El Shaarawy e i suoi fratelli: dimmi che taglio hai e ti dirò chi sei

La trasgressione, lo strappo alla regola, l’errore. Chi, durante la propria crescita/affermazione, non si è mai imbattuto in una di queste componenti? O meglio tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato a lasciare il segno attraverso qualcosa di unico e personale.
Nel calcio, oltre le pennellate, oltre i colpi di tacco ed i gol decisivi, spesso conta più apparire che essere. Non solo gli eccessi, la vita notturna e le belle donne: il look è ciò che conta davvero. Per professionisti che in realtà sono giovani uomini, questo è più che normale ma, da qualche anno a questa parte, sembra che i calciatori facciano a botte col barbiere.
Acconciature alla Picasso Anche ad una persona lineare come Javier Zanetti sarà capitato di pettinarsi con la riga dall’altro lato. Un brivido durato poco dato che, da almeno 15 anni, il capitano dell’Inter è pressochè identico. I veri capolavori hanno una datazione molto più recente.
Cultori delle pettinature estreme sono sicuramente due juventini. Arturo Vidal e Paul Pogba, oltre che sul campo, sono guerrieri anche in fatto di acconciature. I due infatti, sembrano abbiano delle trincee in testa, col francese che spesso aggiunge un tocco vintage con delle belle spruzzate biondo platino.
I bianconeri sono però dei pivelli se confrontati con gente del calibro di Mario Balotelli e Djibril Cissè. Tra tatuaggi, geroglifici disegnati in testa ed orecchini, il milanista e l’ex Lazio sono almeno sul podio.
Un gusto decisamente più retrò, è quello scelto da Marouane Fellaini. Il centrocampista del Manchester United sfoggia un taglio a metà tra le celebrità afro-americane degli anni 70 e la migliore Ornella Vanoni.
And the winner is… Tuttavia, capofila recente di questo gruppo è sicuramente Stephan El Shaarawy. La cresta più famosa del rettangolo verde, tra impalcature e prodotti vari, deve spendere un bel po’ per tenere il suo ciuffo sempre in forma. Ciuffo di cui va molto fiero: “Le cose belle e meno belle le ho fatte con la cresta, è una mia caratteristica e ci tengo”. Parole, quelle pronunciate dall’attaccante del Milan, che fanno un po’ sorridere ma che sono, inevitabilmente, figlie dei nostri tempi.
Negli anni 60 il tabù erano capelli lunghi e basettoni. Erano gli anni delle ribellioni, delle lotte sociali, del rock. Gli anni in cui si diventava grandi in poco tempo. In periodo di agiatezza economica (sempre più teorica che pratica ormai) e crisi (perenne) di valori, più che a partite di calcio, sembra di assistere a vacui concorsi di bellezza. Il vero dramma però, è pensare di essere belli con look simili.
Sempre meglio dei baffi di Bergomi dirà qualcuno.