13 Aprile 2005: Perché sfuma l'Impresa

Esistono rivalità che non vengono mai sopite, ma negli anni divengono sempre maggiori, assumendo contorni mitologici. Tra la Juventus e il Liverpool non è mai stata amicizia, innumerevoli le sfide tra queste due incredibili squadre e quella che venne disputata 4 anni fa è stata certamente una delle più importanti. Dopo il 2 a 1 all’Anfield Road era tempo di giocare la gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League. Tutto il mondo avrebbe seguito questa gara ed i bianconeri non volevano certo deludere tutte le aspettative che erano state poste nei loro riguardi. Per fuoriclasse come Nedved, Ibrahimovic, Del Piero, Camoranesi , Cannavaro e Buffon la possibile vittoria della Coppa dalle Grandi Orecchie sarebbe rappresentata la prima vera impresa europea e il match con i Reds rappresentava un passo fondamentale per tale sogno.
Dopo il fischio di Ivanov, il primo tempo è all' insegna della pazienza e della certosina ricerca del palleggio rasoterra che Capello aveva raccomandato alla vigilia. Per agevolare la circolazione, Fabio inietta a sorpresa i piedi morbidi di Olivera al posto di quelli tosti di Blasi. Non si può parlare di azzardo, perché Benitez, sbarcato a Torino con la promessa di un atteggiamento aggressivo, disegna in realtà un Liverpool molto più umile. Luis Garcia, annunciato arrembante a destra del centrocampo, lascia il posto al più contenitivo Nunez e si piazza, virtualmente, a sostegno di Baros, unica punta. In realtà, si allinea regolarmente ai quattro di centrocampo, dove il rientrante Xabi Alonso tenta di colmare l' inconsolabile vuoto del capitano Gerrard. Significa che il Liverpool si difende in 10. Far circolare in mezzo a quel bosco di gambe non è facile. Eppure, visti i colossi là dietro che sconsigliano i cross, questa è la strada da battere: palla a terra e ricamo fine. La prova all' 11' quando Zambrotta scende a sinistra e crossa basso. La palla aggira i giganti rossi e capita sul piede di Ibrahimovic che non trova la coordinazione per battere a rete. Occasione grossa. Chi pensa con nostalgia all' esecutore Trezeguet ha le sue buone ragioni. Niente da fare, la palla torna a circolare lenta. La fatica monta. Costa fatica soprattutto trovare Nedved e Del Piero, prigionieri costanti delle maglie rosse. La sensazione è che Camoranesi potrebbe essere più sollecitato, perché a destra ha sulla sua strada il lungo e macchinoso Traoré, uno da puntare sul breve. Invece, dopo un inizio inoperoso, con la squadra risucchiata a sinistra dalla intraprendenza di Zambrotta, Camoranesi, verso il ventesimo, viene addirittura dirottato al centro, al posto di Olivera che si allarga a destra. L' idea di Capello, probabilmente, è quella di travestire l' argentino da play davanti alla difesa, approfittando delle sue leve corte e del suo buon palleggio, per aiutare la palla a salire, visto che la precaria condizione non consente ad Emerson la solita regia superba. La mossa di Capello non porta però granché, anche perché la terna spezza spesso il gioco della Juve, molte volte a sproposito. Per esempio, il fuorigioco che frena Nedved in buona posizione al 36' fa arrabbiare Capello e tanti altri. In questo stesso minuto si registra un tentativo di suicidio di Montero che azzarda un passaggio laterale, quasi preda del rapace Baros. L' uruguaiano, cuore della difesa a 3, si dimostra l' anello debole. Anche per questo Benitez, in piedi con un fogliettino in mano come un casalingo al super, raccomanda a Riise di stare largo a sinistra: vuole stanare Thuram, per imporre al vecchio Montero il faccia a faccia col veloce Baros. L' idea non frutta perché in tutto il primo tempo l' ermetico Liverpool non crea nulla e consente alla Juve di creare poco. Ci mette 32 minuti la Vecchia Signora per conquistare un calcio d' angolo e quando al 41' Buffon con un rinvio isterico cerca il lontanissimo Ibrahimovic si intuisce che la pazienza del palleggio corto è agli sgoccioli. Come il primo tempo, sigillato dal triste destraccio di Emerson ( 44' ).
Ad inizio ripresa Capello decide di cambiare: Zalayeta per Olivera e 4-3-3. Ormai è tempo di osare, anche a costo di rischi, tipo quello del 5' : Baros ( come premeditava Benitez) gioca e stravince il duello diretto con Montero prima di mettere a lato di un pelo. Il colpo di testa di Emerson ( 19' ) è il primo tiro in porta della Juve e segna l' inizio del confuso e tiepido assalto al fortino, con tanti nervi, le ultime forze e poca pazienza. Benitez immette energie nuove ( Smicer, Cissé) sognando il contropiede della serenità e invece gli tocca tremare. Minuto 33' : Cannavaro stacca e timbra il palo, la palla carambola su Traoré e Dudek la scrosta prima che finisca in rete. Sfortuna nera. Dentro anche Pessotto e Appiah. Zalayeta dà una buona mano. Del Piero e Nedved invece restano tranquilli, come se ci fossero altri tre tempi da giocare: Capello non intendeva questo. Zlatan si agita solo un filo di più. Ognuno pesca dal fondo dell' anima, ma non basta. Finisce 0 a 0. Juve fuori. Il sipario si chiude così, con molti perché e poche risposte, con però la convinzione che un pizzico di cattiveria avrebbe fatto la differenza, la fortuna te la devi infatti cercare e nella serata non si è visto quanto noi tifosi chiedevamo ai nostri ragazzi. Ma col senno di poi tutto è possibile.