Zazzaroni critico sul Mondiale per Club: "Il Circo Infantino un punto di non ritorno per il calcio"

Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, ha scritto un articolo molto critico all'indirizzo della FIFA e del suo presidente all'interno del quotidiano di oggi. Di seguito ecco alcuni estratti: "Il Circo Infantino che chiuderà - se Mangiafuoco vuole - domenica prossima costituisce molto probabilmente il punto di non ritorno per un calcio che negli ultimi quindici anni è cambiato assai più che nei precedenti sessanta. È cambiato il gioco. Sono cambiati gli allenatori e soprattutto i calciatori che rispetto al passato sono molto più performanti dal punto di vista fisico. La qualità dello spettacolo risente in negativo di questo - chiamiamolo così - progresso atletico: la tecnica non la fa più da padrona dal momento che si punta innanzitutto su ritmo, intensità, velocità. Sono i giorni di Yamal, Haaland, Bellingham, Wirtz, del povero Musiala e di Palmer, Alvarez, Doué, Rogers, Šeško, Martinez, Yildiz, Saka, Isak, tutta gente che abbina al talento una condizione fisica straripante.
È evidente che, per quanto possa lavorare sul campo e in palestra, un giocatore non potrà mai raggiungere la perfezione, se non nei lampi della sua genialità che non si allena, ma si possiede. Vedi Pelé, Cruijff, Best, Messi, Maradona, Zidane, Ronaldinho, Baggio, Mancini, Van Basten, Totti, Romario. Sono cambiate le società, oggi vere e proprie aziende: alcune delle quali sono brand company riconosciute a livello mondiale. E sono di conseguenza cambiati dirigenti e manager, la cui maggioranza è passata dalla sensibilità nel riconoscere il talento a una formazione trasversale. La chiamano multidisciplinarietà, o multitask. Purtroppo, però, questi soggetti finiscono per diventare i classici 'a jack of all trades and master of none', che traduco così: maestro in tutto, professore in niente.
[...] In altre parole, da una parte dirigenti, tecnici, giocatori, agenti il cui amore per il calcio e la propensione al lavoro hanno permesso di guadagnare milioni, dall’altra uno sport trasformato da giocattolo per ricchi più o meno scemi a prerogativa di stati sovrani pieni di petrolio e società di private equity. Nella stagione 2025/26, ad esempio, circa la metà delle 40 squadre di Serie A e B saranno controllate da fondi di investimento o proprietà straniere. Il principale problema del calcio è oggi la centralizzazione del potere: c’è il vertice unico di quella che dovrebbe essere una piramide, ma è sparito il resto, il confronto. Gianni Infantino decide per tutti, presidenti di club e federali vengono tacitati con i milioni garantiti dagli eventi e gli ex calciatori fanno da claque. Il presidente della FIFA deve aver letto Saul David Alinsky, quello de 'il potere va ai due estremi: a coloro che hanno (o trovano) i soldi e a coloro che hanno le persone'. È uno di quei momenti in cui uno o due passi indietro possono favorire un futuro migliore".