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TJ - AGNELLI: "Nicolussi l'esempio, seconde squadre fondamentali, la Juve deve essere accettata". GRAVINA: "Sono partite male, ma difendo il progetto fino in fondo"

15.03.2019 11:30 di Edoardo Siddi Twitter:    vedi letture
Fonte: inviato all'Allianz Stadium
LIVE TJ - AGNELLI: "Nicolussi l'esempio, seconde squadre fondamentali, la Juve deve essere accettata". GRAVINA: "Sono partite male, ma difendo il progetto fino in fondo"
© foto di Edoardo Siddi

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13.00 - Riprende la parola Ghirelli: "Riduco il discorso in quattro punti operativi. Il primo, il tavolo. Dobbiamo mettere in campo questo tavolo di riflessione con il presidente Gravina in modo tale che ci sia un ragionamento di sistema delle leghe in modo che si affronti la questione normativa. Dobbiamo ragionare su questo tavolo. Il secondo punto, con il presidente Gravina siamo d'accordo, mentre si va avanti bisogna aprire il bando per il completamento degli organici per il prossimo campionato, così da non avere le difficoltà dell'anno scorso. Terzo punto è quello relativo al fatto che è evidente dai lavori presentati qui come e quale beneficio si tragga negli altri Paesi dal punto di vista delle Nazionali. È evidente, parlano i dati con chiarezza, quindi è giusto prendere il meglio, vedere come funziona e rapportarlo poi alle caratteristiche del nostro calcio. Ultimo punto. La questione relativa a i formatori. Questo è un dato importante per lo sviluppo del calcio italiano. A volte dico che mancano i maestri, ma un conto è fare l'allenatore in prima squadra un conto con i giovani. L'ultima cosa riguarda noi Lega Pro. Ci è stata posta una sfida. Passare dal prestito ai nostri settori giovanili: la sfida è 'io produco' e 'tu paghi'. L'ho detto in maniera secca perché questa è la sfida che abbiamo davanti, mettendoci anche in questo campo la possibilità di anticipare quello che arriva dalla normativa FIFA e mettendoci un coraggio che poi è richiesto. La Lega deve avere l'ambizione di essere la formazione vera dei giovani calciatori, allenatori, dirigenti e arbitri, perché dobbiamo passare dall'enunciazione al concreto. E poi dobbiamo essere la Lega dei comuni, dei pullimini, portati nelle sedi per fare calcio e anche toglierli dalle strade e fare anche presidio sul territorio. Questo lavoro ci darà più possibilità di essere ascoltati".

12.45 - Parla Marotta: "Buongiorno a tutti. Bisogna valorizzare il processo di formazione. È emerso in modo ampio che la seconda squadra in tal senso è uno strumento da tenere in considerazione e lo dico come rappresentante dell'Inter, che ha dibattuto su questo problema. Non ne è venuta fuori una tesi non omogenea, perché ci sono modelli differenti. Credo la seconda squadra sia importante per i grandi club. Lo strumento delle Seconde Squadre non deve esser obbligatorio perché come dicevo ci sono modelli differenti in questo sistema, quindi riteniamo oggi il grande problema si accompagnare la crescita dal settore giovanile al professionismo. Oggi c'è questo vuoto e ritengo che le seconde squadre non siano importanti solo per la crescita dei giocatori, ma anche dei formatori. Quindi avere magari la possbilità che un allenatore delle cantere possa allenare la prima squadra, come Guardiola. Quindi le seconde squadre sono anche lo strumento adatto per far crescere tutte quelle componenti importanti di quella che è la crescita del talento calcistico. Diventa un contenitore di crescita per il sistema in generale. C'è la necessità di collocare la seconda squadra all'interno del nostro sistema. Abbiamo individuato la Lega Pro, ma sono sicuro che Gravina quanto prima cercherà di creare un tavolo in cui entrare nello specifico. Federico è stato esaustivo, sei entrato nel dettaglio. Io nel primo periodo della stagione ero alla Juve e abbiamo avuto coraggio e rischio imprenditoriale, però sono contento e orgoglioso che siamo stati precursori di qualcosa di importante. Spero quindi che la Lega tenga conto dell'importanza di questo. Noi siamo un attimino indietro rispetto ad altri e qual è il contenitore migliore? Un tavolo di lavoro in una parte legata al settore tecnico. Apro una piccola polemica. Poche riunioni come direttivo del settore tecnico, nonostante io fossi animato da uno spirito molto collaborativo. Quindi voglio che questo settore tecnico con Demetrio Albertini diventi un po' l'università per fare il calcio di domani. E bisogna fare una distinzione tra costo e investimento. Se il settore tecnico lo riteniamo un settore così e non facciamo investimento difficilmente faremo crescere i nostri lavoratori. Bisogna investire, altrove lo fanno e da qui dobbiamo far crescere i nostri talenti, sia chi scende in campo che dirigenti e allenatori. Sono contento come dirigente, sono ancora dentro nel direttivo del settore tecnico e ringrazio perché questa è stata una giornata costruttiva".

12.00 - Parla Cherubini: "Non nego che oggi per me è un giorno speciale. Lo sa Agnelli e lo sanno anche Marotta e Paratici, è costruire un futuro ai tanti ragazzi che costruiamo nel settore giovanile. Da un lato ci sono gli aspetti legati alla formazione dei giovani nel settore giovanile. Un recente classifica ci mette al 31esimo posto tra i club che schierano giocatori cresciuti nel proprio club. Credo manchi un passaggio fondamentale. Un conto è la formazione, un conto è l'altro percorso che parte dopo la formazione. Io mi farò aiutare da qualche numero. Abbiamo immaginato come il sistema calcistico, con un tema non bellissimo, produce calciatori. Ogni anno c'è una leva calcistica che arriva alla fine di questo percorso. Lo scorso anno sono stati quelli del '99. Analizzando il campionato Primavera tanti giocatori erano alla fine del loro percorso. Da qualche anno facciamo questo studio e abbiamo visto che fine hanno fatto questi 443 calciatori. 10 sono inseriti in rose di A, 18 in B, 102 in Lega Pro, 159 in Serie D, probabilmente quelli senza contratto. 9 svincolati, 20 all'estero e 125 sono rimasti all'interno delle nostre Primavera. Abbiamo costruito un campionato più competitivo ma poi ci teniamo i fuoriquota per competere. Questo in un calciatore è un'interruzione di percorso. Questi numeri ci dicono che c'è un imbuto che si stringe tantissimo. Quei 443 calciatori diventano solo 27 inseriti nelle rose, ma scende in campo è un'altra cosa e solo 11 di questi hanno fatto più 10 presenze in A e B, solo il 2%. I calciatori che ci stanno riuscendo li trovate in questa tabella: giocano con continuità Bastoni, Zaniolo e Pinamonti. In B ne abbiamo qualcuno in più ma tra i 14 solo tre stanno facendo presenze nel club di appartenenza. Questo tema tornerà poi legato ai concetti del prestito. Abbiamo voluto parlare anche della Berretti. Ci sono tanti club della Lega Pro oggi quindi è giusto parlarne. Abbiamo fatto una stima: dei 350 della Berretti dell'anno scorso, nessuno gioca in A o B e 15 sono stati portati nei propri club in Serie C. Ci sono 149 giocatori del '99 in Serie C, ma da dove vengono? 102 arrivano dalle Primavere, 10 erano già in Lega Pro, e 6 arrivano dall'esterno e 16 dalla Serie D. Se oggi il 70% dei giovani che giocano in Lega Pro non è di proprietà sorgono domande cui dobbiamo dare risposte. Ma questo imbuto che si stringe da cosa nasce? Il problema qual è? Guardando le età abbiamo visto cosa accade negli altri Paesi europei, guardando l'età media altrove. Siamo un po' più vecchi del campionato francese e tedesco, ma abbiamo dati migliori di Liga e Premier. Abbiamo inserito anche la Serie B e l'Olanda che è un paese di riferimento per quanto riguarda lo sviluppo dei giovani, anche se ha un peso diverso. L'età, quindi, non è il fattore che rende difficile il percorso dei calciatori italiani. Abbiamo fatto un altro riferimento sulla percentuale di U21 utilizzati stabilmente e in questo senso la A rispecchia la statistica di prima. In Inghitlerra e in Spagna giocano meno che da noi, in Francia e in Germania di più. La differenza, quindi, è probabilmente nei percorso. E qui vengono fuori le differenze. In Italia a 19 anni quando esci dalla Primavera non hai soluzioni: devi entrare in una prima squadra. Quasi nessuno riesce a farlo nel club di appartenenza e quindi inizia il percorso dei prestiti. In Inghilterra c'è un campionato Under 23 che non sta riscuotendo particolare successo, l'intervista di Guardiola di qualche giorno fa auspicava l'inserimento delle seconde squadre in Inghilterra, quindi quel modello non è di riferimento. Poi abbiamo la Spagna, dove hanno fatto anche le terza squadre in alcuni casi. In questo momento ce l'ha il Villareal. In Germania esiste un sistema di seconde squadre, anche se non sono obbligatorie e alcuni club hanno deciso di non avere la seconda squadra. In Francia c'è un sistema che prevede le seconde squadre che sono inserite in una quarta categoria con una possibilità di arrivare massimo fino alla terza ma con un'interessante prerogativa. Possono iscrivere le seconde squadre solo chi ha infrastrutture adeguate. Analizzando Paesi diversi abbiamo visto l'Olanda in cui c'è un sistema complesso dove ci sono sia le seconde squadre che le riserve, poi il Portogallo e poi Belgio e Svizzera con seconde squadre con limitazioni. Quale anomalia genera il fatto che in Italia siamo l'unico Paese in cui a 19 anni devi andare nelle prime squadre'? I club di A insieme hanno 440 prestiti, la Premier ne ha 129 che tiene in casa per un po' nell'Under 23 poi deve prestare. Noi con la seconda squadra siamo scesi drasticamente nei prestiti. Questi dati devono far riflettere. Abbiamo iniziato un piano per la riduzione dei calciatori in prestito. L'obiettivo sarà poi far scendere ancora i prestiti, puntando a 15 l'anno prossimo sebbene le indicazioni della Fifa non siano ancora chiare. Per i club con tanti calciatori in prestito le direttive potrebbero essere estremamente penalizzanti. Noi oltre a presatre ogni anni, ci siamo divertiti a vedere se questi prestiti scendevano in campo. Noi prestiamo i giocatori, ci sono anni in cui ne abbiamo prestiti 65, ma non sempre giocavano. I nostri, che mediamente sono calciatori diciamo buoni, quando escono a giocare in prestito più del 50% gioca meno del 50% delle partite disponibili. Quindi spesso non vediamo i ragazzi crescere nonostante le valorizzazioni. Sulla base di questi dati ci siamo chiesti se il prestito è il percorso più formativo e abbiamo messo a confronto due carriere. La prima è Leonardo Spinazzola, arrivato all Juve a 19 anni e 4 mesi. Ad agosto va a Empoli, in tres tagioni cambia diverse 5 squadre in prestito, poi totalizza 16 presenze da titolare nei primi 3 anni. Negli altri 3 colleziona 82 gare tra a e B sempre in Prestito. Questo è un dato fondamentale. Quel calciatore era forte anche prima, ma quando è uscito è entrato in un limbo in cui ancora non era pronto e darlo in B e spostarlo 5 volte non è stata la cosa migliora. Rientra poi alla Juve dopo 6 stagioni di prestito e qualche mese fa ha fatto l'esordio nella Juve. Abbiamo messo in parallelo la carriera di Morata. Esce dal settore giovanile e gioca con il Castilla poi in 4 stagioni resta tesserato e fa l'esordio a 18 anni. Questo è un tema che sicuramente spinge a ragionare perché quando noi tutti a 16 anni facciamo contratti a ragazzi minorenni non possiamo proporre contratti superiore ai 3 anni quindi metterli in vetrina diventa  pericoloso. Possibile quindi che questi esordi fatti da Morata poco dopo i 18 anni siano legati anche a questo. In quei 4 anni lui disputa 84 presenze e 45 gol nel Castilla e 52 presenze e 11 gol con il Real Madrid. Nel 2013 vince l'Europeo U21 e ha giù più di 100 presenze. Come abbiamo immaginato il percorso formativo nel calcio italiano? Come una strada in salita. Nel settore giovanile cresce, poi c'è un limbo, il percorso si interrompe. O si rimane a fare il fuoriquota un anno in più o si va in prestito. Ci siamo resi conto che il prestito assolve solo provvisoriamente al percorso di crescita, quindi riteniamo che le seconde squadre siano quel ponte nel limbo che oggi tutti i nostri calciatori, non solo della Juve, affrontano al termine del settore giovanile. Da qui la scelta lo scorso anno di aderire al progetto seconde squadre con la nascita della Juve U23. Il comunicato del Commissario dell'11 maggio 2018, poi purtroppo nascono mesi di incertezze con il ranking uscito solo a luglio quindi solo in quel momento a luglio ci venne detto che la prima era la Juve e quindi a noi spettava il compito, se volevamo, di entrare. Gli altri club, sulla base di questa nostra scelta, hanno pensato fosse meglio aspettare un anno. Evidente che per come è stata costruita la seconda squadra oggi non c'è certezza di quante squadre possano entrare perché quel comunicato lega le presenze alle carenze della Lega Pro. Perché se tutte le squadre aventi diritto quest'anno si iscrivessero al campionato non ci sarebbe spazio per seconde squadre. Per generare cinque o sei posti per le seconde squadre, quindi, potrebbe passare qualche anno. Quel provvedimento ha stabilito che le seconde squadre possono essere promosse e retrocedere, anche se in caso di retrocessione ci sarebbe una sorta di anno di stop: i giocatori tornerebbero nel limbo dei prestiti, la seconda squadra non potrebbe iscriversi per un anno e poi tornerebbe in graduatoria. Ovviamente la seconda squadra non può mai essere nel campionato della prima squadra. E' stato stabilito anche un versamento annuo di 1.200.000 €, che è un contributo importante che la seconda squadra deve versare per partecipare al campionato. Noi come Juventus U23 non abbiamo diritto di voto in assemblea, ma diritto di rappresentanza e siamo invitati alle assemblee. Questo è il nodo più importante, le norme stabilite da quel dispositivo sulle seconde squadre. Io mi prendo la responsabilità che è stata quella di proporre il nome di Juventus U23. Io parlai di Juve U23 perché i giocatori che possono essere iscritti, da quel regolamento, erano quelli dell'Under 23. Se ragioniamo in ottiche UEFA, poi , questa sarebbe un'Under 21. È più il nome che dice Under 23, perché se vediamo l'età media è più bassa. C'è stato un mix di varie esperienze degli altri Paesi. Questa squadra regolata con 19 Under può giocare con 3 over più un quarto over se è un portiere. Il limite dei sette calciatori non formati in Italia, non sono utilizzabili i calciatori inseriti nella lista della Prima Squadra, non possono essere inseriti in seconda squadra giocatori con più di 50 presenze. Questa è una cosa singolare perché noi per esempio non abbiamo potuto inserire Luca Marrone perché ha fatto 51 partite in Serie A, ma avremmo potuto tesserare Messi, perché ha giocato 400 partite ma non in Serie A. Questo va sistemato. Poi come in altri paesi è stato stabilito un limite di presenze in stagione: un calciatore come Nicolussi, se arriva a 5 presenze in prima squadra non può più scendere in seconda squadra. Con questo sistema di norme abbiamo visto che siamo più o meno un mix tra le altre esperienze. In Francia per esempio arrivano a un livello di quarta lega, è consentito liberamente il passaggio tra prima e seconda squadra e tutti i 20 club di Ligue 1 hanno la seconda squadra. In Germania come dicevo il fenomeno è in discussione, le seconde squadra sono meno, sono 23 di cui 16 di Bundesliga 1 e 7 di Bundesliga 2. In Spagna ci sono 35 seconde squadre e il passaggio da prima a seconda squadra è regolato dall'età. Il sistema olandese che come dicevo è un sistema di riferimento è invece un sistema ibrido perché dà la possibilità ad alcune squadre di iscrivere le squadre a un reale campionato di seconda divisione e ha parallelamente un campionato riserve. Mi fa piacere a proposito di Olanda Kreek che ha allenato tanti ragazzi dell'Ajax che hanno fatto l'impresa fin qui e credo per lui sia giusto fare un riconoscimento. I nostri ragazzi inizialmente erano molto disorientati. Ricordo la prima visita, i ragazzi avevano perso 4-0 a Carrara e quando un presidente arriva a Vinovo dopo una sconfitta di quella entità la squadra quando l'ha visto avvicinarsi credo sia iniziata a serpeggiare un po' di tensione. Io invece ho avuto la fortuna di ascoltare uno dei discorsi più brevi, ma più efficaci nei confronti dei ragazzi perché non ha fatto riferimento ala sconfitta, ma all'identità. Che essere a Vinovo significava far parte della Jvue e la responsabilità andava oltre vittoria e sconfitta. Quel giorno si sono poste le basi per la creazione del concetto seconde squadre e credo sia stata la cosa più difficile. I ragazzi dovevano capire che non erano lì parcheggiati, ma sono lì per guadagnarsi opportunità. I casi dei ragazzi convocati sono frutto di quel discorso: sentirsi parte della Juve. L'età media della nostra rosa è di 21.9 anni con 19 giocatori su 25 che hanno collezionato una presenza sul nostro settore giovanile. Noi avremmo anche potuto comprare giocatori da altre squadre per costruire l'intera rosa, ma io credo che un principio di questo tipo dovrebbe essere rispettato. Gli italiani in rosa sono il 70%, abbiamo 7 stranieri che sono il numero massimo riferito dalla normativa. Questo purtroppo ha lasciato un piccolo buco perché abbiamo un ragazzo che è stato tesserato per la prima volta a 14 anni dal Trapani quindi non ha sette anni in Federcalcio, quindi quando lui viene in lista in seconda squadra è considerato straniero. Come dicevo abbiamo puntato sulle età della nostra Under 23 per capire che si inserisce al primo posto per media età in Italia. Tra le migliori, in A, ci sono Fiorentina, Sassuolo, Udinese e Genoa. Prendendo a riferimento febbraio, la Juve U23 ha utilizzato più Under di tutti gli altri in Italia. Da sola fa fare tanto minutaggio ai 98 e ai 99. L'introduzione di qualche altra seconda squadra diventerebbe quindi fondamentale per lo sviluppo. Cosa ci aspettiamo noi? In primis di non essere più soli, ma che quei club che hanno manifestato un interesse in passato possano riproporlo, magari sedendoci con tutti per riscrivere alcune norme. L'importante che ci sia la volontà da parte di altri club. Poi ne hanno parlato Gravina e Ghirelli: le seconde squadre devono creare un movimento virtuoso. Io ho passato tanti anni in Lega Pro e l'introduzione di tante norme a sostegno dei giovani, minutaggio, probabilmente era una cosa giusta in quel momento, ma al momento in LEga Pro ci sono 1528 calciatori e un giocatore su tre è un prestito. Quanti di quei giocatori in prestito sono giovani? 340 sono Under 23. La quasi totalità dei giovani che giocano in Lega Pro quindi non è di proprietà dei club. Tornare ad avere giocatori di proprietà e meno prestiti significa fare patrimonio. Noi quando completiamo un trasferimento con la Serie C siamo contenti di poter pagare per un trasferimento. Iaquinta, Barzagli, Toni e Grosso sono stati campioni del mondo e hanno portato benefici per i loro vecchi club di lega pro. Sono stati gli unici ad essere di proprietà di un club di lega pro senza esserci passati solo in prestito. L'altra cosa che ci aspettiamo e che è un dovere che le seconde squadre devono fare, è fornire giocatori alle Under 21 e Under 20. L'Under 20 è un problema. Abbiamo ospitato pochi giorni fa a Vinovo il coordinatore delle Nazionali che ci ha spiegato quanto sia difficile convocare giocatori in Under 20, che si deve basare solo sui '99. Quando loro fanno le convocazioni si basano su fuoriquota e giocatori in prestito senza giocare. Quella Nazionale è composta da giocatori che sono in quel limbo, per questo l'introduzione di più seconde squadre penso sia importante per una Nazionale Under 20 migliore che non partecipa a competizioni UEFA, ma partecipa al campionato del mondo che dà accesso alle Olimpiadi. Se continuiamo a far giocare giocatori senza giocare è positiva. La Spagna campione del Mondo 2010 aveva tantissime presenze nelle seconde squadre, così come quella campione d'Europa così come quella dell Germania campione del mondo nel 2014. Banalmente se noi avessimo avuto la seconda squadra qualche anno fa credo che Kean avrebbe già oltre 100 partite. L'ultimo esempio è il Portogallo campione d'Europa nel 2016 con una forte componente di giocatori passati dalla seconde squadra. Chiuderei presentando quello che può essere il futuro. Ci sono Paesi dove si è deciso di intervenire con le seconde squadra, in altri Paesi invece ci sono sistemi di Under 21 e Under 23. In questo momento solo noi come Juve abbiamo la seconda squadra e siamo nella stessa situazione dei Paesi dove non c'è nulla, quindi Kosovo, Islanda, Montenegro, Macedonia... Noi non possiamo prendere questi paesi come paesi di riferimento. Il sistema va verso le seconde squadre e io credo sia doveroso che tutte le componenti che oggi sono qui si interroghino su questo per dare continuità a questo progetto che noi abbiamo iniziato".

11.40 - Parla Agnelli: "Alcune riflessioni sono state già fatte da pate dei presidenti e hanno sottolineato il coraggio e la credibilità dell'iniziativa e fatto poi un cenno al principio di identità. Quello è l'elemento che ci ha fatto compiere gli sforzi maggiori perché i ragazzi che abbiamo assemblato in fretta e furia andando a raccogliere ragazzi che avessero almeno un passato di Juventus, li ha visti riunirsi senza realmente capire a cosa stessero partecipando senza capire l'identità. Ragazzi abituati a percorsi di prestiti, ma è il percorso  cui noi come sistema Italia li abbiamo sempre aiutati. In questo contesto, arrivare alla Primavera di quest'anno, vedere un ragazzo su tutti, Hans Nicolussi, potrebbe giocare  in Primavera. Un campionato che come mi è stato insegnato da Marotta, che tiene a questo progetto e che sono felice sia qui oggi, non è allenante per uno come Nicolussi. Negli anni usavamo sempre un esempio e più tardi Cherubini lo userà ed è Morata. Quando noi acquistiamo Morata dal Real è un giocatore del Castilla, ma quando lo prendiamo noi ha già una decina di presenze in Liga e 4-5 presenze in Champions tra cui la finale vinta. Quindi questo è un ragazzo in fase di formazione che ha già raccolto esperienze importanti. Evidente che se vogliamo giocatori pronti per giocare certe partite devono farlo. Nicolussi era in panchina e ha provato l'esperienza di vivere un ottavo con i grandi queste esperienze i ragazzi devono farle. Io non sono un tecnico e lascerò i dati ai tecnici, ma guardare e avere uno sguardo su cosa succede a livello internazionale, perché non bisogna inventare una nuova ricetta, basta verosimilmente copiare. Le seconde squadre esistono in tutta europa, solo l'Inghilterra fa eccezione. Io trovo indispensabile per la crescita di un ragazzo di 19, 20, 21 anni, prendere botte dai 35enni. Questo gli permette di crescere. I risultati ottenuti dagli altri sono sotto gli occhi di tutti. Se guardiamo i vincitori dei campionati del mondo o d'Europa degli ultimi anni, i ragazzi sono formati all'interno delle seconde squadre. Questi esempi devono far riflettere quando si cercherà la ricetta giusta. L'altro elemento è avere la consapevolezza del lavoro che in questo momento porta avanti la Fifa riguardante il discorso dei trasferimenti. I prestiti sono sotto la lente di ingrandimento per una serie di fenomeni sia italiani che internazionali in quanto le grande squadre acquisiscono i migliori giovani per mandarli in prestito. Il prestito è uno strumento che verrà limitato e diventerà un limite a una cifra. Questa è la bontà dell'iniziativa cui noi crediamo come Juventus, ma seguirà anche la posizione della Lega da parte del direttore Marotta su quello che è un percorso. Le multiproprietà la UEFA le tollera, anche perché ci sono stati due casi come la Red Bull sfidate nella stessa competizione, quindi anche lì ci attendiamo normative forti. Un altro tema che ho percepito soprattutto dai racconti di Cherubini è la difficoltà di aver accettato l'iniziativa Juve. Noi ci crediamo e il progetto è partito in fretta e furia da un atto del commissario senza un confronto che speriamo ci sia oggi. La nostra volontà è sportiva da un lato, quindi dare all'Italia strumenti per competere ad alti livelli ed evitare quello che è successo lo scorso Mondiale. Sappiamo che non è una partita che decide la bontà di un'iniziativa, ma speriamo con il progetto seconde squadre di attenuare questo fenomeno. Dall'altra parte, dal punto di vista della Juventus, calarci nella realtà della Lega Pro e poi nel caso se ci sarà occasione la B, e riuscire veramente a contribuire all'interno della Lega Pro per lo sviluppo della stessa in tutti i termini ed essere accettati a pieno titolo come una società di una lega di riferimento per portare attraverso le nostre esperienze el a  nostra visibilità un qualcosa dal punto di vista non solo sportivo, ma anche commerciale. Dal nostro punto di di vista il nostro impegno sarà massimo. Conoscete bene Federico, e speriamo di individuare una soluzione che soddisfi varie esigenze. Ragazzi con limiti d'età corretti, per portarli in Under 21 e Under 20, che consente di arrivare alle Olimpiadi. Il progetto deve essere funzionale alle Nazionali e alla crescita delle Leghe. Vi ringrazio per essere venuti qui a parlare di un problema a mio avviso importante per il calcio italiano".

11.30 - Parla Ghirelli: "Ringrazio il prsidente Agnelli per l'ospitalità e Gravina per le sue parole. Noi della Lega Pro abbiamo necessità di pensare come un sistema. Ringrazio poi i dirigenti venuti qui oggi e permettetemi di ringraziare i giornalisti che ci seguono con professionalità e attenzione e chi ha lavorato in silenzio per la riuscita di questo incontro in cui si è vista tutta la professionalità della Juventus e del suo modo di lavorare. Io farò un intervento breve perché credo che dire poche parole richieda un'estrema chiarezza da cui non si può sfuggire. Voglio partire con un'immagine che offra la consapevolezza di come la Lega Pro affronti il tema vedendo in modo prevalente l'interesse generale del calcio italiano in cui ovviamente c'è anche l'interesse della Lega Pro. Questo è il tema di chi vuole uscire da un ragionamento di parte che porta solo alle situazioni già attraversate. Un flash, siamo agli Europei Under 19 del 2016. C'era una notevolissima differenza tra Italia e Francia che si affrontano. Oltre 300 presenze per i francesi, di cui oltre 75 nella massima divisione, l'Italia 56 e 5. La differenza di esperienza influenzò quel risultato che fu di 4-0. Siamo poi al 2018/2019. Tutti i giocatori di quella finale giocano tra i professionisti, con i francesi che hanno ancora più presenze tra i professionisti. Se andiamo a vederlo in un altro dato, i ragazzi dell'Under 19 francese hanno il triplo delle presenze in Nazionale A di quelli della nostra Under 19. Questo dato deve farci riflettere perché vogliamo essere la lega della valorizzazione passando a fatti concreti. Il progetto seconde squadre è parte integrante della nostra mission, ma perché lo sia servono condizioni. Partiamo da quell'immagine dell'Under 19 ma potremmo arrivare all'ultimo campionato del mondo che pone un problema di riforme relativamente alle nostre nazionali. Poi c'è il sogno, il calcio è sogno, magia e dobbiamo recuperarlo. Non si può negare il sogno ai nipoti, ai figli, di esultare per la coppa del Mondo che si tinge di azzurro. Quindi le seconde squadre diventano un asset importante. Gravina ha ricordato quello che è accaduto e devo dare atto alla Juventus di averci messo la faccia e aver speso per provare. Siamo qui per questo motivo, perché qualcuno ha provato a vedere cosa si può costruire e gli va dato atto, gli va riconosciuto. Oggi siamo qui per raccogliere in maniere operativa le valutazioni sulle esperienze 18/19 e riflettere su come migliorare. Primo, un esperimento per accrescere le Nazionali italiane: un esperimento serio deve mettere in campo un numero significativo di club. Diamo atto alla Juve, ma è evidente che c'è bisogno di altri club. Quanti? Sei, almeno. E da qui serve un ragionamento  di sistema in tutte le Leghe. Se costruito con equilibrio l'esperimento deve consentire l'utilizzo di giocatori in prima squadra prima rispetto ad ora. I criteri, giovani calciatori selezionabili per la Nazionali italiane: 21 anni. Poi 4 o 5 liberi da criteri utilizzabili come detto  con più possibilità dalla prima squadra. Quali gli sviluppi necessari? Un numero di accessi aperto, deve armonizzarsi con il progetto di avere una Lega di giovani i normazione. Questo ci porterà a una riflessione netta nel caso in cui il progetto vada avanti. Il tema è valorizzare i settori giovanili nostri e consentire in questa direzione un asset forte per quanto riguarda in questo caso le possibilità dei nostri club. Ci deve essere un equilibrio di presenze di seconde squadre nei tre gironi di Serie C, altrimenti si crea un disequilibrio. Vi ringrazio, se ascolteremo attentamente gli interventi che seguiranno e poi si deciderà come procedere".

11.10 - Introduce Gabriele Gravina: "Grazie al presidente Agnelli che ha voluto ospitare questo. Ci troviamo in un momento di grande sfiducia verso le istituzioni e le associazioni del mondo del calcio e incontrarsi per parlare insieme di un tema che sta a cuore a tutti credo sia il segnale e una testimonianza importante. Il tema di oggi è un tema particolarmente delicato e importante, ma che richiede a mio avviso una riflessione di carattere generale perché non possiamo parlare del tema seconde squadre se prima non affrontiamo un'analisi con alcune riflessioni del contesto generale ove vengono inserite. Il nostro è un mondo che in questo momento vive difficoltà nell'individuare un modello da seguire. Oggi si assiste costantemente ad una politica di individuazione e di rimedi spot in base a quelle che sono le emotività del momento senza cercare di dare un ampio respiro a provvedimenti, idee, progetti e percorsi. Quello che più preoccupa, e l'ho vissuto come presidente di Lea Pro, è proprio questa metodologia che dà l'idea di essere più un cosmetico che copre alcuni problemi senza dare soluzioni di prospettiva. Ci sono difficoltà, quindi la soluzione proposta è individuata nella riduzione delle squadre professionistiche e mi sembra una buona soluzione, c'è poi l'obbligo dei giovani, un'altra bella proposta. Gli over forse sono troppi, forse dobbiamo ridurre gli stranieri e poi si arriva alle seconde squadre. Tutte proposte che non hanno avuto mai un'idea di continuità e di sistema, un'idra che oggi è alla base di una proposta di soluzione legata alla prospettiva del nostro movimento. Questo diciamo risente di un errore di fondo, quello di aver spaccato il nostro sistema in un gruppo che si sviluppa in maniera molecolare e perde la concezione sistemica. Ieri abbiamo assistito a una logica nell'ambito del nostro comitato di presidenza di divisione e scambio tra singole posizioni. Un duetto anche simpatico di scambio di posizioni politiche. Questo dà l'idea di una concezione individuale liberista che non è idonea. Le metodologie adottate finora non aiutano a tirare fuori il sistema dalle secche. Quindi bisogna ispirarsi a un'idea diversa, e dobbiamo rievocare il concetto della mutualità e solidarietà che al momento vengono viste come una logica di sostentamento e messa a disposizione di alcuni mezzi per andare avanti senza logiche di sistema. L'assistenzialismo è il modo peggiore per far crescere un sistema. L'assistenzialismo ti fa sopravvivere, non vivere. E per vivere devi lavorare e il lavoro deve essere riconosciuto con dignità. Noi dobbiamo riscoprire al nostro interno la capacità di saper produrre attraverso il lavoro un'attività, idee, per mettere a disposizione logiche progettuali che siano logiche di sistema. La solidarietà è sicuramente un mezzo per limitare le distanze, ma oggi c'è un principio diverso che dobbiamo riscoprire. Non voglio rievocare logiche francescane, ma io credo che il concetto di fraternità, addirittura scomparso dal lessico politico ed economico, è un principio che permette di considerare tutti gli uguali diversi. Uguali nella dignità, ma diversi nella capacità di saper scegliere e proporre. Questa deve essere la logica che deve dominare il nostro sistema, perché la logica della contrapposizione costante, la logica di ispirarsi a principi dove io faccio parte di questo mondo e tutto è dovuto credo sia uno dei peggiori principi in termini di sviluppo progettuale. Dobbiamo portare avanti l'idea di sviluppo come concetto di libertà e dobbiamo diffondere una nuova cultura sportiva, frutto del dialogo e della conoscenza. Il nostro mondo purtroppo ha offuscato la sua capacità di saper sognare e raccontare nuove storie, perché ci siamo appiattiti sulle logiche della pura competizione sportiva, valorizzando solo il risultato sportivo e questo non è il modo migliore per parlare di ricchezza del nostro mondo. Ricchezze è un concetto ampio, non è legato solo al concetto di vittoria, ma è legato anche alla valorizzazione dei valori, delle strutture. Ricchezza significa relazionarsi, cooperare, mettere insieme idee, progetti. Questa è la ricchezza di una società e di un sistema. Dico questo perché il progetto Seconde Squadre nasce da un confronto diretto tra Demetrio Albertini e che io ho condiviso dal primo momento e ho inserito nelle mie piattaforme programmatiche. A scanso di equivoci, qualcuno mi ha sentito diffondere con molto entusiasmo il progetto seconde squadre e poi frenare. Vero, io sono sempre leale nelle mie manifestazioni e quando credo in un progetto lo difenderò fino in fondo. Ma lo difenderò in tutte quelle caratteristiche legate alla dignità del progetto stesso. Il progetto è partito molto male. Partito come vanto politico  di qualcuno che non sapeva di cosa stava parlando. Non entro nel merito di valutazioni politiche, ma è stata un'azione di forza senza una visione. Quando non si ha visione si commettono errori e io mi aspetto d questa giornata che ci siano indicazioni chiare soprattutto da parte della Lega Pro e soprattutto da tutti i soggetti che hanno interesse all'interno della Lega Pro a introdurre alcune caratteristiche. la prima caratteristica deve essere quante devono essere le società con diritto di partecipare alle seconde squadre, capire la mission della Lega Pro e all'interno di quel ruolo politico della Lega Pro inserire questo progetto. Inserirlo con forza, con convinzione, quindi mettersi poi nelle condizioni  di doverlo difendere. Ci sono esigenze soggettive. Ho fatto fare un'analisi sui numeri dei giovani nel nostro mondo e sono raccapriccianti. Abbiamo il 92% che è la percentuale media di calciatori selezionabili nelle nostre Nazionali, quindi vuol dire che sono giovani calciatroi, ma ho cercato di capire cosa è successo a quei giovani formati all'interno della Lega Pro negli ultimi 10 anni. Quindi calciatori che hanno calcato i nostri terreni di gioco negli anni 2007/2008, quanti erano presenti dieci anni dopo. Semrberà strano, ma sono solo 23. Di tutti quei professionisti sono arrivati solo 23 calciatori. La cosa ancora più sorprendente sono i dati che riguardano l'impiego nei campionati professionistici 2017/2018: i calciatori formati e impiegati nel calcio professionistico formati in Lega Pro sono 23 in Sere A, 41 in B e 175 ancora in Serie C. 239 calciatori. Darò questo lavoro  che p molto ampio e molto dettagliato al presidente Ghirelli affinché possa rappresentare la base di riflessione per capire quando sarà importante parlare di un progetto di rilancio dei giovani all'interno del progetto seconde squadre e all'interno di esso bisogna capire quanto sia importante la valorizzazione dei giovani. Permettetemi anche una riflessione sul concetto delle multiproprietà. Come sapete sono sempre stato contrario, ma bisogna anche essere leali nel riconoscere che oggi ci sono multiproprietà ufficiali che si stanno concretizzando con alcuni arrivi dalla LND, ma ci sono anche multiproprietà in termini di collaborazione diretta e altre indirette. Quelle che derivano dalla capacità di alcuni presidenti di prendere in valorizzazione esclusiva, come esclusiva attività della proprio mission, calciatori da altre leghe professionistiche e vivere solo su aspetti legati alle valorizzazioni. Questo credo non sia il modo migliore di parlare di formazione, credo sia l'ora di guardare in faccia al futuro togliendo quel cosmetico di superficialità costante. È il momento del coraggio e credo che io per prima devo assumermi le responsabilità di adottare i provvedimenti necessari. Il nostro mondo ha bisogno di scelte decise, decisive ed importanti. Bisogna avere il coraggio di farlo e sono convinto che questo coraggio ci sarà nel presidente Ghirelli e in tutti gli altri presidenti coinvolti. Il momento di rinnovamento attraverso questi passaggio di coraggio deve portare a trovare la migliore soluzione e il miglior equilibrio in un mondo pieno di insidie e contraddizioni che sicuramente è migliore di quello che tanti vogliono farlo apparire.

10.40 - È arrivato anche Andrea Agnelli, con Gabriele Gravina.

10.30 - Marotta è arrivato all'Allianz Stadium in compagnia di Federico Cherubini

“Seconde Squadre: analisi e prospettive nel contesto italiano” è il titolo del convegno organizzato da Lega Pro in collaborazione con Juventus che si tiene oggi, dalle 11, presso l’Allianz Stadium a Torino. Saranno presenti Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, Francesco Ghirelli, Presidente Lega Pro, Andrea Agnelli, Presidente Juventus Football Club, Federico Cherubini, Head of Football Teams and Technical Areas Juventus Football Club,  Demetrio Albertini, Presidente Settore Tecnico FIGC e Giuseppe Marotta, Consigliere Federale FIGC e Amministratore Delegato FC Internazionale. Al termine del convegno, che vi racconteremo in diretta, si terrà anche una conferenza stampa.