Il Corner - Il bunga bunga del potere nel calcio italiano. Da calciopoli alla disputa di oggi sui diritti televisivi. Da Milan Channel al giardino di casa di Adriano Galliani

“Siete la mafia del calcio!” Così Antonio Conte apostrofò Adriano Galliani durante un diverbio fra il primo e il secondo tempo di Milan-Juventus nella notte del gol di Muntari secondo “La Stampa”. Gli interessati, nei giorni successivi, smentirono l'uso di quell’espressione cercando di ridimensionare la portata dell'alterco avuto. Fatto sta che Antonio Conte, pur senza alcun riscontro alle accuse di Pippo Carobbio e nonostante la smentita di tutti i suoi compagni di squadra, finì per essere squalificato per 4 mesi per via di un’omessa denuncia rimasta non accertata. Qual è il nesso fra i due episodi? Nessuno, ci mancherebbe, diciamo che è suggestivo citarli per sequenza temporale.
Semmai Antonio Conte usò quell’espressione non è dato purtroppo sapere se si riferisse ai tempi che precedettero Calciopoli o quelli più recenti. E’ sempre suggestivo ricordare per esempio come Adriano Galliani (allora presidente di Lega) riusciva a rinviare una giornata di campionato per recuperare l’infortunato Kakà e qualche altro rossonero (“ma lei pensa che io dormo?”) oppure “spingeva” il fido Leonardo Meani a sistemare persone fidate per controllare il sistema arbitrale “anche” (cit. Meani) nelle categorie inferiori. Sappiamo com’è finita. La penalizzazione inflitta dagli organi federali non impedì ai rossoneri di iscriversi in Champions League e addirittura di vincerla, mentre a “quel figlio di puttana di Moggi” (cit.) davano l’ergastolo sportivo inventandosi un “illecito strutturato”, perché un illecito vero non c’era, spedendo la Juventus in serie B. Galliani, da parte sua, rivendicò ovviamente la propria estraneità da ogni addebito, cavandosela con un’irrisoria squalifica di 5 mesi.
Nel post Calciopoli, senza più Luciano Moggi e Antonio Giraudo fra i piedi, il controllo del calcio italiano per Adriano Galliani è stato un po’ come occuparsi del giardino di casa propria. A mettergli il bastone fra le ruote si stava mettendo la magistratura che lo rinviò a giudizio insieme a due dirigenti dell’Inter per una storiaccia di plusvalenze gonfiate in riferimento ad alcuni scambi di mercato risalenti al periodo fra il 1999 e il 2003. Ma il 31 gennaio 2008 arrivò il proscioglimento per i dirigenti delle società milanesi grazie al fatto che, per l’applicazione di una nuova legge del Governo Berlusconi sul falso in bilancio, il fatto non costituiva più reato. Anno di svolta quel 2008 per l’economia del calcio italiano perché la “piccola” Infront diventava l’advisor della Lega Calcio per i diritti tv riuscendo a mettere in fila colossi del credito come Rotschild (caldeggiata dalla Juventus) e Mediobanca, oltre che Img e Sportfive. Basta farsi un giro in internet digitando il nome di Marco Bogarelli, presidente di Infront Italia, per farsi un’idea di quale sia il suo legame con il Milan e con Adriano Galliani in particolare. Bogarelli è stato fra i fondatori di Milan Channel, l’emittente tematica della società rossonera realizzata insieme a Riccardo Silva. Chi è Riccardo Silva? Si tratta del fondatore della MP & Silva che, fra le altre attività, detiene i diritti televisivi per il calcio italiano all’estero.
Un’attività lucrosa quella della vendita dei diritti della serie A all’estero se è vero che ufficialmente si possono contare utili per oltre una decina di milioni di euro all'anno. Proprio Riccardo Silva si è trovato costretto nei giorni scorsi a scrivere una lettera alla Lega Calcio e ai club di Serie A per precisare che "i ricavi e l'utile netto consolidato dell'esercizio 2011-12 della Media Partners & Silvia Limited vanno riferiti alle attività anche delle sue partecipate in relazione ai diritti media" di una serie di competizioni sportive di cui il gruppo distribuisce le licenze, spiegando così come i 213 milioni di euro di ricavi messi a bilancio dalla società, alla voce "vendita dei diritti media della Serie A", racchiudono invece tutte le attività del gruppo che ne ha ricavato utili per 24 milioni. Da segnalare che i diritti tv della serie A del campionato 2011-12 erano stati assegnati in asta per 90 milioni a Mp & Silva e che la stessa società si è aggiudicata la nuova gara per le tre stagioni successive fino al 2015 per una cifra complessiva di 350 milioni di euro, in media 117 milioni a stagione.
L’importanza per la serie A dei diritti tv esteri. E’ una voce di particolare importanza quella derivante dai proventi della vendita del campionato di calcio di serie A nei Paesi esteri, specie considerando la saturazione di risorse sul mercato interno che va di pari passo al timore che, visti anche i perduranti venti di crisi, Sky e Mediaset facciano cartello abbassando l’offerta. Ebbene quei 117 milioni impallidiscono di fronte agli 800 milioni di euro che riesce a incassare da questa stagione la Premier League alla voce diritti tv internazionali (erano 562 milioni fino alla stagione scorsa). Una differenza così ampia deve aver contribuito ad insospettire i presidenti di Juventus, Fiorentina, Roma, Inter, Sampdoria, Verona e Sassuolo che con una lettera hanno invitato la Lega a una ulteriore riflessione riguardo alla scelta dell’advisor per il triennio 2015-18 evidenziando come i diritti tv esteri siano un "driver fondamentale per la crescita della A negli anni a venire". Da qui la necessità che la Lega si adoperi per massimizzarne lo sviluppo.
Visti i soldi in ballo è difficile da spiegarsi il perché la Lega Calcio non riesca a fare sistema per ottenere il massimo dei vantaggi. C'è da pressare le istituzioni politiche che avrebbero il dovere di legiferare con l'obiettivo di incentivare la costruzione di nuovi stadi per il calcio, senza dimenticare di tutelare il merchandising penalizzato dall’abusivismo ma anche dall'incapacità di fare sistema. La Lega in prospettiva 2015 dovrebbe anche ponderare la possibilità di gestire in proprio i diritti televisivi esteri della serie A finendola con l’arricchire gli amici dei soliti noti. Nei mercati emergenti si potrebbe attuare iniziative di sviluppo del brand quale per esempio investire in una catena di negozi con il marchio “Serie A” facendo così sistema e offrendo il merchandising di tutte le società di calcio del massimo campionato italiano. Sarebbe un modo per contribuire a rendere appetibile il calcio nostrano per i grandi sponsor. Di iniziative ce ne sarebbero tante da valutare per valorizzare il calcio italiano nel mondo. Il timore è che un presidente a mezzo servizio nominato per mantenere uno status quo (che fa evidentemente comodo al sistema che ha in mano il suo vice) non abbia alcun interesse per muovere le fila di un cambiamento non solo possibile ma doveroso.
Intanto a far notizia in questi giorni sono stati i € 370.000 assicurati da una società estera che collabora con Infront a tale Sabina Began, detta l’ape regina, già amante di Silvio Berlusconi. “Silvio mi doveva qualcosa” ha ammesso candidamente la signora già in un’intervista rilasciata lo scorso febbraio a La Zanzara: "Adesso lavoro per il Milan, grazie a Berlusconi. Ho iniziato un paio di settimane fa. Mi occupo degli sponsor del Milan, con la società Infront. Io non sono come le olgettine, non prendo stipendi. Quelle hanno bisogno di lui perché non hanno nessuno e lui gli dà una mano. Mi ha messo al Milan (Berlusconi, ndr) ma mi doveva qualcosa. Sono stata io a far tornare Shevchenko al Milan dal Chelsea, perché sono amica di Abramovich. Lui non voleva darglielo, allora sono andata a Londra e l'ho convinto". Quali metodi di convincimento abbia usato la signora Began lo lascio all’immaginazione del lettore. Certo il pensiero che anche il sistema calcio, come è successo con le istituzioni (con l’estetista Nicole Minetti piazzata in consiglio regionale della Lombardia) possa servire a saldare i conti delle notti di fuoco dell’ex presidente del Consiglio, lascia veramente interdetti. Il vitalizio della Minetti lo pagano i cittadini italiani, il conto della collaborazione della Signora Began lo paga la credibilità dell’intero sistema del calcio italiano che avrebbe bisogno finalmente di cambiare pagina. Ma stavolta che si cambi davvero!