La bandiera dell'Est che conquistò l'intero mondo Juventus

Gigi Buffon in porta. Lilian Thuram in difesa. Pavel Nedved a centrocampo. Marcello Lippi si affidava a loro nel 2001. E Nedved fu il pezzo pregiato di quel mercato. La Juve a quell'epoca versò 85 miliardi di lire per quello che sarebbe poi divenuta un'icona del calcio juventino e non solo.
Intanto passava settembre, passava ottobre, passava novembre e il primo gol bianconero della "Furia Ceca! sembrava non arrivare mai. Poi, in una gelida serata di dicembre a Perugia arrivò il primo gol di quel quel ragazzo dal caschetto biondo con la maglia della Juve. Si potrebbe descrivere quel momento come se si togliesse un tappo ad una cascata. Pavel aveva capito che poteva prendersi la Juve e diventare l’uomo in più di quella squadra.
Pavel Nedved diventerà un simbolo bianconero negli anni a venire. Il due aste che compare nella Curva Scirea, tutto per lui, sintetizza alla perfezione quello che Nedved è: FURIA CECA, per la sua forza straripante in campo e per il suo carattere mai domo. La stagione 2002/03 si conclude a Manchester, lo sapete, ma non è il caso di andare a riaprire la ferita e rimettere il coltello nella piaga. Beffardamente però, alla fine di quella stagione anche il Pallone d’Oro certificherà quello che il campo aveva sancito: quell’anno meglio di Pavel Nedved, nessuno. Nessuno.
A Torino e non solo, entrerà ufficialmente nel cuore di tutti. Per la sua mentalità da vincente, per il suo carattere forte, per quella sua voglia di migliorarsi costantemente e sempre. Di non sentirsi mai arrivato. Raccontava Paolo Montero dello stupore provato nel sapere che Pavel, ogni santa mattina, andava a correre, prima dell’allenamento. E poi, in allenamento, nel pomeriggio, arrivava sempre, comunque prima degli altri. Ed è proprio in questo, nella cura di ogni minimo dettaglio, che si manifesta la grandezza di uno dei giocatori più forti di sempre. Oramai, della Juve è divenuto un monumento. Vivrà anche delle stagioni vincenti con Fabio Capello, quelle cancellate, con un triste colpo di spugna da Calciopoli. Ma proprio quando verrà il momento di andare in serie B, Pavel sceglierà di diventare un’icona indelebile della Juventus. Il padre gli ha insegnato che nelle difficoltà non si scappa, dai problemi non si fugge. Pavel si rimbocca le maniche e, a 34 anni suonati, scende in serie B a sporcarsi le mani insieme a Buffon, insieme a del Piero, insieme a Trezeguet. Insieme alle leggende della Juventus, per guadagnarsi il diritto di entrare nell’Olimpo bianconero, indossando ancora una volta quella maglia che lo aveva fatto diventare ciò che è.
La grinta e la caparbietà di quel numero undici lì, riporta la Juve in serie A e poi in Champions League.
Nel 2009 invece la più che sofferta scelta: Pavel decide di appendere le scarpette al chiodo. Non ci pensa, decide e basta. Capisce che è arrivato il momento, semplicemente. Nessun giro in campionati esotici, niente sirene di ritorni in patria, niente avventure altrove. No, semplicemente Pavel capisce che non può più giocare al top della condizione fisica. Solo la Juve doveva essere il suo inizio e la sua trionfante fine. Capisce che uno come lui, da se stesso, pretende sempre il massimo. Era il 31 maggio ed un certo Alessandro Del Piero gli lascia la fascia da capitano quel giorno. Proprio contro la Lazio, guarda tu il destino.
Pavel fa in tempo a servire l’assist per il secondo gol a Iaquinta recuperando un pallone che sembrava già perso. Viene sommerso dall’abbraccio dei compagni, restituisce la fascia di capitano al suo legittimo proprietario lasciando il campo a Tiago. Lo stadio Olimpico è tutto in piedi, per lui. Lui che usciva di scena così: tra le lacrime e gli applausi dei suoi tifosi.
Così, chiosava Pinturicchio su Pavel quel giorno: "Sono orgoglioso di avere giocato con Pavel Nedved (anche perché me lo ricordo anche da avversario, e vi assicuro che è molto meglio averlo dalla propria parte…). Sono orgoglioso che domenica scorsa sia stato il mio capitano, di avergli messo al braccio la fascia che indosso da tanti anni. Alessandro Del Piero
Ma oggi, è riuscito ancora una volta a gonfiare la rete, probabilmente si tratta di uno dei suoi "gol" più importanti: già membro del Consiglio di Amministrazione del club, Nedved è stato nominato vicepresidente della Juventus. Una sterzata decisa che da indimenticabile numero 11 bianconero è divenuto numero 2 in casa bianconera. Uno step fondamentale.
E' questa l'enorme crescita che Pavel ha dimostrato in questi in cinque anni come consigliere della Juventus, è stata una crescita continua e costante così come è stata la sua carriera vincente da giocatore. E siamo sicuri che non si fermerà qui.
Pavel non è divenuto soltanto un simbolo di juventinità, ma anche un modo di intendere e concepire il calcio: quello del sacrificio e della vittoria, in perfetto stile Juventus.
In bocca al lupo, Furia Ceca.