LETTERA DELLA TIFOSA Daniela: "5 Ottobre 2006 / 5 Dicembre 2009"

GIOVEDÌ 5 OTTOBRE a Bergamo, l’Atalanta e l’Inter giocheranno una partita amichevole in onore di Giacinto Facchetti, ad un mese dalla sua scomparsa. Un gesto significativo, nella città del bergamasco Facchetti che dell’Atalanta è stato vicepresidente e dell’Inter tutto: capitano, presidente, simbolo. Per rendere omaggio alla sua figura anche fuori dal campo, c’è un’altra partita che riguarda i nerazzurri. Massimo Moratti la gioca domani, a Roma, davanti a Francesco Saverio Borrelli, capo dell’Ufficio Indagini. A lui, il proprietario della società campione d’Italia e prossimo a ridiventarne presidente, deve raccontare esattamente come sono andate le cose con la Telecom; Tavaroli ex capo della sicurezza Telecom; Buora, vicepresidente dell’Inter e della Telecom, le intercettazioni e i pedinamenti di De Santis e Vieri. Come abbiamo osservato nei giorni scorsi, in questi mesi nel calcio italiano è venuta a galla tanta di quella melma che nemmeno uno schizzo deve lordare lo scudetto assegnato all’Inter a tavolino, a norma di regolamento. Per questo è di fondamentale importanza ciò che Moratti dirà a Borrelli in sede di interrogatorio. Nessuna ombra, nessuna amnesia, nessun catenaccio, nessuna contraddizione: nulla di tutto questo potrà essere consentito al Signor Inter il quale si è fatto apprezzare nel mondo del calcio per uno stile ed un comportamento che verrebbero spazzati via qualora le accuse di Tavaroli risultassero fondate. In uno dei rivoli del lungo interrogatorio cui l’inquisito Telecom è stato sottoposto nel carcere di Voghera, egli ha affermato di avere pedinato e spiato De Santis su richiesta dei dirigenti dell’Inter. Moratti, dopo avere rivelato al Corriere Magazine e a La Stampa che qualcuno si era offerto di farlo e lo fece, ma non risultò nulla a carico dell’arbitro, nei giorni corsi ha negato tutto. Qual è la verità? La prima o la seconda di Moratti o quella di Tavaroli? E ci interessa sino ad un certo punto apprendere che, in caso di violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva (obbligo di lealtà), l’unico a rischiare una squalifica sarebbe Moratti e non la società che rappresenta. E’ vero che Calciopoli è un conto e il caso Telecom-Inter è un altro. Ma, nella stessa misura in cui Juve, Fiorentina, Lazio e Milan sono state stangate a vario titolo, l’Inter si è eretta a campione dell’altro calcio, quello pulito e onesto. Vogliamo sapere se possiamo ancora considerarla tale.
Sono trascorsi tre anni e di questa storiaccia si è scritto poco e niente,in vero stile italico-mafioso.I media,venduti a Moratti per un piatto di lenticchie,continuano a sbraitare su Iuliano-Ronaldo o su Bullotelli. Noi che non giochiamo con le figurine vorremmo invece dalle istituzioni una risposta chiara e senza dubbi,l'Inter ha intercettato e pedinato per ammissione dello stesso Massimo Moratti e oggi ci chiediamo dove sono le pene e dove le sanzioni o è bastata la furbata di fare Facchetti presidente per farla franca,in vero stile mafioso? Avete provato a farci credere che le sim svizzere di Luciano Moggi avessero più potere del colosso Telecom,fregandovene di quel proclama dell'Ordine dei giornalisti sul rispetto della verità,la tutela della personalità altrui,la lealtà,la buona fede. Telecom-Inter,storia italiana di malaffare e corruzione.
Daniela Civico - Roma