ESCLUSIVA TJ - Giuliano Giannichedda: "Per la Juve dissi di no all'Inter. L'esplosione di Marchisio? Gli ho dato molti consigli, si vedeva che sarebbe diventato un campione"

22.11.2011 07:30 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Giuliano Giannichedda: "Per la Juve dissi di no all'Inter. L'esplosione di Marchisio? Gli ho dato molti consigli, si vedeva che sarebbe diventato un campione"
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Una coppa Italia, un campionato di A (cancellato da Calciopoli) e uno di B: questo il palmares di Giuliano Giannichedda nei sei anni trascorsi fra Lazio e Juventus. L'ex mediano racconta in esclusiva per TuttoJuve.com le sue sensazioni in vista di una partita per lui particolare come quella dell'Olimpico, che vedrà biancocelesti e bianconeri scontrarsi da primi della classe.

Giuliano Giannichedda, sabato sera Lazio-Juventus, partita particolare per Lei che da giocatore nel 2005 passò dai biancocelesti alla Vecchia Signora. Ci racconta quel trasferimento?

“Ero in scadenza di contratto e non c’è stata possibilità di rinnovo con Lotito. È arrivata la proposta della Juve e non potevo dire di no. E con i bianconeri ho capito cosa vuol dire lottare per vincere sia in Italia che in Europa”.

C’era anche la possibilità di finire all’Inter
“Si, ma io dissi a Lotito che se mai avessi dovuto lasciare la Lazio, dove stavo benissimo e avevo indossato anche la fascia di capitano, sarebbe stato per andare alla Juventus”.

Sabato per chi farà il tifo?

“Seguo tutte e due. Fra Lazio e Juventus ho passato sei anni bellissimi. A Roma abbiamo fatto belle cose con Roberto Mancini in panchina, giocando un ottimo calcio e lottando per i primi posti. Poi col cambio di proprietà e l’arrivo di Lotito ha portato a qualche cambiamento. Alla Juve pure mi sono tolto delle belle soddisfazioni, vincendo un campionato che poi ci è stato tolto per le vicende di Calciopoli. Eravamo una squadra fortissima, una delle migliori Juventus di tutti i tempi e fra le squadre più forti d’Europa. Ci hanno mandato in B e il gruppo nonostante tutto si è cementato e abbiamo vinto anche quel campionato. Ricordo anche la passione che c’era a Roma, con tifosi calorosissimi. Anche alla Juventus lo sono, ma il tifo è vissuto in maniera diversa: mentre nella Capitale vivono di calcio sette giorni su sette a Torino questa passione si avverte solo la domenica. E comunque l’affetto per la Juve era ovunque, perché quando andavamo a giocare in trasferta in qualsiasi stadio c’erano tantissimi tifosi bianconeri che ti sembrava di giocare in casa”.

Che partita si immagina all’Olimpico?

“Una sfida fra le due sorprese del campionato, non mi aspettavo sinceramente di trovarmi entrambe in testa. La Lazio è una squadra quadrata che ha migliorato con l’arrivo di un giocatore di caratura internazionale come Klose; mentre il cambiamento della Juve è stato più radicale fra il cambio di allenatore e l’arrivo di giocatori nuovi, perciò ci si poteva aspettare una stagione difficile e invece bravissimo Conte a trovare subito la quadra. Prevedo una gara molto equilibrata: la Juve sta giocando benissimo e ha tutte le carte in regola per fare il colpaccio, ma la Lazio sebbene sabato abbia faticato in casa gioca meglio, perciò ogni risultato è possibile ”.

La Lazio senza Klose ha dimostrato i avere problemi in attacco. E dire che poteva sembrare il classico giocatore “bollito” venuto a svernare…

“Personalmente non ho mai pensato di trovarmi di fronte a un giocatore bollito. Non dico di avere avuto delle perplessità perché è un giocatore che ha avuto una carriera straordinaria in una squadra come il Bayern. Certamente il fatto che la squadra lo abbia lasciato libero, contando anche i suoi 33 anni diciamo che qualche dubbio sulla sua affidabilità l’ha fatto venire. Invece si è rivelato un grandissimo colpo e mi dicono che sia un professionista impeccabile. È diventato in poco tempo un indispensabile per i biancocelesti, perché al di là delle sue qualità tecniche è anche un leader e quando ti viene a mancare un giocatore con queste caratteristiche è pesante. È un po’ come se a questa Juventus togliessero Pirlo”.

Lei ha avuto modo di vedere al secondo anno di Juve un giovane Marchisio, oltre a Giovinco. Si aspettava una tale evoluzione da parte di questi due elementi?

“Si, me l’aspettavo. Certo, sembra facile dirlo adesso ma lo stesso Marchisio può confermare quanta considerazione avevo nei suoi confronti e quanti consigli gli ho dato. Ricordo che già nell’anno di Capello era spesso aggregato in Prima squadra ad allenarsi e si vedeva già allora che era un ottimo giocatore. Anche se fisicamente minuto ha la cattiveria giusta, mette il piede e in più ha tanta qualità e una personalità e umiltà incredibile, perché la maglia della Juve pesa e lui è stato bravissimo a non farsi travolgere dalla responsabilità. Anche Giovinco  si vedeva che aveva i numeri: molti storcevano il naso perché piccolo, ma ha grande forza nelle gambe e una tecnica notevole”.

Una soddisfazione anche per il prodotto italiano

“Esatto. Ultimamente in Italia mancano i talenti e se guardiamo anche i settori giovanili ci sono troppi stranieri. Non è giusto vedere squadre Primavera piene zeppe di ragazzi provenienti da altri paesi, che poi chi paga le conseguenze è il nostro movimento calcistico che non riesce a dare alla Nazionale giocatori adeguati. Escono sempre meno talenti e appena ne esce uno, vedi Balotelli, lo sovraccaricano di responsabilità perché alla fine è l’unico talento che abbiamo. È un limite del nostro calcio, che vuole giocatori già pronti e non concede fiducia ai giovani. In Germania hanno iniziato un processo da 15 anni a questa parte di valorizzazione dei vivai e adesso stanno raccogliendo i frutti. Da noi invece l’Under 21 attinge sempre più dalla B e alcuni di questi giocatori non è nemmeno titolare in cadetteria”.