Il ko dell'Italia contro la Norvegia. Fragilità e crisi generazionale: le analisi di cinque esperti
La debacle dell'Italia contro la Norvegia, gara giocata giovedì scorso a San Siro, ha riacceso il dibattito sullo stato del calcio italiano, mettendo in evidenza problemi strutturali e generazionali. La sconfitta per 1-4 ha lasciato la Nazionale in una situazione delicata: ora dovrà affrontare i playoff, con il rischio concreto di mancare il Mondiale per la terza volta consecutiva. Secondo il procuratore sportivo Lorenzo De Santis, intervenuto a Tmw Radio, la situazione è sfuggita di mano: la squadra appare fragile anche per scelte strategiche precedenti che non hanno favorito la crescita dei giovani, come dimostra la difficoltà di competere con paesi che investono da anni nei settori giovanili. De Santis ha sottolineato come le problematiche non possano essere nascoste e che occorra un approccio sistemico per recuperare competitività, con una riforma a 360 gradi e attenzione ai conti societari e fiscali, che oggi favoriscono l’arrivo di giocatori stranieri in Serie A.
Malù Mpasinkatu, procuratore sportivo, ha osservato come la discussione sui criteri di qualificazione ai Mondiali, sollevata da Gattuso, abbia assunto toni internazionali, senza però risolvere le questioni di fondo. Secondo Mpasinkatu, la debolezza attuale dell’Italia non deriva dall'allenatore, ma dalla mancanza di una generazione di qualità e dalla scarsa valorizzazione dei giovani nei club. Anche la presenza massiccia di stranieri nei campionati nazionali pesa sulle possibilità di crescita dei talenti locali, condizionando la competitività della nazionale.
Antonello Valentini, ex direttore generale della Figc, ha messo in luce la disparità tra il successo di nazionali emergenti, come Curacao, e le difficoltà dell'Italia che ora dovrà affrontare gli spareggi. Secondo Valentini, il problema non riguarda solo i singoli allenatori, ma l'intero sistema: serve un'analisi spietata della competitività della squadra, collettivo che appare oggi inferiore a quella della Norvegia. Tuttavia, ha ribadito la necessità di evitare disfattismo e di lavorare insieme per centrare la qualificazione, in un percorso che coinvolge tifosi, media e interessi sportivi ed economici.
Luciano Marangon, ex calciatore e commentatore sportivo, ha evidenziato che la fragilità della nazionale affonda le radici nelle scelte dei club e nei parametri della Federazione, con una serie A sempre più dominata da giocatori stranieri e una scarsa predisposizione a rischiare sui giovani. Marangon ha ricordato come in passato l'Italia formasse i talenti fin da piccoli, con allenamenti costanti e un’attenzione quasi totale, mentre oggi i genitori e il sistema club condizionano lo sviluppo dei ragazzi.
Infine, Stefano Mattei, giornalista di Rai Sport, ha analizzato la prestazione contro la Norvegia, sottolineando che la squadra non abbia saputo reggere la pressione mostrando limiti tecnici evidenti. La sconfitta non può essere attribuita solo all'allenatore: Gattuso è considerato valido, ma il problema è sistemico e riguarda la qualità della rosa e la capacità del gruppo di affrontare momenti di alta tensione. Anche sul fronte della gestione interna, come nel caso di Conte a Napoli, la sosta ha offerto tregua temporanea, ma non risolve le fragilità di fondo.
Nel complesso, emerge una Nazionale italiania in difficoltà, con criticità che vanno dalla gestione dei giovani alla competizione dei club italiani con quelli stranieri, passando per limiti tattici e tecnici evidenti. Gli esperti concordano sulla necessità di un'analisi approfondita, di interventi strutturali nei settori giovanili e di una strategia che vada oltre il singolo allenatore, mirando a restituire all'Italia la competitività e la credibilità internazionale che le competono. E senza dimenticare l'imminente grande obiettivo: superare i playoff e tornare a qualificarsi ai Mondiali.
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