IL SANTO DELLA DOMENICA - IL CALCIO ITALIANO AFFONDA, MA L'IMPORTANTE ERA FERMARE LA JUVE. PIENA FIDUCIA IN COMOLLI E NEL NUOVO CICLO MA...

08.06.2025 00:01 di  Alessandro Santarelli   vedi letture
IL SANTO DELLA DOMENICA -  IL CALCIO ITALIANO  AFFONDA, MA L'IMPORTANTE ERA FERMARE LA JUVE. PIENA FIDUCIA IN COMOLLI E NEL NUOVO CICLO  MA...
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Il calcio italiano affonda, ma l’orchestra guidata dal duo Gravina Spalletti continua a suonare imperterrita. Non nascondiamo che qualche sorriso, amaro, è scappato nel vedere determinati volti non proprio amati dalla tifoseria juventina, pronti  ad affossare la società bianconera in ogni dove, cosi come prontissimi a fare orecchie da mercante in tante altre situazioni. La disfatta in Norvegià è solo la punta di un Iceberg, a proposito di orchestrine che suonano., che risale al 2018. Da allora si parla tanto ma non si fa niente, semplicemente perché mancano le competenze. La nostra nazionale riflette e proietta, in modo più echeggiante e catastrofico, la situazione calcistica di numerose realtà. Vogliamo parlare delle situazioni di Messina, Turris, Potenza Spal, nate con difetti di iscrizione e finite come sappiamo. Oppure vogliamo parlare dei casi di Brescia e Sampdoria? Chi doveva vigilare? Chi doveva porre un freno? Ah vero, ma la nostra serie A è invidiata da tutti, perché, parole del presidente Simonelli, ogni anno vince una squadra diversa. Cosa vi fa venire in mente questa affermazione? Ricordate quando qualcuno, affermò che bisognava fermare il ciclo della Juventus? Eccoci arrivati, senza dimenticare le situazioni Bari prima, e Salernitana poi, quest’ultima ceduta il 31 dicembre alle ore 2359 per evitare il caos nella massima serie.

Ma l’importante era fermare un monopolio e non preoccuparsi, cosi ad esempio,  di una bella riforma della giustizia sportiva, dove i soliti noti possono fare e dire qualsiasi cosa, anche infamare e infangare la storia della Juventus ( a proposito che ne penserà il caro Antonio Conte delle ultime esternazioni del suo presidente?) senza che nessuno muova foglia. E intanto dopo l’irresistibile  Macedonia del Nord, la fenomenale Svezia, dopo la Svizzera agli Europei, ecco la serata in Norvegia, capolavoro del duo Gravina Spalletti. Perché qui non si dimentica neppure le piroette sia verbali che in campo dell’ex tecnico del Napoli. Tempo al tempo, amici miei, per adesso anche se sono magre consolazioni perché sarebbe bello tornare a godere dei nostri successi piuttosto che degli insuccessi altrui, consoliamoci con qualche risata appollaiati sulla famosa riva del fiume.

La società bianconera deve però mettere la freccia. Siamo indietro, nel pieno di una ricostruzione dovuta alle macerie lasciate dalla guida tecnica sulla quale tanto avevamo investito. Giusto che dopo Motta sia saltato Giuntoli, ormai indifendibile. Ma ora servono programmazione, lungimiranza e una ritrovata competitività. Lasciamo lavorare Comolli, cosi come è stato fatto per Motta e Giuntoli, e poi saremo in grado di esprimerci in base come sempre ai risultati. Il nuovo direttore deve però sciogliere subito il nodo Tudor.

Va bene la fiducia, vanno bene le parole ma servono i fatti. Se si vuole puntare sul croato, si deve rinnovare di un anno il contratto. Piano B? forse, anzi sicuramente, ma al momento non ci sono alternative. Tudor non è allenatore di primissima fascia, ma nelle 9 partite ha ridato identità alla squadra traghettandola, seppur con il patema d’animo finale, in Champions. Con un buon mercato può fare bene, ma visto anche il calendario non proprio semplicissimo nelle prime giornate, dovrà avere la squadra pronta con un minimo di anticipo e non come lo scorso anno quando Giuntoli arrivò lunghissimo alla rosa finale.

Basta fuoco amico, firmiamo una tregua per il bene della Juve. Che il male già lo vogliono in tanti. Ma poi piano piano il tempo….