Calhanoglu: "Al Mondiale da infortunato, rispetto per le opinioni di Lautaro e Marotta ma non deve essere a senso unico"

Hakan Calhanoglu è tornato a parlare dopo le forti dichiarazioni di ieri di Marotta e Lautaro Martinez Il centrocampista dell'Inter ha pubblicato un post su Instagram e ha fatto chiarezza sulla sua situazione: "Dopo l'infortunio nella finale di Champions League, abbiamo comunque deciso che partissi con la squadra per gli Stati Uniti. Essere lì, anche senza poter scendere in campo, è stato importante per me. Volevo stare vicino al gruppo, dare il mio supporto. Purtroppo, durante un allenamento negli USA, ho riportato un altro infortunio, in una zona diversa. La diagnosi è stata chiara: uno strappo muscolare. Per questo non ho potuto giocare in questa competizione. Non c'è altro. Nessun retroscena".
Il turco ha poi proseguito: "Ieri abbiamo perso. E fa male. L'ho vissuta con tristezza, non solo da calciatore, ma da persona che tiene davvero a questa squadra. Nonostante l'infortunio, subito dopo il fischio finale ho chiamato alcuni compagni per far sentire il mio sostegno. Perché quando ci tieni, è quello che fai. Quello che mi ha colpito di più, però, sono state le parole arrivate dopo. Parole dure. Parole che dividono, non uniscono. In tutta la mia carriera non ho mai cercato scuse. Mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ho giocato anche con il dolore. E nei momenti difficili, ho sempre cercato di essere un punto di riferimento. Non a parole, ma con i fatti".
Il classe '94 poi entra nel merito della questione di ieri: "Rispetto ogni opinione, anche quella di un compagno, anche quella del presidente. Ma il rispetto non può essere a senso unico. L'ho sempre dimostrato, dentro e fuori dal campo. E credo che nel calcio, come nella vita, la vera forza stia proprio nel sapersi rispettare, soprattutto nei momenti più delicati. Non ho mai tradito questa maglia. Non ho mai detto di non essere felice all'Inter. In passato ho ricevuto offerte, anche molto importanti, ma ho scelto di restare. Perché so cosa rappresenta per me questa maglia. E pensavo che le mie scelte parlassero da sole. Ho avuto l'onore di essere il capitano della mia Nazionale. E lì ho imparato che il vero leader è quello che resta accanto ai suoi compagni, non quello che cerca un colpevole quando è più facile farlo. Amo questo sport. Amo questo club. E amo questi colori, per cui ogni giorno ho dato tutto. Il futuro? Lo vedremo. Ma la storia ricorderà sempre chi è rimasto in piedi. Non chi ha alzato di più la voce".