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Disdette pay tv, parla l'Avv. Quarracino (Pres. JOFC Scirea-SMCV): "Frustrati, stanchi e sfiduciati, esprimiamo dissenso con educazione. Non vogliamo finanziare parte dell'industria calcistica"

09.02.2023 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Disdette pay tv, parla l'Avv. Quarracino (Pres. JOFC Scirea-SMCV): "Frustrati, stanchi e sfiduciati, esprimiamo dissenso con educazione. Non vogliamo finanziare parte dell'industria calcistica"
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La redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, il presidente dello Juventus Official Club "Gaetano Scirea" di Santa Maria Capua Vetere (CE), l'Avv. Domenico Quarracino, per avere una voce in merito alle disdette alle pay tv perpetrate dai tifosi bianconeri e non solo:

L'invito di disdire le pay-tv è una voce presente all'interno del vostro documento congiunto. Perché dovrebbe essere la miglior risposta, a seguito di una sentenza ingiusta, che il tifoso juventino può dare in questo momento?

"Le disdette sono solo l’effetto di una diffusa disaffezione da parte dei tifosi nei confronti dell’intero sistema calcio. Quello che percepiamo, almeno con riferimento ad una parte dei nostri soci e tifosi, è un sentimento di frustrazione, stanchezza, sfiducia. E questo riguarda anche la narrativa sportiva di una parte dei mass media; è sempre bene non generalizzare. Comprendiamo che la Juventus faccia notizia sempre e comunque, ma la richiesta di equilibrio nella narrazione di determinate vicende ci sembra legittima, nonché doverosa. Ognuno è assolutamente libero di fare le scelte che ritiene più opportune, non si tratta di un’imposizione o di un attacco alle pay-tv. Trattasi di una mera conseguenza ad una situazione, protratta nel tempo, divenuta per alcuni insostenibile. La migliore risposta, o presa di posizione, è quella civile. L’esercizio composto di un proprio diritto, non è censurabile. La migliore risposta, quindi, che può dare il tifoso juventino, è, secondo la sua volontà, manifestare in modo educato il proprio eventuale dissenso; prendere le distanze, non finanziare una parte dell’industria calcistica, è una forma legittima e civile di dissenso, al di là della condivisibilità o meno di tale scelta".

Come sono arrivati tutti gli Official Club ad emettere un comunicato congiunto? Ci può raccontare, per far capir meglio, quanto sta succedendo?

Si è trattato di un’iniziativa assolutamente spontanea, nata al fine di dare una voce unica al pensiero e al sentimento condiviso degli Juventus Official Fan Club. Ovviamente c’è stato un previo confronto tra i vari referenti e si è deciso di manifestare una posizione chiara degli JOFC, all’occorrenza anche giuridicamente motivata, sempre in modo rispettoso e ordinato".

Abbiamo accennato alla sentenza, da avvocato quale è l'idea che ti sei fatto in merito?

"Premesso che per dare un parere compiuto della vicenda bisognerebbe conoscere tutta la documentazione in atti, studiarla e così via, ritengo di poter comunque esprimere un parere motivato su alcuni aspetti. Va in primis evidenziato come, a mio giudizio, la giustizia sportiva presenti delle grosse criticità: solo con riferimento, ad esempio, alla sentenza che ha penalizzato di 15 punti la Juventus, ne emergono due: proprio con riferimento alla penalizzazione in punti, la mancata previsione di una cornice edittale (minimo e massimo) rende la quantificazione della sanzione del tutto arbitraria, laddove vige il “non principio” dell’indeterminatezza della pena. L’incolpato deve previamente sapere a cosa va incontro a seguito di una determinata condotta. La formula “uno o più punti” lascia troppo margine, sia interpretativo che applicativo".

E immagino che il discorso vada avanti.

"Certo, altro grosso problema strutturale è, a mio giudizio, l’immediata esecutività della sentenza prima che la stessa sia definitiva, almeno secondo la giustizia sportiva. Anche nel caso in cui il Collegio di Garanzia dello Sport presso il CONI dovesse, per ipotesi, annullare la precedente decisione, i danni collaterali sarebbero già stati consumati, sia sotto l’aspetto sportivo che extracalcistico. Questi sono due problemi strutturali. Andando, invece, nello specifico, ritengo che potranno essere rilevate alcune violazioni di principi basilari: giusto processo, legalità, contraddittorio. In sede di revocazione, in violazione dei suddetti principi, nonché del doppio grado di giudizio, è stato applicato l’art. 4 C.G.S., non contestato alla Juventus nel capo di incolpazione originario. Norma generale alquanto aperta; sussiste, tuttavia, per la tipologia di violazione contestata (in materia gestionale ed economica), una norma specifica, tra l’altro contestata (art. 31 co. 1 CGS), che prevede la sanzione dell’ammenda con diffida".

Come è stato l'uso delle intercettazioni?

"Vi è stato un utilizzo parziale delle intercettazioni, che sappiamo essere un mezzo di ricerca della prova, la cui trasposizione sic et simpliciter nel procedimento sportivo non può addirittura farle assurgere a prove aventi valenza confessoria; al di là di ogni possibile eccezione sulla valenza e sull’utilizzabilità o meno delle stesse e sulla loro decontestualizzazione. Così come non può avere tale valenza il foglio A4 di Cherubini, che tra l’altro è stato anche sentito a s.i.t. (che non costituiscono prova). Senza andare oltre per ragioni di sintesi, rappresento un ultimo grande cortocircuito delle motivazioni: la Corte afferma che “quand’anche si ricostruissero tutte le vicende oggetto d’indagine in termini di colpa, l’illecito disciplinare sportivo resterebbe comunque integrato, non essendo necessario secondo la giurisprudenza di questa Corte la sussistenza di stato soggettivo del dolo specifico, né per le persone fisiche, né per la responsabilità della società”. Qui c’è un grosso problema".

Quale?

"Nella decisione vi è un continuo richiamo alla consapevolezza, ad una programmazione sistematica, ad un’intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori, ad una preordinata strutturazione e trattamento delle operazioni come apparentemente indipendenti e in modo tale da impedire in partenza la relativa qualificazione come permute, insomma ad un comportamento doloso. La slealtà del resto, per cui è stata condannata la Juventus, non può essere colposa, ma esclusivamente dolosa; è, quindi, incompatibile con la colpa. Oltre a tale incongruenza, immaginate l’incredibile contrasto che potrebbe venirsi a creare in caso di proscioglimento nel procedimento penale per insussistenza dell’elemento soggettivo del dolo richiesto dalla fattispecie contestata. Insomma, ritengo che sull’altare della sommarietà e rapidità non si possano sacrificare alcuni principi e diritti indefettibili".

Si ringrazia l'Avv. Domenico Quarracino per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.