AGNELLI al Corsera: "Ecco perchè ho scelto Conte. La direzione è giusta. Calciopoli? Sono uscite notizie importanti. Del Piero? Rivoltate le mie parole..."

24.12.2011 10:00 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
AGNELLI al Corsera: "Ecco perchè ho scelto Conte. La direzione è giusta. Calciopoli? Sono uscite notizie importanti. Del Piero? Rivoltate le mie parole..."
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© foto di Alberto Fornasari

Parte da una foto la lunga intervista rilasciata dal presidente della Juventus Andrea Agnelli al Corriere della Sera. Il bambino Andrea con i calzoni corti è in piedi vicino alla panchina dove siede suo padre Umberto e guarda avanti. Sulla panchina, accanto al padre Umberto c’è un signore. "Mi hanno detto chi è, ma non ricordo il nome, è qualcuno di Villar Perosa", spiega il numero uno della società bianconera ai colleghi Daniele Dallera e Roberto Perrone, che lo hanno intervistato. Gli chiedono se abbia pensato di fare il presidente della Juventus dopo aver trovato questa foto: "Non l’ho mai pensato, gli eventi si evolvono e possono portare ad assumere certe responsabilità. Il fatto che ci sia stato l’impegno diretto di uno della famiglia dimostra quanto la Juve stia a cuore a tutti noi - replica Agnelli -. Come affronto questo peso? Uno un po’ ci cresce, ti motivano. Una medaglia ha sempre due facce, privilegi e responsabilità".
Il presidente traccia un bilancio di questo suo primo anno e mezzo al timone bianconero: "L’elemento che mi ha colpito di più è la totale assenza di un sistema di governo e di regole che possa permettere al calcio di svilupparsi. Mi sono confrontato con un sistema in stallo che paghiamo col ranking Uefa e la difficoltà a proporci in Europa come organizzatori di grandi eventi. Al pari del Paese, anche il sistema dello sport ha necessità di riformarsi. Per quanto riguarda la Juve? Qui siamo padroni del nostro destino. Quello che non si vede è stato il profondo rinnovamento della società. Uno semina, lavora e dopo arrivano i frutti". E i frutti stanno arrivando: "Ha ragione Conte: se l’avessero detto a luglio che a dicembre saremmo stati primi in classifica e imbattuti nessuno l’avrebbe creduto. La direzione è giusta. Da qui possiamo cominciare a costruire inserendo, in un impianto esistente, uno o due giocatori all’anno".
Agnelli spiega le ragioni che hanno spinto la società a puntare sull'allenatore salentino. "Perché ho scelto Conte? La sua determinazione, la sua competenza, la sua grinta, la sua voglia di far bene sposavano appieno il cambiamento che io ho portato in Juventus. Il rapporto con lui è vecchio di vent’anni, l’ho rivisto e ho capito cosa poteva trasmettere. Se discuto le sue scelte tattico-tecniche? Non esiste che un presidente dica: facciamo giocare questa formazione. Esistono responsabilità e competenze. E mi comporterei allo stesso modo se parlassimo di una fabbrica di bulloni. Dopo si commenta". Gennaio è il mese nero della Juve. Ma Agnelli non se ne cura: "Non sono scaramantico. A Tokyo, prima della finale della Coppa Intercontinentale del 1996 comprai una giacca. Mi sono chiesto: la metto o non la metto? L’ho messa. Se bastasse mettere o non mettere una giacca per vincere o non vincere saremmo campioni tutti gli anni".
Gli domandano quale fosse lo juventino della sua adolescenza-giovinezza: "Sono cresciuto prima con Gentile e poi con Montero. Nessuna finezza in campo - ha risposto Agnelli -. Sono un difensore, ho giocato fino ai giovanissimi, poi sono andato in Inghilterra e ho continuato lì. E continuo ancora. La famosa partitella del giovedì con Nedved? Con venti persone tra cui anche Pavel".
Il discorso si sposta inevitabilmente sulla corsa scudetto e sul livellamento del campionato: "Non c’è solo il Milan. Si gioca partita dopo partita e i conti si fanno a maggio. La sorpresa del campionato? È un campionato altamente incerto, con squadre medio-piccole che stanno facendo bene anche grazie alla redistribuzione dei diritti tv: il Chievo con il solo differenziale dei diritti tv paga tutto il monte ingaggi. Se questo per noi non è giusto? Non è questione di giusto o sbagliato, tolta la Spagna, tutte le altre nazioni viaggiano su un principio di diritti collettivi.

Il fatto è che l’anno scorso con accordi presi e documenti già firmati, una delibera ha modificato il sistema di quantificazione del bacino d’utenza: 200 milioni. Noi avevamo una pianificazione di un certo tipo e ci è cambiata in corsa. Se sono per una riduzione delle società professionistiche? Drastica. Io sarei per allinearci alla Spagna, 40, 42. Serie A, serie B, una riga qua. Quando uno fa dalla A alla B già ha degli sconquassi, dalla B alla C non ne parliamo. Prendete la classifica della Lega Pro: accanto a metà delle squadre c’è l’asterisco: 2, 3, 4 punti di penalizzazione. Non giustifico nessuno ma quando si scommette sugli avvenimenti sportivi e io non ti pago lo stipendio, poi è più facile rubare".
Altro tema caldo, Calciopoli e lo scudetto 2006: "A che punto siamo? Sono uscite delle notizie importanti, anche se da verificare. Nell’esposto nel maggio del 2010 chiedemmo se sussistevano le condizioni per le quali il commissario straordinario assegnò lo scudetto all’Inter. La relazione di Palazzi dice di sì, l’intervista pubblicata dal Corriere dello Sport ieri svela che l’inchiesta fu sommaria. Non ci si rende conto di quello che ha determinato il 2006 per noi. Abbiamo richieste, le più diverse, di risarcimento danni per circa 600 milioni di euro. Con la nostra siamo a quasi un miliardo che pende. Chiudere con 'fu giustizia sommaria ci spiace', come si voleva fare con il documento non firmato al tavolo del Coni, non è semplicissimo".
Ad Agnelli fanno notare di aver sempre difeso i 29 scudetti della Juve, ma di non aver mai menzionato i dirigenti: "Innanzitutto scomponiamo - risponde Agnelli -. Noi abbiamo un anno sotto inchiesta, il 2004-2005. Il 2005-2006 è pulito: subiamo la penalizzazione su un anno in cui non c’è niente e i designatori arbitrali sono cambiati. Se il capo dello sport e quello del calcio mi parlano di giustizia sommaria, quali che fossero i dirigenti, fu giustizia sommaria. E poi siamo entrati in un procedimento penale: i giudizi li possiamo dare solo alla fine. Quel sistema in cui controllati e controllori erano tutti amici e commensali era da estirpare? Sì. Ma di arbitri si parla ancora adesso e poi, conoscendo il carattere delle persone, c’è chi è più riservato e c’è chi è più colorito, anche quando parla al telefono".
Il presidente bianconero risponde anche ad un'altra "storica" obiezione, secondo la quale le telefonate di Moggi fossero molto diverse, nei toni, da quelle di Facchetti: "Perché allora si accusa la Juventus di articolo 1 e l’Inter di articolo 6? Se io sto a quello che è l’impianto accusatorio del procuratore federale, nei confronti dell’Inter è molto più severo. Questo è Palazzi, risponde lui", ribatte Agnelli.
Perrone e Dallera fanno una "Proposta di pace" ad Agnelli: la Juve rinuncia ai due scudetti e l’Inter a quello a tavolino. Ma il numero uno della società bianconera non ci sta: "No. Credo che ci sia la necessità di fare chiarezza, quando avremo il quadro completo si potrà passare a una negoziazione politica".
Il presidente parla quindi dei rapporti con Moratti: "A monte di tutto c’è l’educazione e la civiltà. Abbiamo posizioni diverse, ma senza astio o mancanza di rispetto".
Poi si torna al calcio giocato e all'addio di Del Piero, annunciato dallo stesso Agnelli: "Io ho prepensionato Del Piero? A me affascina, lo confesso, il sistema di prendere delle affermazioni e rivoltarle. Fu Alex, cinque mesi prima, a dire che avrebbe firmato il suo ultimo contratto con la Juve. Per il popolo Del Piero è ancora il supereroe? Il bello di Del Piero è che lo sarà sempre un supereroe della Juve".
Agnelli indica il suo supereroe: "Il supereroe è sempre la squadra, il gruppo. Chi si avvicina a Gentile e Montero? Un duro come Chiellini".
Il presidente dedica gran parte della sua giornata alla Juventus: "La mia giornata lavorativa va dalle 8 alle 20 e la Juve in questo momento prende nove, dieci ore. Cosa ho eredita da mio padre? Le due epoche sono troppo diverse. Per quello che riguarda il resto anche il fatto che mi dicano che gli assomiglio è già moltissimo".
Infine Agnelli parla dei suoi due figli, l'ultimo dei quali arrivato pochi giorni fa: "Uno per i figli spera sempre il meglio, non pensa al contesto. A proposito: Giacomo Dai è Davide in gaelico. Mia moglie ha questa origine. Non è una stranezza".