochi in Serie B. Le sue prestazioni piacciono molto alle Big, compresa la Juve. È davvero possibile che passi da una sponda all’altra di Torino?
“Nel calcio tutto è possibile, l’unica cosa che so è che non ha mai pronunciato le parole: “Non andrò mai alla Juve” come mi è capitato di leggere perché Angelo è un ragazzo troppo intelligente e anche se lo pensasse non è così sciocco da dirlo. Detto questo Angelo ha rifiutato di trasferirsi quest’anno in Serie A perché credeva nel Torino e nel tecnico Ventura e i risultati gli stanno dando ragione, finalmente sta ottenendo le soddisfazioni che la parte granata di Torino aspetta da anni. In più sta maturando moltissimo tanto da essersi conquistato la Nazionale. Riguardo le voci di mercato, comunque, non ci sono trattative in corso”.