08 Aprile 2001: Del Piero avvicina la Roma

Anche con le piccole si soffre a volte più del dovuto. Ed è stato così per la Juve 8 anni fa sul campo del Verona.
I ragazzi di Ancelotti, dietro in classifica alla Super-Roma di Capello,non potevano permettersi dei nuovi passi falsi al cospetto della piccola squadra veneta, protagonista in quel momento di una serratissima lotta-salvezza, danneggiata soprattutto dalla campagna di trasferimenti estiva decisamente sotto le attese dei suoi sostenitori.
Dopo il fischio di Rodomonti, il match tarda a prendere un ritmo di gioco interessante, frutto di una compagine, quella veneta, che risente particolarmente della mancanza di spinta di Oddo e Teodorani, ma anche sulla linea mediana, dove i due Colucci girano spesso a vuoto tra Del Piero e Tacchinardi, vertici del rombo del centrocampo juventino, ai cui lati ci sono Zambrotta e Davids, opposti rispettivamente a Salvetti e Camoranesi. Per la verità proprio i due esterni gialloblù, specie Salvetti, sono molto attivi e continui, ma la loro azione non trova mai sbocchi adeguati, perché le due punte Bonazzoli e Adailton fanno scena muta, prima ancora di essere fermati da Montero e Iuliano. Non è quindi un gran Verona quello che ci si presenta davanti, eppure la nostra truppa non ha mai il guizzo di qualità per poter decollare. Molle, priva di ritmo, e anche di grinta, quasi non credesse neppure più alla rimonta, la Juve giochicchia con aria di sufficienza. E la colpa non è certo dell' assenza di Zidane, sia perché anche il francese nelle ultime partite era apparso in calo, sia soprattutto perché Del Piero si rivela il migliore in campo, o comunque visto il grigiore generale, il meno peggio. Impiegato da classico trequartista, il numero 10 bianconero approfitta della libertà di cui dispone facendo valere la sua classe e la sua ritrovata freschezza atletica. Capace di saltare l' uomo, di vincere i contrasti, e anche di centrare la porta, come dimostra la sua conclusione al quarto d' ora respinta di piede da Ferron, Alex non trova però la completa collaborazione dei compagni d' attacco. Mentre Inzaghi non si tira mai indietro, Trezeguet sembra in campo per sbaglio. Ma soprattutto mancano ancora una volta gli inserimenti dalle fasce laterali, un po' perché Zambrotta e Davids sono risucchiati al centro, e molto perché Tudor, più di Pessotto, si rivela un inutile difensore in più. Ferron, dopo quell' iniziale intervento su Del Piero, può così trascorrere un primo tempo di tutto riposo, e non certo per merito di Laursen e Apolloni, e lo stesso discorso vale anche per Van der Sar, disturbato soltanto da una conclusione di Salvetti. Improvvisamente, però, ecco il lampo che decide la partita. Ventitrè secondi dopo i 2' di recupero annunciati, Rodomonti fischia il rigore per un fallo di Apolloni su Inzaghi, lanciato in contropiede da un lungo rinvio di Van der Sar. Cartellino giallo e non rosso per lo stopper, comunque è l’occasione che tanto ci auguravamo per rifarci sotto. A battere è proprio il Pinturicchio, la cui conclusione (centrale) si insacca per la gioia di tutti noi alle spalle di Ferron.
La ripresa non sarà pronta a regalarci maggiore spettacolo, anzi in tutti i 45’ risulteranno ancora minori le occasioni da gol. Uno dei pochi sussulti sarà il goal annullato ad Adailton, negatogli giustamente dall' arbitro perché il pallone crossato da Camoranesi aveva già superato la linea di fondo. Poi, dopo la seconda e ultima parata di Van der Sar su Bonazzoli, Perotti cerca invano di rianimare una squadra spuntata, inserendo prima Cossato e poi Melis al posto di Adailton e G. Colucci. Come non detto. Anche perché dal 24' il Verona resta in dieci per il secondo cartellino giallo ad Apolloni, sempre per fallo su Inzaghi. I nostri campioni a queste condizioni andrebbero certamente a nozze in altri momenti, ma in questo invece riescono ad andare al tiro soltanto tre volte, riuscendo persino a soffrire nel finale, quando Ancelotti decide di togliere lo spento Trezeguet e inserire Conte sulla destra, riproponendo il 4-4-2 con Zambrotta a sinistra e Del Piero più avanzato. Il risultato non si accingerà comunque a cambiare sino al triplice fischio finale e potranno finalmente partire i titoli di coda, tipici di quei film che, dopo mille traversie e sofferenze, ti sanno regalare soddisfazioni incredibili.