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ANZOLIN: “Mi piace essere il capitano. Con il Real Madrid dobbiamo fare il nostro calcio. Douglas Costa è impressionante”

10.03.2020 11:00 di  Simone Dinoi  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - ANZOLIN: “Mi piace essere il capitano. Con il Real Madrid dobbiamo fare il nostro calcio. Douglas Costa è impressionante”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Quello del capitano è un ruolo particolare, a volte ingombrante per alcune personalità non adatte alle responsabilità che quella fascia richiede. Ancor di più quando si tratta di dover difendere, motivare, a volte rimproverare dei giovani compagni alle prese con nuove esperienze e con il sogno di poter spiccare il volo da un momento all’altro. A Matteo Anzolin, capitano della Juventus Primavera, calza a pennello questa veste: difensore classe 2000, nato a Latisana in provincia di Udine, a cui l’allenatore Lamberto Zauli si affida per fare le sue veci nel rettangolo di gioco.
Normale timidezza iniziale poi scioltasi col passare della chiacchierata, così Anzolin, al terzo anno di Juventus, si è raccontato in esclusiva ai microfoni di Tuttojuve.com partendo da quelle che sono le sue origini.

Matteo, che tipo di giocatore sei e qual è stato il tuo percorso prima di arrivare alla Juve?

"Prima di arrivare a Torino ho iniziato con la squadra del mio paese (Latisana n.d.r.), poi mi sono trasferito al Portogruaro che ai tempi era in Serie C. Successivamente sono passato all’Udinese per restarci un anno e prima di arrivare alla Juve, ho giocato nel Pordenone e infine due anni a Vicenza. Sono un giocatore a cui piace giocare palla a terra. Mi ritengo tatticamente intelligente e cerco di mettere questo a disposizione della squadra".

Sei sempre stato un terzino oppure sei arretrato nel corso degli anni? Perché le tue qualità tecniche sono evidenti: batti calci d’angolo, punizioni…

"In realtà prima di arrivare alla Juve facevo il difensore centrale, al primo anno a Torino mi hanno spostato sulla sinistra. Quello del terzino inizialmente era un ruolo un po’ nuovo per me, poi col tempo mi ci sono abituato e ora mi trovo decisamente bene".

Com’è cambiato il tuo modo di approcciarti al ruolo in questi anni alla Juve? Ti senti cresciuto e migliorato?

"Sì sicuramente, il primo anno ho avuto bisogno di un po’ di tempo per capire come interpretare il ruolo. All’inizio ero molto più bloccato, mi preoccupavo maggiormente della fase difensiva. L’anno scorso ho imparato a essere maggiormente propositivo e adesso la sento proprio mia come posizione. Penso di essere cresciuto soprattutto nel livello di intensità, su come aggredire l’avversario e leggere le varie situazioni di gioco".

In questi tuoi tre anni di Juve hai cambiato tanti compagni di squadra, qual è quello con cui hai creato un legame maggiore?

"Il gruppo dei 2000 lo sento ancora, soprattutto Morrone, Capellini e Nicolussi Caviglia. Qui è rimasto Portanova, che tra l’altro già conoscevo prima della Juve tramite gli impegni con la Nazionale, con cui ho un legame più intenso rispetto agli altri. Ho un bellissimo rapporto però anche con gli altri compagni di squadra più piccoli di me".

Chi è il tuo idolo, a quale giocatore ti ispiri e se ce n’è uno in cui ti rivedi?

"A dire la verità non ho mai pensato a un giocatore in cui mi rivedo… Per quello che è il mio ruolo mi piace molto Marcelo. Per mentalità, modo di allenarsi e di giocare mi ispiro a Chiellini. Lui è un esempio in assoluto, tifando Juve da quando sono piccolo ho sempre seguito lui".

Parlando della stagione, tu sei il capitano della squadra e tra i più grandi: che responsabilità è e ti piace come ruolo?

"Penso che il capitano debba dare l’esempio e credo di esserne portato. Non è un ruolo molto diverso dagli altri, devi aiutare i compagni, magari quelli nuovi che fanno più fatica a inserirsi. Però penso che ognuno sia importante all’interno del gruppo, non solo il capitano".

Avete avuto un inizio di stagione complicato in campionato: come avete vissuto quei momenti e quanto vi sono serviti per arrivare dove siete ora?

"Da quel periodo siamo usciti veramente da squadra. Perdere 3-4 partite di fila non è mai facile, però penso ci sia servito molto per capire i momenti delle partite e che si doveva stare più uniti per ottenere risultati. Questo l’abbiamo compreso anche grazie all’aiuto del mister e ci siamo ripresi bene".

Ci racconti un po’ com’è mister Zauli?

"Ha un ottimo rapporto con i giocatori, essendo stato anche lui un calciatore ci capisce. Cerca di tirare fuori il meglio da ognuno di noi: questo concetto parte già dagli allenamenti dove vuole che tutti diano il massimo e poi si trasferisce in partita".

Arriviamo un po’ adesso agli ottavi di finale di Youth League, tu hai vissuto in questi tre anni tre esperienze diverse nella competizione: il primo anno ultimi in un girone dove, tra gli altri, avevate come avversario lo Sporting Lisbona di Leao, il secondo eliminazione agli spareggi dopo un secondo posto nel girone e quest’anno prima storica qualificazione agli ottavi di finale. Molti tuoi compagni sono cambiati, ma hai visto in te una maggiore sicurezza nell’affrontare la competizione?

"La Youth League è molto diversa dal campionato: c’è un livello di intensità maggiore e ovviamente aumentano anche gli stimoli. In questi tre anni la squadra è cambiata molto, siamo migliorati anno dopo anno e anche i risultati si sono visti. È una competizione molto bella perché le squadre giocano a viso aperto. A livello personale crescendo ho acquisito maggiore tranquillità e serenità nell’affrontare gli avversari".

Cosa ricordi della partita che vi ha fatto qualificare agli ottavi contro l’Atletico? L’avete recuperato nel quarto d’ora finale e tra l’altro il gol decisivo di Gozzi in pieno recupero nasce da un tuo traversone…

"È stata una bella sfida ma molto complicata. Nel primo tempo loro facevano girare molto bene il pallone e infatti siamo andati sotto. Siamo stati bravi però a rimanere in partita e soffrire quando ce n’era bisogno; nella ripresa loro sono calati e noi abbiamo alzato il ritmo. È stata una gara bellissima, vincere così in rimonta e qualificarsi agli ottavi è stato unico. Sono onesto (ride n.d.r.): sull’azione del gol ho chiuso gli occhi e buttato la palla dentro, per fortuna è andata bene".

Che match vi aspettate contro il Real Madrid?

"Credo che sarà una partita simile a quella con l’Atletico Madrid per come giocano loro. Palleggeranno molto, noi dovremo cercare di stare compatti dietro e fare il nostro calcio".

Ti sarai allenato tante volte in prima squadra, che sensazioni ha provato la prima volta e se c’è un aneddoto che puoi raccontare: un dialogo con qualcuno, qualche giocata che ti ha strabiliato…

"La prima volta è stata tre anni fa, ero molto emozionato. Per me che tifo Juve da quando sono bambino potermi allenare con loro è un’emozione veramente grande. I giocatori della prima squadra sono tutti gentili con noi, ci aiutano durante le sedute. Mi ha impressionato Douglas Costa: è imprendibile, ha una velocità che non ha nessuno".

Si ringrazia la Juventus, Matteo Anzolin e l’ufficio stampa bianconero nella persona di Lorenzo Falessi per la disponibilità.