All’improvviso la Juventus: non divertirà mai, ma almeno vince. Italia ed Europa a due velocità diverse. Lapsus di Allegri o no, Ramsey ormai è più fuori che dentro

Contro la Lazio la miglior Juve dell'Allegri-bis, a Londra in Champions per sognare in grande. Il gallese è fuori persino dall'appello degli indisponibili.
23.11.2021 01:45 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
All’improvviso la Juventus: non divertirà mai, ma almeno vince. Italia ed Europa a due velocità diverse. Lapsus di Allegri o no, Ramsey ormai è più fuori che dentro
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Quadrata, pratica, vincente. Per il divertimento, c’è da aggiornarsi. All’Olimpico si è vista la miglior Juventus della stagione. Per distacco, e non soltanto perché per la prima volta in questo campionato è riuscita vincere con più di un gol di scarto. Sintomatico che l’abbia fatto grazie a due rigori, ma intanto per i bianconeri di Allegri c’è da prendere e portare a casa. Significativo, per di più, che questa specie di epifania sia arrivata al cospetto di chi ha provato a imprimere un nuovo corso alla storia recente della <i>Vecchia Signora</i>. Cosa abbia rappresentato, cosa sarebbe potuto essere e cosa non sia stato Sarri si può discutere e ci si può dividere. Un’occasione persa o un innesto mal riuscito, è questione di opinioni. L’ultimo allenatore che ha vinto a Torino: questo è l’unico dato di fatto. Che non fosse così scontato, lo insegnano le due stagioni successive.

Forse non divertirà mai, questa squadra. Non lo ha nelle corde, nell’anima, nelle necessità. Il potenziale, intendiamoci, vi sarebbe: la rosa è piena di giocatori di qualità. Qualcuno da compiere, qualcuno incompiuto e che resterà tale, qualcuno già arrivato al rango di campione pure se non ce ne si è accorti fino in fondo. Nel processo di costruzione che sta affrontando questa squadra, e nell’anno di transizione che porta con sé mille difficoltà, vincere è la miglior medicina. Lo sa Allegri, lo sanno i senatori, lo sa la Juventus. Il campionato, da questo punto di vista, è un divertissement senza divertimento: conta mettere in salvo la Champions League, l’obiettivo sono quei 77-78 punti che nelle ultime stagioni sono sempre valsi almeno il quarto posto e sono tuttora nelle possibilità di Chiellini & Co. Per toccare quota 90, quasi sicuramente quella necessaria per vincere lo scudetto, i bianconeri dovrebbero vincere ventitré delle restanti venticinque partite: sarebbe un miracolo. Il vero terreno di caccia, per quanto strano possa sembrare, è l’Europa dove si vive e si vince, o si perde, centottanta minuti alla volta. Si direbbe un’utopia, ma è una Juve che deve andare a due velocità e volendo potrebbe anche farlo. Sotto questo profilo, uscire da Stamford Bridge, il tempio del Chelsea campione in carica, con almeno un punto in tasca è fondamentale. Oltre a mettere in sicurezza il primo posto nel girone, confermerebbe l’inattesa anima europea di una squadra che ha bisogno di grandi obiettivi per poter sognare in grande.

Tra coloro che non parteciperanno alla trasferta nella perfida Albione, c’è chi risplende ogni volta che torna da quelle parti per vestire la maglia della propria nazionale. Le due facce di Aaron Ramsey sono un mistero neanche troppo difficile da sciogliere. Lui sostiene che a Torino l’allenino male; in Galles evidenziano come di possibilità ne abbia avute poche o nulle, specie con Allegri; i fatti raccontano che quelle che ha avuto le ha gestite male, e non da questa stagione. Suo malgrado, Ramsey è stato protagonista di quello che potrebbe sembrare un lapsus del tecnico toscano: nel fare la conta degli indisponibili, non lo ha neanche citato. Se non fosse che si è ripetuto: è accaduto due volte, in conferenza stampa e davanti alle telecamere di Sky. Più che una dimenticanza involontaria, il segnale di quale sia lo spazio che l’ex Arsenal occupi in questo momento nei pensieri e nelle gerarchie dell’allenatore della Juventus: prossimo allo zero. Paradossale che Ramsey sia stato inserito in lista Champions, dove giocatori come Pellegrini o Kaio Jorge avrebbero potuto a questo punto ricoprire un ruolo più significativo. È più fuori che dentro, ormai, questo è evidente. L’unica vera incognita rimane il mercato: di tutti gli interessamenti, veri o presunti, fin qui registrati, nessuno si è concretizzato né ci è andato vicino.