21 Aprile 2002: E' il momento di Sognare

21.04.2009 00:00 di  Manuel Magarini   vedi letture
21 Aprile 2002: E' il momento di Sognare
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Esistono partite che ti fanno sognare, con una grande giocata di uno dei tuoi idoli che decide irrimediabilmente il risultato per la gioia di tutti. Così fu per Piacenza-Juventus del 21 Aprile 2002.


L’ambiente bianconero era decisamente teso alla vigilia, in un vero rush finale con l’Inter per l’assegnazione del tricolore. Dopo il fischio d’inizio di Bolognino non ci si mette molto per capire che sarebbe stata una gara complicata, con un Piacenza decisamente pimpante, per nulla accomodante o disposto a praticare sconti; dal canto nostro dovremmo essere più frizzanti nelle manovre offensive, e non focalizzarci solo su qualche veronica tentata da Del Piero Il rendimento degli uomini di fascia è soprattutto la vera pecca: la perdita di Pessotto è stata una mazzata, perché Paramatti è inadatto al compito richiestogli, Zenoni non ha la personalità per impadronirsi della situazione e Thuram è il solito Thuram di questa misteriosa (per lui) stagione, ovvero lento e prevedibile, incapace di superare il languore del trovarsi fuori ruolo. L’unico che si salva nella retroguardia è Ferrara, strepitoso a non sentire l’età e rendere ancora la vita impossibile per ogni attaccante. Le occasioni per l’intera partita sono davvero poche, basti pensare che nel primo tempo ci fare sentire solo con una coproduzione Conte-Del Piero per Trezeguet che, in artistica sforbiciata, si fa alzare il tiro sulla traversa da Orlandoni (34'). La situazione sembra sempre più precipitare, specialmente quando dopo delle belle opportunità per gli emiliani con Hubner e Caccia, ci viene comunicato della rimonta dell’Inter nei confronti del Chievo, dopo l’iniziale svantaggio, grazie a Ronaldo e Dalmat. La nostra buona volontà non è comunque in discussione: Lippi cerca continuamente l' assetto giusto, spostando uomini di continuo e cambiando a un certo punto anche il modulo (difesa a tre), ma la mossa che risulta decisiva sarà in realtà una non-mossa. Nedved meriterebbe di essere tolto più di Zambrotta, ma al 43' della ripresa un gran sinistro di Nedved dal limite dell’area si insacca imparabilmente alle spalle del portiere. Una rete che seguita dal pareggio, decisivo, del Chievo quadruplica l’importanza del gesto compiuto dalla Furia Ceca, per cui è sua l’immagine vincente porterà solamente la sua firma, come a testimoniare che la classe non è acqua. Quello che successe il 5 Maggio è storia, ma per rinverdirlo non vi resta altro che aspettare solo qualche giorno.