L'eurodeputato Gozi: "Soddisfatto dalla scelta di non spendere in Italia, Comolli figura giusta sul mercato. 2023 vendetta sulla Juve, con Inter e Napoli giustizia a doppio senso..."

La redazione di TuttoJuve.com ha contattato, in esclusiva, l'eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito Democratico europeo ed ex sottosegretario agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, nonché grande tifoso bianconero,Sandro Gozi, per parlare approfonditamente degli ultimi avvicendamenti in casa Juventus e non solo:
Per andare un po’ indietro con la memoria, la chiusura all’ultimo del doppio colpo Zhegrova-Openda crea qualche assonanza con quella di Cannavaro-Ibrahimović del 2004. Citando accostamenti storici, i due neoacquisti riusciranno ad avere almeno lo stesso impatto?
"Me lo auguro da tifoso. Zhegrova l’ho visto più volte in Francia, anche contro la Juve in Champions, e mi aveva davvero impressionato: è rapido, imprevedibile, capace di saltare l’uomo. Openda invece mi ha colpito non solo per le qualità tecniche, ma soprattutto per lo spirito: ha detto di non aver dormito la notte in cui ha saputo che sarebbe diventato un giocatore della Juventus. Questo è lo spirito giusto. Se riusciranno ad avere un impatto simile a Cannavaro e Ibrahimović, significherà che siamo di fronte a due colpi straordinari, capaci di segnare un’epoca".
Il quadro degli acquisti è completato da David, João Mario e il riscatto di Conceição. Come giudichi il mercato di quest’anno?
"Il bilancio per me è positivo. David può fare un grande campionato, João Mario è un innesto che serviva: ha velocità, tecnica e la capacità di spaccare le difese. Conceição ha già dimostrato attaccamento e credo che quest’anno potrà crescere ancora. In più c’è Vlahović, che rimane alla Juve e sembra deciso a dimostrare il suo valore: se ritrova concentrazione e serenità, può essere davvero il nostro 'nuovo acquisto'. Guardando l’attacco, con Vlahović, Openda e David, penso che la Juve abbia uno dei reparti offensivi più forti della Serie A".
Parlando di stupore, che ne pensi del fatto che la Juve non abbia investito nemmeno un centesimo in Italia? Gli acquisti sono arrivati tutti da fuori.
"Non lo vedo come uno stupore, anzi. È una scelta che mi soddisfa. Abbiamo già speso tanto in Italia ricevendo in cambio solo polemiche, insulti e trattative rese difficili da presidenti come De Laurentiis. Investire all’estero significa non rafforzare i nostri rivali diretti, approfittare di vivai molto ricchi come quello francese e valorizzare la dimensione globale della Juve. La Serie A è ancora competitiva, ma il mercato internazionale offre più opportunità e meno complicazioni. Per me questa linea va confermata".
Damien Comolli sta incarnando la figura che volevano i tifosi e ha dimostrato di non farsi mettere i piedi in testa da nessuno in fase di negoziazione, vedi quelle per Weah e Kolo Muani. Pensieri?
"Ha gestito bene le situazioni. Mi sarebbe piaciuto rivedere Kolo Muani a Torino, ma con il PSG non è mai semplice trattare. Credo che la rigidità dei francesi sia anche un segnale che ci temono. Comolli, comunque, ha dimostrato carattere e fermezza nelle trattative: non si lascia condizionare, non regala nulla e non si fa mettere sotto pressione. È la figura giusta per dare alla Juve una direzione chiara e autorevole sul mercato".
Juve-Inter è alle porte: come leggiamo la sfida e secondo te dove può arrivare questa squadra in Italia e in Europa?
"Il derby d’Italia è sempre speciale, lo è ancora di più dopo il 2006. L’ultima volta che sono stato allo Stadium, a febbraio, ho visto una bella vittoria, e a San Siro in dieci minuti siamo riusciti a segnare due gol che hanno fatto male. Tutti danno l’Inter favorita, ma io vedo una squadra bianconera giovane, con fame e umiltà. L’Inter ha campioni, ma anche un’età media alta e segni di fine ciclo. Per me la Juve può aprire un nuovo ciclo e, se dovesse battere l’Inter subito, manderebbe un segnale fortissimo al campionato. In Italia può lottare per il titolo e in Europa, con la giusta maturazione, può tornare protagonista".
La già citata Inter (per la vicenda LionRock) e Napoli (vedi il caso Osimhen) non hanno subito alcun provvedimento. Considerando anche quanto successo alla Juve, giustizia a doppio senso?
"Sì, i doppi standard sono evidenti. Se vicende come LionRock o Osimhen avessero riguardato la Juventus, sarebbe esploso uno scandalo mediatico e giudiziario senza precedenti. La giustizia sportiva italiana non è né moderna né imparziale: ci sono troppe distorsioni e troppi pesi e misure diverse. Per un calcio che ha un’enorme importanza sociale, economica e mediatica, serve una rivoluzione vera. Non si può andare avanti con regole e logiche da un altro secolo".
Ultima curiosità: con ormai alle spalle qualche anno in più e una testa più sgombra, pensi ancora sia stata una vendetta nei confronti della Juventus?
"Sì, lo penso ancora. Come diceva Enzo Ferrari: 'Gli italiani perdonano tutto, ai ladri, agli assassini, ai sequestratori, a tutti, ma non perdonano il successo'. E quello della Juve del 2005-2006 non è mai stato perdonato. Per me restano due scudetti vinti sul campo: allo Stadium io continuo a contarne 38, non 36. Lo hanno detto Capello, Ibrahimović e tanti altri protagonisti: eravamo i più forti. La società ha archiviato la vicenda, ma per i tifosi resta chiaro che si è trattato di una vendetta nei confronti della Juventus".
Si ringrazia Sandro Gozi e il suo ufficio stampa per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.