24 Aprile 2005: L'Incredibile diventa Realtà

Probabilmente il mondo del calcio non sarebbe così amato se non esistessero i fuoriclasse, capaci di esaltare le folle con singole giocate, a cui nemmeno l’immaginazione comune sarebbe riuscita ad arrivare. Niente di meglio sa riassumere la veridicità di questa constatazione che la partita disputata il 24 Aprile 2005, quando la Juventus si trovò ad affrontare la difficile trasferta dell’Olimpico contro la Lazio.
Le premesse della vigilia non sono di certo buone, oltre agli infortunati Emerson, Trezeguet, Zebina , a mancare per squalifica c’è Ibrahimovic, ma non è ancora finita. Dopo un quarto d' ora dal fischio d’inizio di Trefoloni, Capello perde anche Del Piero, dolorante alla schiena. Una vera e propria beffa, perché stavolta il tecnico avrebbe lasciato in campo fino all' ultimo minuto il suo capitano, in assenza di valide alternative. E invece dalla panchina sulla quale sono seduti ben tre ragazzi della Primavera ( Masiello, De Ceglie e Paolucci), il tecnico bianconero deve chiamare Olivera ,che va a far coppia con Zalayeta in un inedito attacco tutto uruguaiano. Mai così a corto di uomini, la Juve del primo tempo fa quello può, cioè poco. La volontà di segnare un gol per riagganciare il Milan al comando della classifica c' è, ma la volontà da sola non basta, in mancanza di qualità e di idee. E qui il discorso chiama in causa Nedved, l' ultimo dei grandi giocatori rimasti a disposizione di Capello che potrebbe e dovrebbe fare la differenza, con le sue accelerazioni e con il suo tiro secco da fuori area. Nedved, però, non brilla e senza spinta sulle fasce laterali, dove Pessotto e Zambrotta non si sovrappongono mai a Camoranesi e allo stesso Nedved, la Juve fatica a trovare varchi anche al centro, dove si sente tremendamente il vuoto lasciato da Emerson. Blasi e Tacchinardi, infatti, hanno identiche caratteristiche di guastatori, più portati a spezzare il gioco che a costruirlo, e così Zalayeta e Olivera finiscono nella rete preparata da Siviglia e Couto. Ma anche se dà sempre la sensazione di avanzare con il piombo nelle gambe e la nebbia nella testa, la Juve occupa più della Lazio la metà campo avversaria, a costo di rischiare di subire il contropiede. Raccolti nella propria area, gli uomini di Papadopulo fanno chiaramente capire di non avere alcuna intenzione di scoprirsi, ma nello stesso tempo di essere pronti ad approfittare degli spazi che la Juve è costretta a concedergli. Zauri, che parte alle spalle di Cesar, è bravo in un paio di occasioni a mettere in difficoltà Pessotto, mentre a destra Oddo fa più fatica a trovare il corridoio libero perché Nedved, anche se non al meglio, incute sempre timore. Bene o male, però, grazie alla copertura di Cannavaro e Thuram, che fanno sembrare ancora più isolati Rocchi e Di Canio, Buffon trascorre un primo tempo da disoccupato, al contrario del suo collega Peruzzi, cui strappò il posto da titolare in Nazionale. Il numero uno della Lazio deve intervenire due volte, prima per bloccare una punizione di Olivera e poi per respingere una conclusione di Zalayeta, al termine della migliore azione bianconera del primo tempo, avviata in tandem da Zambrotta e Olivera. Troppo poco, comunque, per sorprendere una Lazio attenta soprattutto in mezzo al campo, dove Dabo e Giannichedda non concedono spazi ai rispettivi dirimpettai Tacchinardi e Blasi, lasciando a E. Filippini il compito di tenere lontano Zambrotta, con licenza di distribuire tutta la sua grinta su qualsiasi avversario capiti dalle sue parti. E siccome gli animi sono troppo accesi, come dimostrano le ammonizioni nella prima mezz' ora a Tacchinardi, Siviglia e Thuram, quando al 41' Tacchinardi entra in modo scorretto su Filippini, Trefoloni dà l' impressione di graziare lo juventino, risparmiandogli un secondo cartellino giallo. Già a livelli di guardia, il clima si surriscalda 2' più tardi quando Thuram, anche lui già ammonito, entra in area spalla a spalla su E. Filippini che va subito a terra. Trefoloni fa proseguire tra le proteste dell' Olimpico e per fortuna arriva l' intervallo a calmare le acque.
Per la ripresa ci sono immediatamente degli importanti cambiamenti per le fila biancoceleste, con Casazza al posto di Peruzzi, ancora dolorante alla caviglia, e Bazzani al posto di Di Canio per dare più peso all' attacco, che danno maggiore intraprendenza alla manovra degli odiati rivali, capaci di costringere e Buffon a compiere una difficile parata su Giannichedda. La sfida complessivamente è più aperta e vivace del primo tempo. Dopo un rischiosissimo dribbling di Buffon su Rocchi, la Juve premere disperatamente sull' acceleratore, più con l' orgoglio che con il gioco. Nedved, ricordandosi del campione che era ed è ancora, scarica un gran tiro respinto di petto da Casazza, poi subito dopo l' ingresso di Kapo al posto di Olivera, ecco il lampo che riaccende le speranze di scudetto della Juve: siamo al 40’ e, su un lancio proveniente dalla metà campo, Zalayeta è bravo a servire di testa Nedved ed il ceco, aggirando ottimamente Couto e Oddo, scarica il sinistro della vittoria al 40'. Un gesto incredibile per la difficoltà di esecuzione, una vera impresa che solo Pavel poteva regalarci. Così dopo una paratissima di Buffon 3’ sul gran tiro da fuori area di Oddo è il momento del fatidico triplice fischio finale, per un duello che termina con l’implacabile firma del Miglior Numero 11 che sia mai esistito.