Al calcio serve un bagno di realismo. Cari signori della A, basta urla e frecciatine: c'è in gioco la vostra credibilità

24.03.2020 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Al calcio serve un bagno di realismo. Cari signori della A, basta urla e frecciatine: c'è in gioco la vostra credibilità
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Scusatemi ma non ce la faccio. La prima persona singolare è una concessione, il sentimento è molto personale. Chi viene qui vuole evadere dalla pandemia Coronavirus, unica cosa di cui si parla da giorni a questa parte, me ne rendo conto. Ma anche chi scrive è dentro questo mondo, va avanti a forza di preoccupazione e ansia, perché in questo momento nessuno di noi sa come e quando usciremo da tutto questo. Ne usciremo, sì. Ma di certo un po’ diversi, cambiati da una crisi che non ci aspettavamo e che ci porterà a ripensare tante architetture che abbiamo dato per scontato. Noi, pieni di dubbi e spaventati, siamo dentro questo mondo. A differenza, si direbbe, dei presidenti di Serie A.

Fuori dal mondo, si arrabattano per quando riprendere. Come rimediare qualche soldo, mentre a Bergamo non ci sono più spazi per i morti e i nipoti non hanno potuto salutare i vivi. È un discorso generalizzato, come sempre fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato. Ma lo spettacolino che dà il nostro calcio di vertice è di bassa lega. Calcoliamo tutto, i soldi e le date, meno il fattore umano. Calcoliamo tutto, ma nessuno sa davvero queste stime dove ci porteranno. Il calcio è a rischio? È vero, è un messaggio che chi scrive ha cercato di mandare. Per salvarsi, prima ancora di pensare a come non fallire, il calcio deve fare un bagno di credibilità. Se la gente teme per la propria vita e per il proprio futuro, lavorativo e non solo, non puoi sporcarti in liti dozzinali su allenamenti, stipendi, scudetti che saranno comunque menomati. Viviamo nel limbo, sospesi in attesa di vincere una battaglia molto più importante di qualsiasi partita. Facessero i loro conti, i signori della Serie A: è giusto, è d’obbligo, è da persone serie. Ma li facessero senza strepiti, frecciatine, accuse reciproche. In questo, va detto, Juventus e Inter stanno dando lezioni a tutte. Rivali in campo, unite fuori, perché sono tra le poche società vere, strutturate, serie, che il nostro pallone ha a disposizione.

Arriverà il tempo in cui le soluzioni diventeranno attuali. A scanso di equivoci, conviene ripetersi: chiedere un bagno di realismo non vuol dire escludere che serva pensare al dopo, a cosa succederà quando questo incubo sarà alle spalle. A tal proposito, c’è chi scrive meglio annullare questa stagione. Ecco, no. Aspettiamo, troviamo un modo, pazienza per la Champions ma i campionati no. E non è solo una questione economica. È un messaggio che ci serve: quando ne usciremo, vorremo tornare alla normalità. Scoprire che il virus ci ha colpiti, cambiati, ma non stravolti. Poi ragioneremo, ci sarà tempo, per capire come andare avanti su tanti fronti: i bilanci che fanno acqua, le plusvalenze fittizie che non sono sostenibili, le commissioni gonfiate che tolgono soldi al sistema per metterle nelle tasche di pochi approfittatori. Se uno stop ci ha messo in crisi, vuol dire che non eravamo così tanto saldi. Parleremo di tutto questo. Basta non litigare, perché altrimenti il risultato sarà solo allontanare tutti dal gioco più bello del mondo.