Quando McKennie nel 2020 disse su Trump: "Ignorante e razzista"

A cavallo tra il surreale e l’incidente diplomatico. La visita della Juventus alla Casa Bianca, tra un attacco transfobico da parte di Donald Trump e le rispondente del presidente USA sul Medio Oriente, ha creato una discreta dose di imbarazzo a diversi giocatori bianconeri.
Tra questi, in prima fila, proprio gli statunitensi Timothy Weah e Weston McKennie. Sui social sono diventate virali le facce stranite dei due e Weah, dopo il 5-0 sull’Al Ain nel Mondiale per club, ha commentato a The Athletic quanto accaduto: “È stato tutto una sorpresa, a dire il vero ci hanno detto che dovevamo andare e non avevamo grande scelta. Sono stato preso alla sprovvista, è stato tutto un po’ strano. Quando ha iniziato a parlare di politica e di Iran e di tutto il resto, io pensavo solo: ‘amico, voglio solo giocare a calcio’”. Suo padre George, per la cronaca, si era felicitato (da presidente liberiano) con Trump in occasione della sua rielezione, salvo poi vedere la Liberia inserita in una lista di 36 Paesi i cui cittadini non potranno fare visita agli Stati Uniti.
McKennie, in passato, aveva invece pubblicamente criticato Trump. Nel 2020, ricorda il NY Times, il centrocampista juventino era intervenuto durante le proteste legate al movimento Black Live Matters, e aveva dichiarato alla Bild: “Non penso che Trump sia l’uomo giusto per fare il presidente e continuo a non pensarlo. Credo che non capisca le responsabilità che questo ruolo comporta, che sia un ignorante e che non sia un uomo di parola. Per me potete tranquillamente definirlo un razzista”.
La stessa visita della Juventus alla Casa Bianca, in verità, ha sollevato diverse perplessità non solo in Italia ma anche negli USA. In molti si sono chiesti perché il club bianconero, a differenza di altre società partecipanti al Mondiale per club, sia stato invitato da Trump. L’argomento, sottolinea The Athletic, è stato sollevato anche nella conferenza stampa di Igor Tudor dopo la vittoria sull’Al Ain. Il funzionario FIFA presente in sala stampa, però, ha chiesto di attenersi a domande legate alla partita, ribadendo il concetto anche dopo che il giornalista aveva fatto presente che - avendo coinvolto quasi tutta la squadra - era una domanda legata a un fatto accaduto poco prima della partita e quindi comunque collegato. All’incontro nello Studio Ovale, per la cronaca, era presente anche Gianni Infantino, presidente della FIFA molto vicino all’inquilino della Casa Bianca.