La Stampa - Rissa Conte-Galliani. L'ad: "E adesso lamentatevi". Il tecnico: "Siete la mafia del calcio"

Magari ancora non si sa chi ha vinto il campionato, ma di certo si sa che atmosfera ci sarà: tensione e sospetto.
La Juve riprende una partita persa, scampa la prima sconfitta ma non è di questo carattere che si parla oggi e neanche del Milan carico e determinato. La partita scudetto lascia altre eredità alla stagione: dubbi, risse, troppe parole da gestire e strascichi che non si vedevano da tempo. «Solo veleno» come direbbe Totò.
Basterebbe lo scambio di rimostranze andato in onda all’intervallo per dare il quadro della situazione. Passaggio ad alta tensione dal campo allo spogliatoio alla fine del primo tempo: secondo la ricostruzione degli operatori Mediaset, presenti nel tunnel, Galliani stravolto dalla rete fantasma inveisce contro l’arbitro: «Ma non l’hai visto che quel gol era dentro e di tanto?». Obnubilato dall’errore formato gigante, alza il volume e se la prende con Albanese, direttore della comunicazione bianconera: «Voglio vedere se adesso hai ancora il coraggio di lamentarti». Conte intercetta e risponde con una battuta acida: «Da che pulpito». Galliani ha l’istinto di andargli vicino, ma Seedorf lo ferma. Volano accuse pesanti, compreso: «Zitti, siete la mafia del calcio» che arriverebbe da Conte, secondo alcuni testimoni. A quel punto era già il caos e il tecnico bianconero dà pochi indizi: «C’è stato un concitato scambio di opinioni di cui non parlerò. Certo non mi aspetto di essere insultato quando lascio il campo».
L’ad rossonero, fuori di sé, lascia lo stadio, ufficialmente per problemi di pressione, e Marotta si mette a cercare qualcuno della procura federale che abbia assistito alla scena. Allegri va di satira: «Non so se posso commentare, prima di parlare devo avere il permesso di Marotta». Materiale per un giorno in pretura. Peccato che in 24 ore non si esauriranno di certo le tossine in circolo.
Quando il gol di Muntari supera la linea senza fare danni, trasforma il campionato in rivolta e San Siro trova subito il modo di sfogarsi. È stato Conte il primo a parlare di arbitri ed è il primo naturale bersaglio della curva inferocita. Il tecnico non alza mai la testa e mentre Allegri sbraita come mai gli era capitato lui in gesto di sfida allarga le braccia. Movimento che ripete identico nel secondo tempo quando la Juve pareggia e sempre lo stesso guardalinee distratto annulla per fuorigioco una rete di Matri valida. A quello che finirà triturato dai replay e scannerizzato dalle moviole si aggiunge un pugno di Mexes a Borriello e la caccia all’uomo a partita chiusa. Chiellini inseguito da Van Bommel, faccia a faccia, non troppo amichevoli, di Conte con vari milanisti e veri e propri inseguimenti con degli interventi estremi di chi cerca di placare gli animi e placcare i compagni. Baraonda totale.
Matri firma il pareggio e prova a chiudere la questione con uno sguardo rassegnato: «Speriamo che con queste scene un po’ assurde sia finito tutto». Difficile. La Juve ha fatto l’elenco dei torti la settimana scorsa e il Milan è pronto con la sua lista. Nel mirino ci sono i guardalinee e la descrizioni di episodi controversi: un gol annullato a Seedorf contro la Fiorentina e ancora Ibra e il famoso «buffetto» declinato ormai in tanti retroscena. Chiusi i rapporti tra le due società e annunciate barricate milaniste anche in Lega. Allegri si gioca di nuovo la carta ironica: «Forse hanno sbagliato a tracciare il campo, la linea di porta l’hanno fatta più spessa, comunque dobbiamo accettarlo. È un danno, magari pareggiavamo lo stesso, però è stata una partita diversa. Questo dimostra che a star zitti si farebbe meglio, qualcuno non è abituato. Ma la giustizia divina poi ti punisce per quello che dici. Io mi diverto con queste schermaglie, sono toscano». Sorride ma la vena comica sembra esaurita. Lo stadio lancia cuscinetti e insulti e lo scudetto si fa complicato. Ovunque vada.