ESCLUSIVA TJ - Giancarlo Corradini: "Napoli crocevia per le ambizioni scudetto. Panchinari scontenti? Quando si vince non si può parlare"

02.11.2011 18:05 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Giancarlo Corradini: "Napoli crocevia per le ambizioni scudetto. Panchinari scontenti? Quando si vince non si può parlare"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Una lunga carriera al Napoli prima, con uno scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana vinta (ai danni della Juve) e una lunga trafila da allenatore prima nelle giovanili, poi come vice di Capello e Deschamps, Giancarlo Corradini ci racconta le sue sensazioni in vista della sfida del San Paolo di domenica, sfogliando l'album dei ricordi, in esclusiva per TuttoJuve.com

Giancarlo Corradini, domenica Napoli-Juventus. Dopo la vittoria contro Milan e Inter ecco il terzo importate banco di prova per la Juve

“Vero, ma al San Paolo è sempre difficile per chiunque anche perché conoscendo lo stadio e la spinta che danno i  napoletani per la Juve non sarà per niente facile. Per questo possiamo considerarlo un crocevia per i bianconeri per dimostrare di essere pronti a lottare per il campionato. Un altro risultato positivo darebbe morale e se iniziano a prendere una buona piega anche le partite con le squadre cosiddette di secondo piano allora si può sognare in grande. Non scordiamoci anche che la Juve non fa le coppe e questo dà un grande vantaggio”.

Proprio l’assenza dalle coppe in una rosa ricca numericamente potrebbe alla lunga causare qualche problema…

“Credo che questi tipi di malumori iniziano quando le cose vanno male.  Quando tutto va bene e la Juve vince chi non gioca deve  cortesemente stare in silenzio. Le scelte di Conte finora si stanno dimostrando azzeccate”.

Lei è stato vice di Capello e di Deschamps. Proprio subito dopo la risalita in A ci sono stati problemi con gli allenatori. Come mai?

“E’ tutto legato ai risultati, si complica tutto quando non si vince. E’ una regola che esiste nelle grandi squadre, abituate a primeggiare e che non si accontentano. : i problemi sono stati i risultati, quando ci sono tutto funziona e quando non si vince tutto si complica”.

Sei anni vissuti in campo col Napoli, otto in panchina alla Juve. Per chi tiferà domenica?

“A Torino, se aggiungiamo anche l’esperienza da calciatore al Toro ho passato 14 anni e per me questa è la seconda città. A Napoli, però, ho avuto  emozioni più forti perché provate da giocatore, ho dei flash di partite indimenticabili. Mi auguro onestamente che finisca in pareggio”.

Se dico Coppa Uefa del 1989 cosa Le viene in mente?

“Fu un quarto di finale incredibile, giocavo nel Napoli e incrociammo la Juve. Due partite per me particolari, perché nella prima feci autogol a Torino e perdemmo 2-0. Sembrava davvero la fine, perché ribaltare un passivo così secco era difficilissimo. Non scoderò mai la settimana della partita di ritorno: il lunedì nasce mio figlio e il mercoledì andiamo a vincere 3-0 e ci qualifichiamo. Indimenticabile. Però mi ricordo anche un'altra memorabile sfida. Ero stato appena acquistato dal Napoli nel 1988 dal Torino e per me le sfide con la Juve erano per lo più perse: con gli azzurri vincemmo quella partita per 5-3”.

Era il grande Napoli di Maradona e Careca. Pensa che questo Napoli possa rinverdire i fasti di allora?

“Intanto quando il Napoli comprò Maradona il primo anno rischiò di retrocedere. Poi, costruendo man mano anno dopo anno venne fuori una squadra che riuscì a imporsi in Italia e all’estero. Il Napoli di oggi non sfugge alla regola. Ha giocatori importante ma deve vincere un trofeo per fare il salto di qualità, per dimostrare di essere una grande. Credo che manchino ancora degli elementi in alcuni ruoli, soprattutto in difesa”.

Proprio la difesa, che anche alla Juve è sotto accusa. Pensa sia anche un problema generazionale, che i difensori di oggi non sappiano più marcare?

“Oggi giocano tutti a zona e ciò ha portato i giocatori a essere più bravi palla al piede e meno a marcare. Ai miei tempi con la marcatura a uomo il ruolo di difensore era più di sacrificio e ci veniva inculcata questa motivazione”.

A proposito di difensori bravi palla al piede e meno in marcatura ci viene in mente Bonucci

“Bonucci è un buon giocatore, ma si gratifica più palla al piede e se è così è normale che perda di concentrazione”.

C’è qualche difensore in giro che raccomanderebbe alla Juve?

“Ma no, la società e Conte conoscono il mercato e non hanno bisogno di suggerimenti. E in ogni caso penso che in quel reparto l’equilibrio sembra essere trovato con la disposizione attuale”.

Nella sua esperienza alla Juve ha avuto modo di vedere da vicino il Conte giocatore. Avrebbe mai detto che sarebbe diventato allenatore?

“Conte già in campo si vedeva che comprendeva il gioco in modo veloce. Ci confrontavamo spesso ai tempi di Lippi e mostrava le sue idee. Si vedeva che poteva allenare e proprio le sue idee e le capacità che si intravedevano sono state messe in atto”.