Ulivieri: "Giusto continuare con Spalletti. Persi giocatori come Chiellini e Bonucci, che erano importanti per la tenuta della squadra. Dopo il 2006 ci siamo snaturati"

16.07.2024 22:50 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Ulivieri: "Giusto continuare con Spalletti. Persi giocatori come Chiellini e Bonucci, che erano importanti per la tenuta della squadra. Dopo il 2006 ci siamo snaturati"
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© foto di Lorenzo Marucci

Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio e direttore della scuola allenatori della FIGC, è intervenuto ai microfoni di Elleradio nel corso della trasmissione "Tutto il mio calcio e non solo", condotta dal direttore Ezio Luzzi.

Queste le sue parole sul ct della Nazionale Spalletti e sull'attuale situazione del calcio italiano:

"Dopo aver vinto i Mondiali del 2006, abbiamo smesso per quattro anni di studiare. Ci siamo svegliati dopo i Mondiali successivi, quando la Spagna ci ha fatto vedere qualcosa di nuovo e la sentenza è stata quella di diventare tutti spagnoli, perdendo la nostra identità che è quella di giocare in verticale...

Spalletti ha una grande carriera alle spalle. Io credo che per l'età che ha che questa possa essere la sua ultima esperienza e che lui non voglia finirla così. Credo che anche la Federazione gli debba dare la responsabilità di riprovarci. Essendo una persona intelligente, farà esperienza di questo europeo. Secondo me è giusto andare avanti con lui.

Tre anni fa avevamo vinto, ora che abbiamo perso pare che abbiamo sbagliato tutto. Probabilmente non abbiamo sbagliato tanto, abbiamo perso giocatori importanti come Chiellini e Bonucci, che erano importanti per la tenuta della squadra sia dal punto di vista tecnico che caratteriale. 

I nostri giovani arrivano alle Nazionali giovanili e da lì non riescono a giocare in Serie A. Vuol dire che si deve creare un meccanismo per cui le società si trovino a dover far giocare i ragazzi. La Federazione non può prendersi questa responsabilità, perché ha un 1.7 milioni di tesserati, una funzione sociale, quella di far giocare tutti, non mi sembra giusto che tutto il lavoro della Federazione debba essere ridotto al risultato sportivo di una competizione. Molto dipende dalla società, dalle Leghe e dallo Stato. Se noi convoglieremo gli interessi in un'unica direzione, il destino del nostro calcio può essere di nuovo tinto di rosa".