Juventus-Luis Enrique: la storia si ripete...nel giorno più importante.

14.05.2015 10:30 di  Caterina Baffoni   vedi letture
Juventus-Luis Enrique: la storia si ripete...nel giorno più importante.
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Due cammini destinati a incrociarsi di nuovo quelli tra Luis Enrique e la Juventus. Sono due i precedenti tecnici tra Luis Enrique e la Juventus, i medesimi delle sfide Luis Enrique-Conte della stagione 2011, con l'ex mister giallorosso mai vittorioso sui bianconeri: in bilancio c'è un pareggio e due successi bianconeri nella suddetta stagione: sette retial passivo incassate dallo spagnolo. Da calciatore Luis Enrique ha affrontato 4 volte in coppe europee la Juventus, ottenendo una vittoria (Real Madrid- Juventus 1-0, quarti di finale Champions 1995/96), un pareggio (Juventus-Barcellona 1-1, quarti di finale Champions 2002/03) e due sconfitte (Juventus-Real Madrid 2-0, quarti di finale Champions 1995/96 e Barcellona-Juventus 1-2 dopo tempi supplementari, quarti di finale Champions 2002/03). In pratica le squadre di Luis Enrique sono alla fine sempre state eliminate dai bianconeri. Le statistiche sorridono alla Vecchia Signora.

Il primo match contro la Juventus per l'allora allenatore spagnolo della Roma, lo vede "spazzato via" grazie ad una prestazione sublime degli uomini di Conte, che si imposero per ben quattro reti a zero sui giallorossi, e nuovamente per 3 a 0 a favore dei bianconeri.

Furono due prestazioni eccezionali quelle dei bianconeri contro la Roma, con un Vidal straordinario in fase realizzativ che, mette immediatamente in cassaforte il match per la Juventus. Il Cileno che incontrerà nuovamente nella capitale tedesca. Troppo solida la versione a 3 difensori della Juventus per potere essere impensierita dall’evanescente Roma di Luis Enrique, che cercò di negare la superiorità numerica in zona arretrata al rombo della Juventus e minare pertanto le fondamenta del possesso palla dei bianconeri. Il piano fallisce per tanti motivi:

Contro una Roma così piena di contraddizioni tattiche semplicemente la Juve è stata più forte. Non si possono ancora una volta non sottolineare il lavoro e le intuizioni tattiche di Antonio Conte. Per citarne una, appare sempre più evidente come il trio di centrocampo bianconero rappresenti davvero un reparto di livello assoluto, con Vidal giocatore di valore mondiale e di infinite dimensioni che ancora una volta il tecnico blaugrana incrocierà in quel di Berlino.

Questa, però, è un'altra storia. 

Andiamo a Berlino, Beppe”, avrebbe urlato Fabio Caressa. La storica frase del 2006, per l’Italia poi campione del Mondo, è replicabile per l’impresa della Juventus di Massimiliano Allegri. Trovate voi gli aggettivi: incredibile, assurda, impronosticabile, leggendaria. Sicuramente meritata. Dopo 12 anni, i bianconeri ritrovano la finale della massima competizione europea per club. In una gara emozionante, sofferta, ricca di occasioni da goals, la Juventus ha avuto la meglio su un Real Madrid comunque grintoso e ostico.

Orgoglio, fatica, cuore, dignità, voglia. La Juventus merita applausi, per un traguardo che nessuno avrebbe immaginato ad inizio stagione. Il 6 giugno ci sarà di fronte il magnifico Barcellona e Messi, Neymar, Suarez. Ma a quel giorno mancano oltre tre settimane. Ora per la Juve è giusto godersi questo trionfo. Il Real di Ronaldo, Bale, James, Ramos, Kroos e Ancelotti è stato eliminato e abbattuto nelle loro certezze. Scorrendo questi nomi si capisce ancora meglio la portata del capolavoro bianconero.

Il Barcellona, considerata la squadra attuale più forte del mondo, è la favorita a detta dei più esperti. Ma, non basta mettere assieme tre giocatori, fortissimi, per scrivere la storia. Lo ha dimostrato la Juve al Santiago Bernabeu contro i Galacticos. La mano di Allegri si vede nella gamma dei movimenti coordinati, nelle diverse declinazioni del medesimo ruolo fornite da Marchisio e Vidal e nella progettazione di tutti i movimenti difensivi della squadra finalizzata a far muovere il più possibile in verticale le due mezzali in fase di non possesso palla, limitandone i movimenti laterali, per valorizzarne le caratteristiche di aggressività e pressione di Morata e Tevez.

 La Juve vola a Berlino, sulla cresta delle speranze, dell'orgoglio, dei meriti. Il sogno scende dal cielo e assume le sembianze di qualcosa che può concretizzarsi realmente. La prova, è l'uscita indenne dal Bernabeu, spedire all'inferno il Real e arpionare la storia, prenotando un “summit” con Messi. E' semplicemente realtà. Che luccica come l'oro.

Per la Juve si apre il vero sogno: il più grande.