Agnelli, Marotta, Delneri e le nozze coi fichi secchi!

31.01.2011 12:30 di  Maurizio Lattaruli   vedi letture
Agnelli, Marotta, Delneri e le nozze coi fichi secchi!
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© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

Le debacle assordanti di questo mese di gennaio, unitamente ad una classifica infortuni da primato mondiale, hanno insinuato pesanti dubbi su dirigenza e allenatore. 

Analizziamo la situazione.

A giugno 2010 è fallito definitivamente il projetto Blanc-Secco e con grande entusiasmo la curva juventina ha accolto l'avvento di Andrea Agnelli alla presidenza del club e di Marotta e Paratici nello staff dirigenziale-sportivo con forti attese e interessanti prospettive. Ma cosa accade di lì a poco? Ti scelgono Delneri quale allenatore, un mister che - purtroppo - conosce solo un modo di giocare al calcio: per assecondarlo, via alla rivoluzione della squadra perchè servono uomini adatti al 4-4-2. E così vengono fatti "fuori" tutti i fantasisiti della squadra: via Diego con una minusvalenza di ben 8,5 milioni di euro, via Giovinco in comproprietà al Parma, via anche Candreva (mancato ricatto); non contenti, il duo Marotta-Delneri mandano via gratis (anzi pagano anche una parte dello stipendio) Trezeguet - finalmente guarito dai malanni della precedente stagione - per tenersi il "fuoriclasse" Amauri (1 gol all'anno!), e prendono in prestito giocatori mediocri (Lanzafame. l'inguardabile Motta) acquistando per cifre esagerate il laterale Martinez e il laterale Pepe, nonchè l'oggetto misterioso Bonucci.

Unici acquisti veramente azzeccati dalla dirigenza sono Aquilani (in prestito), Quaglierella (in prestito) e Krasic (15 milioni).

Con questa squadra, parte il campionato subito in salita con la sconfitta di Bari ed il successivo pareggio con la Samp, poi si vince facile a Udine e subito dopo si prendono tre sberle dal Palermo: di lì in poi la squadra pare fare quadrato ed incominciano ad arrivare i primi risultati positivi, sorpattutto grazie ad uno splendido Krasic ed ad un cecchino infallibile quale Quagliarella, mentre in Europa League la squadra rimedia solo figuracce e terminerà un girone abbordabile solo all'ultimo posto (ma i tifosi comprendono perchè è ancora in ballo il campionato ela coppa italia, e quindi niente polemiche).

Si arriva così a gennaio e la sfortuna sembra accanirsi contro la Juve: si fa male Quagliarella, mentre in infermeria ci sono già Amauri e Iaquinta (abituè del luogo) e si perde in malo modo col Parma e poi col Napoli.

In una situazione di piena emergenza, che ti fa il buon Marotta? Ti compra Toni che si fa subito male nella sfida del S. Paolo, mentre in difesa si alternano tutti i possibili terzini della rosa con risultati imbarazzanti.

Veniamo al dunque: quali le colpe di Delneri? Prinicpalmente nelle scelte di mercato, laddove gli uomini da lui voluti si sono rivelati del tutto inadatti a sostenere il ruolo in una grande (?) come la Juve; ma anche nell'incapacità di cambiare in corsa la squadra, perchè se certi protagonisti - per infortunio o demeriti - non rendono nello schema 4-4-2, allora l'abilità dell'allenatore sta proprio nel cercare soluzioni che possano far rendere al meglio gli uomini a disposizione: che ci fa, infatti, Marchisio a sinistra? E Martinez è un'ala? E se non si hanno torri in area perchè si fanno cross dal fondo campo senza preferire il fraseggio stretto palla a terra? E se Bonucci e Chiellini sono male assortiti e scadenti di forma, perchè non pensare a Legrottaglie o al giovane Sorensen al centro della difesa? e passare ad un modulo 3-4-3 o 3-5-2 come l'Udinese e il Napoli, no?

E le colpe di Marotta? Bhè, se il mercato lo ha fatto lui su indicazione di Delneri, le colpe vanno distribuite tra i due in egual misura: chi ha comprato Martinez per 12 milioni? E Pepe per la stessa cifra? e Bonucci per 15 mil?. Ma a gennaio si poteva comunque correre ai ripari, ma Marotta che ti fa? Prende Toni e Barzagli mentre tutte le altre dirette concorrenti si rafforzano sul serio (il Milan prende Cassano a 0 euro, l'Inter Pazzini a 12 mil!). Poi veniamo a sapere che "non ci sono i soldi" per fare le operazioni di mercato, in quanto il cda della Juventus nega l'extra-budget e rinvia investimenti importanti a giugno, quandi ci saranno gli introiti della partecipazione alla Champions League.

Ma quale introiti? Quale Champions League? Ma i dirigenti juventini ci fanno o ci sono?

E veniamo ad Andrea Agnelli: se davvero avesse avuto a cuore le sorti della Vecchia Signora, allora avrebbe dovuto dire a tutti i tifosi juventini - sin dal primo giorno di raduno - che la proprietà non aveva alcun intenzione di fare investimenti importanti per la squadra, in quanto occorreva ripianare i debiti dell'allegra gestione Blanc-Secco, e che pertanto l'obiettivo stagionale doveva essere un posto in europa league, per poi tentare negli anni successivi (quanti?) la scalata al tetto d'Italia e d'Europa. Un discorso impostato così poteva essere anche condiviso dall'esigente tifoseria juventina, che invece si ritrova a metà campionato con tre obiettivi falliti (Europa League, coppa italia e per qualche mese il campionato) e con un quarto posto da conquistare che, allo stato attuale, è pura fantascienza (si vincerà a Palermo? e poi a Cagliari? e con l'Inter?).

E se non si va in Champions, con quali soldi si fa la campagna acquisti?

Cari Agnelli, Marotta e Delneri, la verità nel calcio di oggi e che senza soldi si corre il rischio di fare "le nozze coi fichi secchi", e se non si può (o non si vuole?) investire nel gioco del calcio, sarebbe doveroso farsi da parte e lasciare che la gloriosa storia juventina passi di mano dagli Agnelli a nuovi investitori, che magari non ci metteranno il cuore nella causa juventina come il non abbastanza rimpianto Avvocato, ma almeno i denari per fare felici 14 milioni di juventini!