L'IMBOSCATA - Tutti responsabili, ma due in particolare. Agnelli si auto-assolve e non parla dei suoi errori madornali (ha dimenticato parole Petrucci). La posizione di Elkann (a pensar male...) e le scelte fallimentari di Allegri

di Andrea Bosco
Tanto tuonò che piovve. Un vero diluvio che dal Monza al Milan , alla modesta squadra di dilettanti israeliani, ha spazzato via la Juventus. Dalla Champion's ormai quasi matematicamente. E dal campionato assai probabilmente. Una figuraccia cosmica. Non si vede come questa Juventus, scadente dal presidente al magazziniere (incolpevole, ma anche lui uno degli 80 citati da Andrea Agnelli che lavorano per la Juventus) possa recuperare sul Napoli stellare di Spalletti. Partenopei a parte ci sono tante, troppe squadre, sulle quali la Juve dovrebbe rimontare. Le resteranno a disposizione le due coppette nazionali: robetta. Da vincere, comunque. E non è detto. Oggi neppure la Coppa del Nonno, questa Juve, saprebbe conquistare. Incapace di onorare la ben minima promessa di riscatto.
Andrea Agnelli ha finalmente parlato. Ma lo ha fatto, in pratica per auto-assolversi: nessun accenno ai “suoi“ personali errori. Nel dettaglio: protervia nell'affrontare l'ingaggio di Ronaldo senza i necessari paracadute. L'imperizia nel far andare il bilancio sempre più a rotoli: rosso di oltre 250 milioni . Rosso che il mancato passaggio del turno in Champion's aggraverà. Uscire dall'Europa che conta costerà, alle casse sociali, circa 100 milioni di euro. Ma se credete ai miracoli, credete pure che questa Juve possa andare a vincere a Lisbona e in casa contro il Psg. Ammesso possa bastare.
Poi la scelta dei suoi più stretti collaboratori. Uniti nella riscossione dei leggendari stipendi, ma divisi su tutto il resto. Arrivabene contro Nedved, a sua volta contro Allegri. Il quale, raccontano le gazzette, si sarebbe alienato gran parte dello spogliatoio. Da Bonucci a Cuadrado, da Alex Sandro a Vlahovic, allo stesso Chiesa, allo stesso Di Maria. Per non parlare di quelli giubilati con il suo assenso: Ronaldo, poi Demiral, poi De Ligt, poi Dybala, poi Zakaria. Lasciamo stare Ramsey e Arthur: quelli li avrebbe cacciati anche mia zia che neppure sapeva se il pallone fosse quadrato o rotondo. Le responsabilità sono di tutti, ovviamente. Ma lo sono di Agnelli e di Allegri, principalmente. Mettersi contro l' Uefa e contro la Figc è stata da parte di Angelli una folle idea. Che la Juve sta pagando. Con arbitraggi penalizzanti in Europa (ma anche il Milan, sul tema non si sta facendo mancare niente, al pari del Barcellona: unico escluso il Real, ma Florentino è un osso troppo duro anche per Ceferin) e scandalosi in Italia. Agnelli ha dimenticato evidentemente le parole di Petrucci quando era presidente del Coni, l'uomo del patetico “tavolo della pace“ che in precedenza si era distinto per somma ignavia quando la Juve fu spedita in serie B. Disse allora Petrucci: “Chi nello sport troppo vince, fa male al sistema“. Cosa credeva Andrea Agnelli? Che dopo 9 scudetti consecutivi , il Palazzo gli avrebbe srotolato un red carpet ? Tra l'altro mentre lui inciuciava con Florentino per realizzare la Superlega alle spalle di Ceferin e di Gravina? Già Gravina , secondo il quale le riforme non dovranno passare attraverso una riduzione del numero delle partecipanti ai campionati. Ma attraverso un contenimento del numero delle retrocessioni. Gattopardo: senza vergogna .
E' evidente che la deriva inarrestabile della Juventus nasce dai madornali errori del suo presidente. Ci ha messo il pane e il companatico, la Juve, per auto-demolirsi. Ma il Palazzo ci ha messo una bella dose di sale. E vista la fiducia ribadita da Elkann a suo cugino, viene quasi da pensare (a pensar male e quel che ne segue, ma io sono andreottiano) che Yaki voglia fargli bere “l'amaro calice“ fino alla fine . Tra l'altro a Torino (chi ne sa) racconta di una faida famigliare dalla quale non sarebbe esclusa la mamma di Andrea. La matriarca che ha un debole per Antonio Conte e che al figlio non avrebbe perdonato un “veto“ frutto di un puntiglio. L'orgoglio ferito del padrone che si era visto dare dal suo dipendente del “pezzente“.
Da dove ricominciare? Tony Damascelli ha ipotizzato un Fabio Capello con pieni poteri in grado di raddrizzare la situazione. Cosa che non avverrà, ha scritto il bravo collega, visto che Capello fa parte di quella dirigenza (Giraudo, Moggi e Bettega) che sapeva fare il suo mestiere. E che l'attuale Juventus ha del tutto ripudiato. Ma - aggiungo io- anche per un'altra ragione. L'arrivo di Capello ( o di chi per lui ) sarebbe una sconfessione di Allegri. Soprattutto una sconfessione di Agnelli che per Allegri aveva temerariamente ipotizzato un ruolo alla Fergusson. Ma Allegri dopo due anni di sosta si è rivelato imbolsito ed imborghesito. Fallimentare nelle scelte. La sostanza per i giocatori che ha voluto (Kostic, Di Maria, Pogba, Paredes) non si è vista: vuoi per ragioni tecniche, vuoi per usura fisica . La regressione di Vlahovic e Locatelli un campanello d'allarme sulla reale capacità di Allegri di essere pari al suo compito. La stagione di Di Maria e Pogba alla Juve è risultata finora una barzelletta.
Allegri li vuole pronti: magari “rotti“, ma presumibilmente (molto presumibilmente) pronti. Non ha né pazienza, né voglia per far crescere i giovani. E sembra ormai in totale confusione uno che rispolvera un Rugani che da un anno non giocava. Che si affida a McKennie (detto a scelta “Merendina” o “Casino Ambulante" come un personaggio del film “Convoy“). Che rinnega Bremer. Che non reputa papabili i Gatti e i Fagioli. Che reputa viceversa pronti gli ectoplasmi Paredes e Alex Sandro. Che ha voluto il rinnovo di De Sciglio, bravo ragazzo, ma purtroppo per lui, sistematicamente in infermeria. Che non ha risposte per il flop dei suoi 14 preparatori. Che ha presto abbandonato Miretti. Che ha congedato Rovella e Ranocchia per tenersi “mister 14 cose fatte bene in partita“) dimenticando che Rabiot ne fa di media al massimo un paio a gara. E che a gennaio firmerà per un altro club. Vedi Spalletti e il suo Napoli e ti dici: cavoli, come si è aggiornato negli ultimi due anni.
Vedi la Juve di Allegri e ti chiedi: ma nelle ultime due stagioni, Allegri si è interessato esclusivamente all'ippica?
La verità è che questa Juve che annuncia il ritiro e poi lo posticipa e dal quale esenta gli “infortunati“ è una Juve che conferma il totale stato di confusione nel quale è precipitata. Agnelli ha spiegato che fino alla fine della stagione non cambierà una virgola. Occhio, perché le valanghe iniziano con un cumulo di neve che scende a valle. Salvo poi diventare una inarrestabile marea bianca. Meglio tagliare ora: tutto quanto è necessario tagliare. In tutti i settori. Tergiversare potrebbe portare alla caduta dell'impero juventino.
Con la consapevolezza che questa Juve, oggi, neppure l'Europa League, merita. E men che meno il quarto posto che garantisce per la prossima stagione l'accesso alla Champion's. Nella stagione che celebra i 100 anni di presenza alla guida del club della Famiglia Agnelli, uno schiaffo violento. Ma Agnelli e Allegri si rendono conto di quello che hanno prodotto? Si rende conto Arrivabene che farebbe meglio ad occuparsi solo dei conti (se ci riesce), evitando di dichiarare? Si rendono conto i giocatori della penosa cifra che esibiscono sul campo? Vederli giocare è una sofferenza. E non perché perdono. Ma perché risultano amebe: incapaci del pur minimo scatto d'orgoglio. Questo è stato il peccato più grande di Agnelli e di Allegri: aver messo assieme un gruppo di impiegati ai quali non frega un tubo della maglia. Timbrano il cartellino e poi a casa. E se li mandi in ritiro mettono in “muso”. Senza capacitarsi rendersi che (al pari dei dirigenti che li hanno messi sotto contratto) stanno sulle palle, ormai, persino ai propri tifosi.
Mai con Boniperti al quale per fortuna la morte ha risparmiato questo orrore) una cosa del genere sarebbe accaduta. Mai con Giraudo e Moggi. Mai presidenti Gianni o Umberto Agnelli. Ci furono abbagli: anche in passato. E anni di vacche magre. Quando alla Juve arrivarono Lippi e Moggi, quella Juve non vinceva da nove stagioni. Un anno, consigliato da Luca Cordero di Montezemolo (ne avesse azzeccata una, questo uomo, alla Juve). L'Avvocato si invaghì di Gigi Maifredi. Il quale a sua volta era invaghito dei De Marchi e dei Luppi. E che nonostante disponesse del miglior metodista italiano (con Albertini, all'epoca) sulla piazza (Eugenio Corini), lo faceva giocare (quando lo faceva giocare) quasi da trequartista. Il vecchio appassionato ne viste di ogni colore. Ha visto l'onesto Magrin sostituire (si fa per dire) Platini. Ha visto Boniperti prendere Ian Rush (allora il miglior centravanti d'Europa, bomber del Liverpool) con risultati simili a quelli che oggi la Juve sta ottenendo da Vlahovic. Ha visto persino una certa Juve lambire la retrocessione. Ha visto la società spedita in serie B , in una stagione, quella di Calciopoli, con la quale il football nostrano non ha mai fatto pienamente i conti. Con i conosciuti risultati. Mai, tuttavia, aveva visto una dissoluzione e una sciatteria paragonabili a quelle di questa stagione. Parliamoci chiaro: una Juve vestita di color lampone non poteva che perdere in terra di Israele. Se ne facciano una ragione: quella maglia porta “sfiga“ .
La vita impone sovente di decidere. L'importante è non raccontare frottole al prossimo. Non violentare l'intelligenza altrui. Soprattutto evitare uno spropositato cinismo per giustificare le proprie soperchierie. Prima o poi finisci per pagare. Gli uomini possono anche dimenticare. La storia non lo fa . Neppure quando a scriverla sono i vincitori .