ESCLUSIVA TJ - Luca Momblano: "Troppi moralizzatori nel sistema-Italia. Il famoso attaccante? Possono essere due, se non tre"

Con Luca Momblano, opinionista di Juventus Channel, abbiamo fatto il punto della situazione fra mercato e caso scommese. In esclusiva per TuttoJuve.
Luca, il tuo giudizio sul caos scommesse. Nello specifico, parlando di Juve, che opinione hai in merito sui casi Conte, Bonucci e Buffon?
“È un giudizio che, dall'esterno, può essere soltanto alla stregua di un giudizio di coscienza. In ogni caso, un fatto mi pare acclarato dalla logica: da una parte ci sono dei delinquenti, dall'altra casistiche che non oserei neppure definire collaterali. Probabilmente nulle, o magari marginali. In questo giudizio di coscienza vanno fatti anche i giusti distinguo: Conte, Bonucci e Buffon sono stati menzionati su casistiche totalmente differenti l'una dall'altra. Già questo deve far riflettere. Così come deve far riflettere il pessimo concetto che viene fatto passare, secondo il quale l'operato dei pubblici ministeri sia alla stregua di una lotta del bene contro il male. Questo assolutismo non solo è tecnicamente falso (se no non esisterebbero dibattimenti e sentenze), ma anche giornalisticamente aberrante nel momento in cui i media non fanno nulla per ricordarlo ai lettori non tenendo di conseguenza la giusta equidistanza. La stampa italiana, in generale, mi pare poco avvezza alla fredda cronaca e al contrario molto presuntuosa. Chi conosce il calcio, sa a cosa mi riferisco. Così non fosse, l'omessa denuncia coinvolgerebbe un intero mondo. Il principio dev'essere uguale per tutti, tanto più per chi si erge a moralizzatore. Ecco, chiudo l'argomento dicendo che al sistema-Italia servirebbero più innovatori e meno moralizzatori".
Il presidente Agnelli ha definito quanto meno singolare la tempistica sull’uscita dell’informativa riguardante Buffon. Concordi?
"In cuor suo, a prescindere dal ruolo che ricopre e dalla maschera sociale che veste, non esiste persona al mondo che non possa concordare. Sacrosanto".
Parliamo di calcio mercato. Perché si parla tanto di van Persie quando la storia insegna che nessun campione affermato della Premier League scende in Serie A per evidenti motivi economici e di appeal (l’ultimo fu Vieira nel 2005). Non si rischia di creare false illusioni come con Aguero un anno fa?
"Finalmente un po' di calcio... Io credo che in generale le mode di mercato abbiano bisogno di grandi momenti di rottura per creare nuovi filoni. Il caso van Persie può rappresentare questa rottura, ma attenzione: nessuno dice che l'olandese è corteggiatissimo dal Barcellona del dopo-Guardiola, che cerca di tornare a puntare su un attaccante centrale di ruolo. E pochi dicono che, se si trattasse sempre e solo di scelte economiche, il giocatore avrebbe da tempo detto sì al Manchester City che due mesi fa ha già messo sul piatto un ingaggio da 11 milioni l'anno per 4 anni. Quindi i casi sono due: o stiamo parlando di realtà virtuale o nella valutazione di van Persie rientrano anche altri parametri. In più, aggiungerei che la Juventus non si illude circa l'operazione e ha messo in piedi da tempo robusti binari che vanno anche in altre direzioni. Altrettanto affascinanti".
Se arrivasse davvero il famoso attaccante è possibile una cessione illustre: chi cederesti fra Matri e Quagliarella, a prescindere dalle offerte che hanno?
"Qui si tratta di gusti personali, nulla più. Quindi dico che cederei Quagliarella. In realtà non si può rispondere senza contestualizzare un anno di riscontri sul campo (e per campo intendo dire anche allenamenti) e la strategia in atto sul reparto offensivo. Tu mi parli del "famoso attaccante". Io ritengo possano essere due, se non tre. Più o meno famosi".
Come credi che si risolverà la questione Krasic ed Elia? Si riuscirà a recuperare una buona parte degli investimenti fatti?
"Si risolverà con il trasferimento sia del serbo che dell'olandese. La Juve ha vertiginosamente elevato i propri standard, e il fatto di aver vinto lo Scudetto non può che accelerare questo processo fatto di scelte forti, nette, senza compromessi. Oltretutto si tratta di due profili che a livello europeo godono di un discreto mercato. Considerando gli ammortamenti, i bianconeri possono pensare di riottenere fino al 90% di quanto sborsato nel complesso. In questo momento il club non forza la mano sulle due cessioni perché tutto può tornare utile in sede di contropartite tecniche. Quel che è certo è che la Juve non intende tenere ancora i due sotto il proprio controllo, dunque niente prestiti o comproprietà".
Il Milan sta seguendo la politica dei parametri zero, l’Inter potrebbe perdere un big come Sneijder. Il Napoli perderà Lavezzi. Credi che per la Juve abbia la strada spianata per il prossimo anno?
"No, perché c'è la Champions. No, perché la lezione della Juve di Conte è stata proprio quella di tornare a capire che nel calcio non si parte mai battuti. No, perché ripetersi, anche e soprattutto sotto il profilo della sorpresa tattica, è sempre più difficile. Ma la Juventus lo sa bene e di conseguenza approccerà il nuovo campionato in modo nuovo e diametralmente opposto. Senza nascondersi. Non ce n'è bisogno".
Quanto ti affascina Juve-Roma con il ritorno del grande nemico Zeman sulla panchina giallorossa?

"Poco o niente sotto il profilo empatico. Calcisticamente un po' di più, perché in ogni caso Zeman non è Luis Enrique: con i dovuti pregi e i relativi difetti, il calcio del boemo è un apparato più strutturato. E poi adesso ha anche l'esperienza di chi non vorrà andare a tutta velocità contro un muro. Lo Zeman-nemico, lo Zeman-contro, lo Zeman-paladino sono tutte costruzioni che lui ha foraggiato danneggiando alla lunga la propria figura sportiva. Ma come non ricordare che il suo Foggia, e non solo, fu la culla delle sovrapposizioni e delle cosiddette catene di gioco verticali. Oggi, però, tutto questo è stato assorbito da tutti, sotto il profilo tecnico. Non c'è più avanguardia, c'è modernità. Sia Spalletti che Conte in Italia, in modo diverso, hanno già spostato in avanti l'asticella...".