Paratici sulla squalifica: "Ho pagato per un principio mai usato. Crisi Juve? Difficile giudicare dall'esterno"

Paratici sulla squalifica: "Ho pagato per un principio mai usato. Crisi Juve? Difficile giudicare dall'esterno"TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
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di Alessandra Stefanelli

Fabio Paratici, oggi direttore sportivo del Tottenham, si è raccontato in una lunga intervista a Sky Sport, ripercorrendo gli anni della Juventus, il processo plusvalenze e il suo ritorno a Londra.

Sul processo e sulla condanna, l’ex dirigente bianconero ha parlato senza giri di parole:
“Provavo quasi vergogna a dire che non avevo fatto nulla. È stata una vicenda durissima, soprattutto all’inizio: ti senti spaesato. Ma mi ha migliorato come persona”. Poi la precisazione: “Siamo stati condannati non per valutazioni distorte dei calciatori, come spesso si è detto, ma per un principio contabile mai applicato prima e nemmeno dopo”.

Durante la squalifica ha riscoperto una dimensione più umana:
“Ho seguito i miei figli, sono tornato nei settori giovanili. Una vita che avevo perso”.

Sulle critiche ricevute:
“Sono rimasto sorpreso dai commenti di colleghi che parlavano senza sapere nulla. Io non l’avrei mai fatto”.

Sul mancato arrivo al Milan, Paratici conferma i contatti:
“Eravamo molto vicini. Se poi il matrimonio non si è fatto, non posso stare a chiedermi perché”.

Il legame con il Tottenham, invece, è totale:
“Qui mi hanno fatto sentire a casa. Non mi hanno mai giudicato, neppure nei momenti peggiori. Quando mi sono dimesso per rispetto del club, loro mi hanno tenuto come consulente e, finita la squalifica, mi hanno rimesso al mio posto”.

Sul suo metodo di lavoro, Paratici è netto:
“Il budget è quello: devi fare il massimo con ciò che hai. In 22 anni ho lavorato solo in Samp, Juve e Tottenham: se sono rimasto così a lungo è perché sono stati soddisfatti”.

Costruire una squadra?
“È un’arte. Vedere un talento è facile, assemblare un gruppo vincente no. Il rapporto con l’allenatore è fondamentale: devi quasi annullare le tue idee per sposare le sue”.

Sulla Premier League:
“È un brand globale, come l’NBA. L’approccio è diverso, superiore. In Italia dobbiamo partire dalle infrastrutture”.

Sulla crisi Juventus dopo il cambio di management:
“Difficile giudicare da fuori. Quando ero dentro, avevo difficoltà io stesso a capire certi problemi. Chi lavora ogni giorno ha il diritto di parlare, chi sta fuori no”.

Su Spalletti al posto di Tudor:
“Sono legato a Igor e mi dispiace molto per lui. Ma Spalletti è un grandissimo allenatore, auguro il meglio a entrambi”.