LEONI PER..AGNELLI – Il sarrismo che non esiste e la favola di Sarri capopopolo. Il coraggio della Juventus per migliorare una squadra quasi perfetta e puntare alla Champions..

E venne il giorno di Sarri alla Juventus. Un giorno inimmaginabile soltanto un anno fa. Il comandante dell'esercito anti-juventino che ha cercato (e per poco ci riusciva) a fare scacco alla Signora. L'allenatore del Napoli, di Napoli, di un popolo e di una filosofia. Il sarrismo. Spiegarla è difficile, accostarla ad un moto rivoluzionario è facile. Ma contro cosa? Contro chi? Qualcuno vi risponderà “contro il Palazzo, quello stesso Palazzo all'interno del quale lo stesso Sarri ora entra dalla porta principale”. Ma cos'è questo Palazzo? Una sorta di stanza dei bottoni dove, per una questione di soldi e di potere, decidono e impongono la Juventus vincitrice di un campionato che perde appeal anno dopo anno proprio perché vince sempre la stessa squadra? Che filosofia illogica ha questo Palazzo. Talmente illogica che la Juventus ci litiga dal 2006 tra cause milionarie e diffide dopo la vicenda Calciopoli che ha visto i bianconeri pagare più di tutti. Ma non sarà che questo fantomatico Palazzo non è altro che un castello di sabbia costruito da chi non riesce ad accettare che in Italia ci sia un club così più forte, così più organizzato che sia difficile e quasi impossibile spezzarne l'egemonia? Non sarà che magari Sarri, il “comandante”, identificato come il Masaniello di una rivoluzione napoletana, più immaginaria che reale, ha sempre considerato il suo un lavoro e non una missione rivoluzionaria a capo di un popolo? Da quando il calcio ha assunto connotati così seri e spaventosi? Se pensiamo davvero che le ragioni di tifo debbano per forza coincidere con la professionalità allora non esisteranno professionisti, ma solo un'accozzaglia di finte bandiere utilizzate fino a quando non servono più, e impossibilitate a riciclarsi in nome di un unico, vero, grande amore: quello per il calcio. Sarri non era un rivoluzionario a capo del movimento del “sarrismo” e Conte non è un traditore a cui va tolta la stella dallo Stadium come se si volesse cancellare con il disinfettante ogni goccia di sudore versata in passato per una sola maglia. Sarri ha provato a battere la Juventus e adesso vuole vincere con lei. Conte ha vinto tanto con la Juventus, forse avrebbe voluto farlo ancora, adesso proverà a farlo con l'Inter. Sono professionisti, che seguono il proprio percorso.
Ma cos'è il “sarrismo”? Una filosofia? Una moda? Una setta? Nulla di tutto questo, e non è neanche una malattia.
Il sarrismo è una filosofia unilaterale, una finzione scenica. Il sarrismo è un moto popolare imposto da una tifoseria che proietta inappropriate connotazioni politiche ad uno sport che deve restare tale. Il sarrismo, semplicemente, non esiste.
Esiste, eccome, Maurizio Sarri che da giovedì comincerà la sua avventura sulla panchina della Juventus, la squadra più forte in Italia, quella che ha provato a battere, contrastare, calunniare. Ma in fondo, si sa, chi disprezza vuol comprare e se non riesci a batterla, la Juventus, poi, vuoi allenarla. Probabilmente è anche venuto il momento ideale per entrambe le parti. Una sorta di doppia rivoluzione.
Una rivoluzione filosofica, per la Juventus. Squadra difficilmente migliorabile negli uomini e allora pronta a cambiare modo di proporre calcio, un tentativo già provato in passato, poi fallito. Rischioso ma coraggioso e forse propedeutico ad una crescita soprattutto europea.
Una rivoluzione culturale, per Sarri. Tecnico preparato e innovativo, poco attento alla comunicazione e all'apparenza perché profondamente proiettato nella propria sostanza. In un anno di Chelsea, però, Sarri ha dimostrato che anche a sessant'anni si può continuare a crescere; accettare di rispettare un'etichetta societaria e di puntare, oltre che alla bellezza, anche al risultato finale che, in club importanti, è il primo unico vero obiettivo.
Alla Juventus lo sarà ancora di più, anzi, alla Juventus è l'unica cosa che conta. Ma per una volta si proverà a farlo in modo diverso, per cercare una crescita, tenere il passo con i tempi e correre più forte di tutti. Per farlo serve una buona dose di coraggio e la giusta intuizione. E l'appoggio dei tifosi.
Unus pro ominbus, omnes pro uno
Vincenzo Marangio – Radio Bianconera
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