Nuova Champions, pirateria e stranieri? Quanti alibi per giustificare il crollo del calcio italiano. Tutto è iniziato nel 2006...
Sulla strada verso il Mondiale 2026 dell’Italia ci saranno Irlanda del Nord (in casa) ed eventualmente una tra Galles e Bosnia (in trasferta). Dopo essere stata eliminata da Svezia e Macedonia del Nord negli ultimi due playoff, ovviamente, in casa azzurra non si può dare nulla per certo. A prescindere, però, dalla qualificazione o meno della squadra di Gattuso, sarebbe opportuno che i vertici di FIGC e Lega prendessero atto della realtà e smettessero di tirare in ballo pirateria, numero di stranieri, Champions League e altre amenità varie. E’ necessaria una riflessione seria e una svolta politica verso il campo, abbandonando la prospettiva “poltronistica” ed affaristica della gestione del calcio nostrano. Prima di tutto però, bisogna partire dai dati reali.
Iniziamo dalla pirateria. Mi spiace per De Siervo e compagnia, ma il problema (perché è un problema) non è più grave in Italia rispetto al resto d’Europa e del mondo, anzi. Rispetto alla media europea di 10,2 accessi pirata per utente internet, l’Italia è ben al di sotto, con 7,3. A livello mondiale poi l’Italia è 14ma con l’1,68% del totale degli accessi pirata in una graduatoria guidata dagli USA (14,8%) ed in cui la Germania e la Francia sono al settimo e ottavo posto con 2,9% e 2,7%. Non risulta però che né i grandi sport americani, né le Nazionali calcistiche tedesca e francese, né Bundesliga e Ligue 1 siano in difficoltà per questo.
Che poi si dica che la Serie A perde fascino per colpa della Champions League credo che sia un’affermazione che si commenti da sola: se il nostro campionato incassa 900 milioni di diritti tv rispetto ai 3,4 della Premier League, e il miliardo abbondante di Liga e Bundesliga, la Champions non c’entra evidentemente nulla, altrimenti non si capisce come farebbero le altre Leghe ad incassare di più, dato che tra l’altro la Premier League ha tre squadre tra le prime dieci del ranking Uefa, la Liga due, la Bundesliga quattro, l’Italia solo una come la Francia. Casomai è l’esatto contrario: è il livello del campionato a determinarne l’interesse, quindi il valore economico e non certo la coesistenza con la massima competizione europea che non ha mai creato problemi da questo punto di vista.
Capitolo stranieri. La percentuale di giocatori non italiani nel campionato italiano è la più alta in Europa (67,5%), vero, ma è sullo stesso livello della Premier League (67,4%) e della Ligue 1 (61,8%). Anche la Bundesliga ha più stranieri che tedeschi (54%), mentre solo la Liga inverte i rapporti di forza (41,2% di non spagnoli). In ogni caso Inghilterra, Germania e Spagna sono qualificate ai Mondiali, così come la Francia, la Croazia e la Norvegia, le cui rose sono composte in gran parte da giocatori che giocano in altri campionati. Se ne deduce sia che la sentenza Bosman ha avuto effetti amplificati sulla Serie A, ma non in modo così netto da creare differenze sostanziali con altri campionati; sia che la stessa sentenza Bosman offre anche la possibilità ai giocatori italiani di fare esperienza nei campionati attualmente più competitivi e quindi di trovarseli più forti in Nazionale (vedi Donnarumma e Tonali su tutti). Forse sarebbe più serio partire dal Dossier che Roberto Baggio preparò nel 2010 per rilanciare il calcio italiano in declino e che la FIGC mise in un cassetto, inapplicato.
Insomma, gli alibi stanno a zero. Se l’Italia e il suo campionato stanno perdendo posizioni il motivo è un altro e, ancora una volta, porta ad un anno preciso. Il solito 2006. L’anno in cui l’Italia si laureava campione del mondo e nel ranking Uefa tre delle prime squadre erano italiane. C’è chiaramente un prima e un dopo anche per la Nazionale. Prima del 2006, nell’epoca delle “Sette sorelle” e della Serie A top campionato europeo e della prima e unica finale di Champions tutta italiana (Juve-Milan 2003), il rendimento della Nazionale ai Mondiali è stato il seguente: terzo posto nel 1990, secondo nel 1994, quarti di finale nel 1998, ottavi nel 2002 (con eliminazione firmata in calce dall’arbitro Byron Moreno, poi arrestato per traffico di droga qualche anno dopo), campione del mondo nel 2006.
Dopo il 2006, un progressivo crollo: 2010 eliminata ai giorni, 2014 eliminata ai gironi, 2018 non qualificata, 2022 non qualificata.
Cos’è successo già nel 2006? Com’è cambiato da allora il sistema calcio italico?
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