FELIPE MELO ALLA JUVENTUS: manca solo l'annuncio ufficiale!

Sfogliato per un mese abbondante il campionario dei centrocampisti, la Juve ha scelto Felipe Melo: sull’affare mancano ancora i timbri ufficiali, ma ieri alle cinque della sera a Reggio Emilia il ds bianconero Alessio Secco e il collega della Fiorentina Pantaleo Corvino l’hanno praticamente definito. Senza troppi sconti sul prezzo di listino, nonostante la stagioni dei saldi appena iniziata: sui 25 milioni di euro, cioè la clausola di rescissione posta dalla Fiorentina, che potrebbero abbassarsi a venti, contando i cinque milioni totali per Marco Marchionni, del quale i viola dovrebbero comprare l’altra metà. Va da sè che ci guadagnerà pure lui, raddoppiando lo stipendio: dagli 1,2 milioni di euro a stagione ai 2,5 garantiti dal quinquennale già imbastito con la Juventus. A Firenze gli avevano appena prolungato il contratto al 2013, a Torino ne avrà uno in più.
Felipe Melo, 26 anni appena compiuti, dovrà allora essere il giocatore del grande balzo verso l’Inter, come chiesto dall’ultimo cda juventino, o come impone l’esborso, addirittura più gravoso di quello fatto per il connazionale Diego, la stella designata. Per una volta, invece, costerà di più un mediano che un trequartista: 25 milioni contro i 24,5 (bonus a parte) spesi per l’ex numero dieci del Werder Brema. Merito pure dell’ultima Confederations Cup giocata, e vinta, con il Brasile: dentro quella squadra c’era sempre Felipe, a occupare militarmente il centrocampo e a distruggere le minacce nemiche, Italia compresa. Lì in Sudafrica, dopo il solido campionato fatto con la Fiorentina, il brasiliano di Volta Redonda ha confermato forza e mestiere nello stare in trincea davanti alla difesa, ma pure nel saper saltare fuori per innescare il contrattacco. Dunga, raccontavano le frotte di cronisti brasiliani, aveva rivisto nel ragazzo un po’ di se stesso: l’ha convocato a fine gennaio scorso per l’amichevole di Londra contro l’Italia e poi non l’ha più levato. Nessuno, Kakà a parte, aveva il posto più garantito di lui, operaio in una squadra di fenomeni per definizione. Un po’ se n’era accorto, che le grandi lo pedinavano, anche se a parole schivava sempre l’argomento: «Il mercato non m’interessa - ripeteva - qui penso alla Seleçao. Poi vedremo».
Tra i compagni, però, si parlava, e lui non vedeva l’ora di andare in una squadra dove poter vincere tutto, a partire dallo scudetto: s’era fatta avanti l’Inter, che poi aveva virato su giocatori con altre caratteristiche.
In senso contrario ha virato pure la Juve, che inizialmente aveva pianificato l’acquisto di un regista difensivo come Gaetano D’Agostino, con piedi calibrati e lancio a lunga gittata, che il brasiliano non ha. Ha, al contrario, indole da combattente: se la trascina dietro da anni, quando s’era appassionato al “vale tudo”, cioé “vale tutto”, in portoghese, un’arte marziale brasiliana. A volte, però, bisognerebbe spiegargli che, no, non sempre vale tutto: in campo, per esempio, perché l’anno scorso ha chiuso la stagione con 13 ammonizioni e due espulsioni, la prima all’esordio in campionato, proprio contro la Juve. Dentro le partite, 29, ci ha messo ovviamente anche tanto altro: centinaia di scippi ai piedi avversari, contrasti vincenti, azioni sabotate.
L’affare è stato in bilico fino a ieri, o così le parti l’hanno raccontato, se solo in mattinata Pantaleo Corvino pareva aver allontanato di brutto i bianconeri: «Non c’è una squadra che si è presentata con la cifra della clausola compromissoria - aveva detto il ds viola - anche se l’Arsenal ci ha fatto una controproposta. Ci parleremo, perché ci potrebbe essere anche una contropartita tecnica». Poche ore dopo, se l’è preso la Juve, accontentando Fabio Cannavaro, per il quale «la rosa dell’Inter è ancora più competitiva». Detto prima dell’ingaggio di Melo. Da ieri sera gli armamenti dovrebbero essere quasi pari, o questo dovrà dire il prossimo campionato: altrimenti, l’affarone l’avrà fatto solo Corvino, che un anno fa, Felipe, lo razziò a otto milioni di euro.