La 23 sulla schiena, la Juventus nel cuore

Arturo Vidal in sole due stagioni è riuscito ad entrare prepotentemente nel cuore dei tifosi bianconeri, al punto da far pensare a questi ultimi che sarebbe stato degno di richiedere ed indossare la numero 10 del tanto amato (e da più di qualcuno rimpianto) Alex Del Piero. Per quei tifosi che sognavano questo ideale passaggio di consegne, il sogno rimarrà tale; il centrocampista cileno infatti, a scanso di equivoci, scrive sul suo profilo twitter: “Io non ho mai chiesto la maglia numero 10. Ha un capo e si chiama Alessandro!! Il mio numero è il 23. Spero di poter fare la storia come Ale e nel giro di pochi anni essere rispettato come io rispetto lui!”.
Parole forti e piene di significato quelle di Arturo, che hanno soprattutto la capacità di andare a toccare le corde giuste, quelle che fanno vibrare il cuore di tutti i sostenitori bianconeri: il ricordo e l’ennesimo attestato di stima nei confronti di Alessandro Del Piero, che permette al tifoso juventino di tuffarsi in quei preziosi ricordi che lo legheranno per tutta la vita a quello che è stato il capitano bianconero fino alla scorsa stagione. Per di più, la volontà del cileno di scrivere la storia di questo club ribadita nel suddetto tweet, spiega la sua decisione di continuare ad indossare la maglia numero 23: qualora avesse scelto la 10, avrebbe probabilmente vissuto nell’ombra del miglior marcatore di sempre della storia bianconera, non andando incontro a quella sorta di immortalità che gli appassionati di calcio regalano unicamente a quei giocatori in grado di segnare un’epoca con un determinato numero sulla schiena. La voglia di fare la storia con la 23 sta appunto nel voler caricare di significati questo numero, sta nel voler essere IL 23 e non uno dei 23 della storia bianconera. E chissà che, fra diversi anni, non sarà anche questo numero a stuzzicare la memoria dei tifosi della Juventus, rievocando le gesta di un guerriero, di un combattente, di uno che il cuore lo metteva tanto nell’esultanza quanto nel campo: Arturo Vidal.