Lichtsteiner a Gazzetta: “Ho detto no all’Inter per amore della Juve. Conte ci diceva sempre che per restare nella storia bisogna vincere”

14.05.2025 09:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Lichtsteiner a Gazzetta: “Ho detto no all’Inter per amore della Juve. Conte ci diceva sempre che per restare nella storia bisogna vincere”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

L'ex bianconero, Lichtsteiner parla a Gazzetta: "Ho vinto sette campionati e molti trofei, ma ho anche perso tanto: due finali di Champions con la Juve, una di Europa League con l’Arsenal. Lo sport è così. Da giovane coltivavo i miei sogni, ma mi allenavo duramente per realizzarli mentre prendevo il diploma assicurandomi un eventuale impiego in banca, se con il calcio non fosse andata bene». Conte ti mandava in campo sapendo tutto: cosa avrebbero fatto gli avversari, cosa sarebbe successo, come reagire a ogni situazione tattica. Avevamo sempre qualcosa in più. Giocare con la Juve è completamente diverso e Conte te lo faceva capire. Ci diceva sempre che per restare nella storia bisogna vincere. Il primo anno all’inizio credeva solo lui di poter fare qualcosa di grande.

Noi ci fidammo di Antonio, gli andammo dietro, riuscimmo a reggere lo stress mentale e negli ultimi due mesi eravamo convintissimi di farcela. Con Andrea Pirlo c’era questo feeling speciale: se scattavo con i tempi giusti, la palla arrivava. Era una cosa naturale, non la provavamo nemmeno tanto in allenamento. E non c’era bisogno che gliela chiamassi, perché Andrea aveva occhi dappertutto». L’ultimo scudetto, cioè quello del 2017-18, è stato il più sofferto: noi siamo stati bravi, ma non perfetti e il Napoli ci stava addosso. Me lo sono goduto, anche se sapevo che sarei andato via.Il pizzico di fortuna che a volte avevamo in campionato non l’abbiamo mai avuto in Europa. Ma non bisogna cercare alibi, piuttosto capire contro chi abbiamo perso le finali: il Barcellona di Messi, Suarez e Neymar, il Real Madrid di Ronaldo. Con tutto il rispetto per altre squadre, non è la stessa cosa».Dissi no all'Inter per serietà: amo la Juve e quindi non potevo giocare nell’Inter. Adesso soffro da tifoso, ma presto torneremo a vincere».Ci sono giocatori fatti per la Juve e altri, pur bravi, che non sono fatti per la Juve. Nel primo gruppo ci sono quelli che riescono a gestire lo stress, che hanno la lucidità di andare oltre il momento o il risultato, che sanno lanciare i messaggi giusti ai compagni, che capiscono cosa significa davvero indossare quella maglia, che imparano da chi c’era prima di loro e poi insegnano a chi arriva".