IL TERZO TEMPO - Caso Sartoriello: ora è davvero troppo. L'ingiustizia manifesta di sentenze ed inchieste spinte solo dall'odio.

La Juventus è accerchiata. Procure federali e sportive, spinte da tutto tranne che la giustizia. Sentenze inique e sproporzionate. Il vaso è colmo, la società agisca.
07.02.2023 15:00 di Luigi Risucci   vedi letture
IL TERZO TEMPO - Caso Sartoriello: ora è davvero troppo. L'ingiustizia manifesta di sentenze ed inchieste spinte solo dall'odio.
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© foto di Federico De Luca

Per una volta, e mi duole molto, questa rubrica non affronterà i temi di campo.

Nonostante Allegri lo raccomandi e lo predichi in ogni conferenza stampa, alla luce di quanto sta emergendo, non si può più pensare solo al campo.

Non è giusto e non può lasciare tranquilli assistere a ciò che sta accadendo nei tribunali sportivi e, ormai, anche in quelli ordinari.

La notizia è uscita oggi e riguarda Ciro Santoriello, uno dei PM dell’inchiesta Prisma che ha portato al rinvio a giudizio dei dirigenti della Juventus. Il Pubblico Ministero, ruolo pubblico che deve essere garante di trasparenza, imparzialità e rispetto della legge si era espresso pubblicamente e davanti ai microfoni, tra un risolino e l’altro in questi termini. "Io, lo ammetto, seguo e sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo".

Precisiamolo: non si tratta di conversazioni confidenziali, né captate con le intercettazioni, ma pronunciate davanti ai microfoni con tanto di platea gremita. Sentire un organo pubblico, coinvolto in prima persona nell’inchiesta che sta scuotendo il mondo Juventus e tutto il calcio nostrano, esprimersi con questi termini è atroce. Parlare di “odio” in un calcio dove ancora si ripropongono episodi di violenza (da ultimi, gli scontri in autostrada tra ultras napoletani e romanisti) è triste quanto vergognoso.

Ora immaginate il signor “Bianchi”, PM di origini piemontesi, svolgere le sue funzioni a Napoli ed indagare, per dirne una, sulle plusvalenze del caso Osimhen. Immaginate che quest’ultimo abbia già portato le carte in procura federale e che questa abbia sottratto, nella totale assenza del diritto di difesa, ben 15 punti in classifica al Napoli, in un anno che i partenopei stanno vivendo, meritatamente, da padroni assoluti. Immaginate che vengano fuori delle dichiarazioni pubbliche del signor Bianchi, in cui afferma di odiare il Napoli e di essere fermamente anti-napoletano.

Secondo voi, il signor Bianchi, avrebbe potuto vivere una vita normale?

Ma soprattutto, alla luce di quanto detto, l’Italia può essere considerato ancora un Paese normale? Un Paese dove tutte le società, per coprire le gravi perdite causate dalla pandemia, ricorrono all’espediente delle plusvalenze ormai da anni. Ma solo la procura di Torino, tra i cui membri spicca l’insigne Santoriello, si mette a perquisire e spulciare le carte societarie, indagando dirigenti presenti e passati. Dove un tribunale federale giudica due volte lo stesso fatto, ma prima archivia e dopo poche settimane infligge una pena devastante a campionato in corso. Dove il procuratore federale, Chinè, può permettersi di sfoderare affermazioni quali “La pena deve essere afflittiva, quindi la Juve deve finire dietro la Roma in classifica” o, peggio, apre un’inchiesta per la presenza in tribuna dell’ultraottantenne Moggi in una partita della primavera bianconera.

Talvolta, a pensarci bene, siamo un Paese ridicolo, capace sotto l’aspetto della giustizia di riservarti tutto ed il contrario di tutto.

Ora, per entrare nel merito della sentenza, dopo averne lette le motivazioni, alcune considerazioni da giurista.

La mia impressione è che si tratti di una vendetta in grande stile, con l’applicazione più becera e populista del “comune sentimento popolare”. Una giustizia medievale. I margini per vincere il ricorso al Collegio di Garanzia del CONI sono, a mio parere, ampi.

E’ fuori discussione che i comportamenti superficiali, arroganti e poco avveduti di buona parte dei nostri ex dirigenti abbiano prestato il fianco a chi voleva il male della società, offrendogli su un piatto d’argento un rigore a porta vuota. Ma nello stesso tempo sono convinto che nel 2023 la “giustizia del popolo” rappresenti qualcosa di agghiacciante e non tollerabile, che rimanda più ad uno stato di polizia che ad uno stato di diritto. Diritti della difesa calpestati, così come il principio del giusto processo, del contraddittorio. Una serie di violazioni di rango costituzionale, sulle quali non starò a dilungarmi in questa sede. La palla passerà al collegio difensivo della Juventus, che dovrà con totale risolutezza smontare punto per punto l’impianto accusatorio. La nota ufficiale del club pare esser ricca di buoni propositi nonché di spirito battagliero e combattivo, e lascia ben sperare che si tramuti in azioni concrete. L’attuale gruppo dirigente di Madama lo deve al club, alla sua storia, ma soprattutto a tutti i tifosi che con immenso dolore e sacrificio stanno rinunciando ad assistere in TV alle gare della propria squadra del cuore, pur di dare una risposta alla profonda ingiustizia che si sta perpetuando a carico della società. Perché qualora così non dovesse essere, la proprietà dovrà spiegare con dovizia di particolari il perché ai propri tifosi, pena essere considerata complice di questo sistema turpe, abietto e vile.