Il calcio non è solo spendere centinaia di milioni per il migliore acquisto possibile. È anche metterlo in grado di rendere, cosa che non sta succedendo da anni
Siamo davvero convinti che il problema della Juventus sia questo o quel allenatore? Questo o quel calciatore? Tutto è cambiato nel corso degli ultimi anni, senza però cambiare praticamente niente, almeno nei risultati. Allegri sta mostrando come qualche problema non provenisse solamente da lui, riuscendo a fare bene con il Milan. Di giocatori ne sono passati davvero tantissimi, ma da Ronaldo in poi - e anche con Cristiano Ronaldo - spesso le aspettative li hanno inghiottiti.
La realtà è che il calcio non significa solamente spendere centinaia di milioni per prendere i migliori. É anche dare modo a una squadra di formarsi, diventare empatica con il proprio allenatore, riuscire a trovare le certezze. La Juventus sembra il primo Milan di Pioli, compattato solamente quando è arrivato il Covid, forse perché le aspettative si erano abbassate di molto. E di colpo si è ritrovato un humus discreto per rilanciarsi, senza uno stadio che fischiava al primo passaggio sbagliato.
Si può dire che sia colpoa della società - che certamente ha le sue problematiche - oppure dei giocatori, ugualmente incapaci di fare la differenza e, soprattutto, dare prestazioni all'altezza. Però qualche problemino c'è e, nel gattopardesco lustro della Juventus, l'unica cosa che non è cambiata è chi ha preso decisioni, cioè chi sceglieva le persone. Detto che di Giuseppe Marotta, nel bene e nel male, ce n'è solo uno, Damien Comolli avrà bisogno di tempo per entrare nel calcio italiano e di riuscire a compattare l'ambiente intorno alla squadra. Può farlo solo vincendo e, per ora, siamo a una discreta distanza dal realizzarlo.
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