Ma quale Derby d'Italia, l'unico Derby possibile tra Juve e Inter è quello della disparità di trattamento. Dagli Anni Settanta ad oggi, quante ombre nerazzurre....

12.09.2025 00:05 di  Luigi Schiffo   vedi letture
Ma quale Derby d'Italia, l'unico Derby possibile tra Juve e Inter è quello della disparità di trattamento. Dagli Anni Settanta ad oggi, quante ombre nerazzurre....

Forse è ora di cambiare l’appellativo riservato a Juve-Inter. “Derby d’Italia” poteva andar bene negli Anni Sessanta, oggi invece non se ne capisce il senso. “Derby” infatti vuol dire confronto tra due società della stessa città. Se vogliamo estendere il concetto al territorio nazionale, perché Juve-Inter? I nerazzurri hanno forse un numero di scudetti paragonabile a quello dei bianconeri (compreso o non compreso quello “di cartone” del 2006 con la copia della coppa portata in sede a Milano da Marotta nella passata stagione)? Ovviamente no. Hanno all’incirca lo stesso numero di tifosi? Ovviamente no (diciamo la metà). Può configurarsi come la sfida tra chi ha vinto di più in Italia (la Juve) e chi ha vinto di più in Europa (il Milan)? Ovviamente no. E allora, se di “Derby” dobbiamo parlare, l’unico possibile è quello della disparità di trattamento. E allora prendiamo in esame solo le questioni comuni a entrambe le società.

Partiamo proprio dagli Anni Sessanta: la Grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera ha mai subito per lo meno una “revisione storica” dopo che Ferruccio Mazzola ha denunciato nel suo libro “Il terzo incomodo” la pratica di “pastiglie particolari” nel caffè, vincendo anche una causa in tribunale contro la società nerazzurra che lo accusava di diffamazione? Ovviamente no. La Juve invece ha subito un processo per doping partendo dalle accuse di Zeman, processo poi conclusosi con l’assoluzione? Ovviamente sì (e chi parla di prescrizione non è informato bene sui fatti, la prescrizione è stata per l’abuso di farmaci leciti).
E arriviamo a Iuliano-Ronaldo, 1998. Che differenza c’è tra Inter-Juventus 1-0 e Juventus-Inter 1-0 nello stesso campionato? Semplicemente che per la gara di andata nessuno ricorda mai il clamoroso rigore negato a Inzaghi travolto in piena area da West (andatelo a vedere sui social…) a San Siro, mentre anche i sassi hanno sentito parlare almeno cento volte del contatto Ronaldo-Iuliano al Delle Alpi (eppure negli anni successivi numerosi episodi simili sono stati valutati nello stesso modo…).

Siamo alla madre di tutte le disparità di trattamento: Farsopoli 2006. Intercettazioni in chiave bianconera sbandierate immediatamente per mesi per creare il “sentimento popolare” (che il giudice Serio dichiarò elemento decisivo per le sentenze) fondato sull’idea del rapporto esclusivo di Moggi con i designatori arbitrali; intercettazioni in chiave nerazzurre nascoste per anni ed emerse solo quando l’illecito sportivo certificato dal Procuratore FIGC Palazzi era andato in prescrizione. Risultato? Scudetti revocati e retrocessione da una parte, premio con scudetto “degli onesti” dall’altra, a parità di accuse del Procuratore FIGC (anzi per la Juventus fu inventato l’illecito strutturato, mentre per l’Inter era illecito sportivo da manuale).
Vogliamo parlare delle plusvalenze? Parliamone. La Procura FIGC ha ritenuto, nuovamente sulla base di intercettazioni (per altro effettuato dalla Procura di Torino che non era competente in materia, nell’ambito di un’indagine condotta dal pm Samtoriello dichiaratosi hater dei bianconeri e poi trasferito a Cuneo), che il 5% del fatturato maturato da plusvalenze “a specchio” sia stato motivo di alterazione della competizione sportiva, in un periodo in cui la media dell’impatto delle plusvalenze sul totale del fatturato della Serie A era superiore al 20%. Risultato, -10 in classifica e -100 milioni nel bilancio. Ma in quel periodo, chi era invece celebrato come “Mago delle plusvalenze”? Ausilio dell’Inter. Risultato, multarella e tanti saluti.

Infiltrazioni della criminalità organizzata nelle curve e rapporti con gli ultras? Richiesta di 30 mesi per Andrea Agnelli (sulla base di un’intercettazione inventata dal Procuratore Pecoraro). Patteggiamento di una giornata e qualche multarella in casa Inter (nonostante relazioni molto pesanti dei pm milanesi).
Stipendi in periodo Covid? La Juve li paga con un accordo alla rinuncia di una parte delle mensilità da parte dei giocatori: multa di 700mila euro. L’Inter non li paga per mesi e riesce a ottemperare all’obbligo grazie a un prestito mai restituito: nessuna sanzione.

Non entriamo in ambito Var e bestemmie (Buffon squalificato, Lautaro solo multato), o di risalto mediatico di ogni questione, altrimenti facciamo notte.
E non abbiamo parlato di passaporti, sponsor fittizi, pignoramenti, mancate comunicazioni alla Figc, ecc…  perché riguardano una parte sola.

Che dite? Basta per definirlo da ora in poi “Derby della disparità di trattamento”?