IL TERZO TEMPO - Riflessioni su passato e futuro a margine di un'altra annata deludente. La Juve deve ritrovare se stessa

I giudizi insufficienti su dirigenti e tecnico. Anche la squadra è mancata. In estate possibile una nuova rivoluzione "verde"
20.05.2023 18:42 di Luigi Risucci   vedi letture
IL TERZO TEMPO - Riflessioni su passato e futuro a margine di un'altra annata deludente. La Juve deve ritrovare se stessa
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E’ tempo di giudizi in casa Juventus, a tre partite dal termine di una stagione molto difficile, sotto tutti i punti di vista.

L’eliminazione subita in Andalusia è stata l’ennesima delusione patita dal popolo bianconero che, stavolta, pur senza far mancare il consueto supporto, è esploso su media e social in uno sfogo più che comprensibile. Al Sánchez-Pizjuán si è consumata una sconfitta dolorosa, al cospetto di un avversario che è parso tutt’altro che irresistibile: una squadra infarcita di “scarti” del nostro campionato e di qualche elemento di esperienza. Il Siviglia naviga a metà classifica in Liga, ma conferma il suo feeling particolare con l’Europa League, mentre i bianconeri per la seconda volta in stagione abbandonano una coppa in semifinale.

Nei giudizi bisogna essere lucidi, con la mente sgombra dai fumi rabbiosi della sconfitta. La stagione della Juventus è stata senza dubbio insufficiente e merita un giudizio negativo. Per il gioco quasi sempre latitante, per i risultati che non sono arrivati e che potrebbero essere ulteriormente depauperati dalle sentenze della (in)giustizia sportiva, per la costante agonia nella quale ha inseguito punti e vittorie. Le attenuanti non sono trascurabili, ma non cambiano il giudizio complessivo.

La situazione psicologica della squadra è stata fortemente turbata dalle trovate “folkloristiche” di certi tribunali, anche se va riconosciuto alla società e ad Allegri il merito di aver ben protetto mediaticamente il gruppo. Le note positive per dirigenza e tecnico probabilmente finiscono qui. Partiamo dall’altro scossone che ha irrimediabilmente condizionato la stagione bianconera: a fine novembre la dirigenza si dimette in blocco, lasciando sconcerto in tutto il mondo del pallone nostrano. Subentrano dei “tecnici”, esperti in libri contabili e diritto, che cercano di mettere le pezze lì dove è possibile. E’ il primo spartiacque che lascia presagire il peggio. Poi arriverà la penalizzazione di 15 punti, con le comprensibili ripercussioni sulle partite successive. E ancora l’annullamento e la nuova spada di Damocle sulla testa della zebra: la nuova sentenza che arriverà lunedi prossimo.

Il giudizio sulla dirigenza attiene, ovviamente, il blocco dimissionario. La stagione è stata programmata (male) da loro. Si è ripreso Pogba che doveva essere la punta di diamante del centrocampo. Il francese, reduce da stagioni di appannamento a Manchester, è stato ricoperto di denari ed è stato un flop totale. Una manciata di minuti in un anno, roba sconosciuta persino al peggior Arthur. Idem dicasi per l’altro grande acquisto del mercato estivo: Angel Di Maria. L’argentino per il quale, ricordiamolo, Arrivabene ha scaricato Dybala a parametro zero, si è dapprima disinteressato della causa bianconera fino al mondiale. Infortuni a catena, espulsioni grottesche e qualche svogliata "passeggiata" in campo. Ha poi avuto un paio di mesi di ottimo livello al rientro dal Qatar, salvo poi sprofondare nuovamente nell’oblio nella parte decisiva della stagione. Riconfermare un trentaseienne con uno stipendio faraonico è la scelta giusta? Nutro moltissimi dubbi. In difesa è arrivato Bremer che si è rivelato, insieme a Kostic, un acquisto ottimo, confermando quanto di buono aveva dimostrato al Torino. Nel complesso le scelte sbagliate e gli azzardi quasi annullano del tutto quelle azzeccate.

In astratto, la rosa a disposizione di Allegri pareva garantire prospettive rosee. Nessuno aveva calcolato l’apporto praticamente nullo di Pogba, il disinteresse spocchioso di Di Maria, i ritardi enormi nel processo di rientro di Chiesa, la carriera ormai giunta al termine per Cuadrado e Bonucci. Una programmazione totalmente sbagliata, certo non favorita dalla buona sorte. L’allenatore, appunto, al centro del mirino dei più. Allegri ha senz’altro delle colpe: quella di non aver cercato una strada da seguire, di aver cambiato continuamente e confusamente la formazione, senza dare un’idea di gioco o una parvenza di questo. La Juve ha fallito tutti gli appuntamenti cruciali della stagione: le semifinali perse malamente contro Siviglia e Inter, le 8 gare perse in campionato alcune in maniera indegna (penso alle due partite col Monza o alla manita contro il Napoli).

Il leitmotiv è stato l’incapacità di reagire alla difficoltà (quasi mai la squadra è riuscita a rimontare gli svantaggi) e quella di gestire il vantaggio (come appunto contro Suso e compagni). La Juventus dei bei tempi, una volta in vantaggio, aveva un’attenzione e una ferocia tale da stroncare ogni velleità degli avversari. Di quella squadra è rimasto poco o nulla. Per il poco, si guardi il signor Danilo Luiz da Bicas, per distacco il miglior giocatore di questa maledetta stagione. Giocatore e uomo da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Voto negativo, dunque, anche per il mister che conserva però le attenuanti dei troppi infortuni ed il merito di aver valorizzato tanti giovani (Fagioli, Iling, Miretti, Soulè e lo stesso Gatti). Probabilmente, anche nell’ottica di una spending review, il rapporto con Allegri potrebbe interrompersi anzitempo.

Impietosi anche i voti per la squadra. Di alcuni si è già detto: Pogba, Chiesa, Di Maria rappresentavano i tre fuoriclasse della squadra ed hanno fallito in toto. Rimandati Vlahovic (troppe uscite e vuoto e troppo nervosismo), Milik e Kean (troppo altalenanti) oltre a Miretti, forse ancora troppo acerbo per certi palcoscenici. Promossi Bremer, Danilo, Szczesny, insieme a Perin, Fagioli e Gatti. Cuadrado e Bonucci sono stati due cavalieri sempre leali con la Signora: in due hanno collezionato 20 anni a Torino, con centinaia di battaglie e di vittorie ma sembrano maturi i tempi per interrompere il sodalizio.

Certamente sarà un’estate di rifondazione e riflessioni. Molto dipenderà dalla presenza o meno nelle coppe europee, a seguito delle sentenze di cui sopra. Probabilmente si proseguirà con la linea verde (Rovella, Cambiaso) e bisognerà gestire i probabili e poco desiderati rientri dai prestiti (Arthur, Kulusevski, Mc Kennie). Dipenderà dall’eventuale nuova guida sportiva (Giuntoli?) e tecnica. L’importante è che si torni a costruire quel DNA bianconero che troppe volte è mancato nelle ultime stagioni.