Mario Sconcerti sul Corriere: "Il tavolo non era altro che niente"

L'editorialista del Corriere sella sera Mario Sconcerti ha detto la sua opinione sul tavolo di ieri. Il tavolo della pace è finito nel niente perché non è mai stato altro che niente. Era debole anche come atto di buona volontà. Portato avanti in modo ingenuo da gente non ingenua, quindi destinato a insospettire. Non era un brindisi di Natale tra vecchi nemici, doveva essere l'inizio di una discussione impossibile sulla rivalutazione delle parti e una specie di nuovo inizio per il Tutto. Troppe pretese per essere vere, per essere credibili e perfino per essere legittime. Davvero anni e anni di astio, di energie, di accuse, di vere guerre di religione, si possono cancellare con una riunione dalle 9 alle 13,36 alla vigilia di Natale? Tanto valeva mettersi in posa per una foto sotto l'albero con un calice in mano, ci sarebbero stati più sorrisi, sarebbe sembrato almeno una tregua. Così i massimi dirigenti del calcio hanno fatto finta di scambiare il calcio per una merce qualunque, sconosciuta e fredda, senz'anima né coinvolgimenti.
È invece la sua fedeltà al dolore che rende il calcio diverso, il non saper discutere la propria idea, renderle omaggio e basta, difenderla sempre. E quando la vita dimostra con evidenza la nostra colpa, a quel punto diventare finalmente vittime. Se fosse razionale, a cosa servirebbe il calcio? Ma sono cose, queste, che sanno tutti, figuriamoci se non le sanno al Coni o in Federcalcio. Il calcio non può cercare compromessi, perché non sa accettarli. La differenza con l'avversario deve sempre rimanere netta, costi quel che costi. Siamo stanchi di questa intransigenza, vogliamo provare a cambiarla? Per me è impossibile, ma cosa c'entra un tavolo di quattro ore e mezza con invitati personalizzati, quindi discutibili, pochi giorni dopo la sentenza più dura su Calciopoli e poche ore dopo l'annuncio del ricorso al Tar della Juve? Non solo, ma se si voleva discutere del calcio di domani partendo dagli errori di quello di ieri, perché solo cinque società al tavolo? Il vantaggio di un rapporto, nel calcio diventa sempre lo svantaggio dell'avversario. Anche questo è sorprendente?