Pepe: "Alla Juve ti insegna ad avere una mentalità vincente. Guardo Allegri e ripenso al modo in cui è arrivato alla Juve. Lui e Conte sono l'opposto, Antonio ci diceva sempre..."

04.04.2019 14:20 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture
Pepe: "Alla Juve ti insegna ad avere una mentalità vincente. Guardo Allegri e ripenso al modo in cui è arrivato alla Juve. Lui e Conte sono l'opposto, Antonio ci diceva sempre..."
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

In un'intervista rilasciata al sito di Gianluca Di Marzio, Simone Pepe ha parlato anche della Juventus: "Guardo Allegri in panchina e ripenso al modo in cui è arrivato alla Juventus. La partenza di Conte è stata un fulmine a ciel sereno, ma dopo 24 ore era già tutto risolto. Ripetere il lavoro di Antonio sembrava impossibile. invece siamo arrivati in finale di Champions League: lì capisci con chi hai a che fare. Lo comprendi dalla rapidità con cui la dirigenza è arrivata alla soluzione ideale. Conte e Allegri sono stati l’opposto, ma allo stesso tempo perfettamente funzionali per due obiettivi differenti. Il primo ci ha reso grandi, il secondo consapevoli di esserlo”.

Dove sarebbe potuto arrivare Simone Pepe? 
“Non me lo sono mai chiesto. Penso molto di più a quanto sono riuscito a fare nel giro di dieci anni. Ho giocato in Serie C, poi altri due anni in Serie B. Posso dire di aver fatto la gavetta e i sacrifici che ne derivano, per poi ritrovarmi alla Juventus, fino alla finale di Champions League. La Juve è una società che ti insegna cosa vuol dire avere una mentalità vincente”. 

Su Conte?
"Considerando il momento che vivevamo, Conte era davvero l’allenatore giusto al momento giusto. Con lui arrivarono Pirlo, Vidal, Vucinic e Lichtsteiner. Un fenomeno e gli altri tre già forti e pronti per il definitivo salto di qualità. Nello spogliatoio Antonio mise subito in chiaro una cosa: o facevamo come diceva lui oppure chiunque sarebbe rimasto fuori. E il discorso valeva anche per uno come Pirlo. Lo vedete il campo? Ecco, per gli avversari deve essere in salita, ci ripeteva prima di scendere in campo. Dopo 30 secondi di gioco era già lì che urlava e ci richiamava, dimenandosi per farci riconoscere i nostri errori. Il giorno dopo la partita ci mostrava dei video per farci capire dove saremmo dovuti migliorare e ogni tanto qualcuno si opponeva per dire la sua. A fine riunione, però, la storia era sempre la stessa: eravamo tutti convinti del fatto che avesse ragione lui”.

Con Allegri la musica cambia: "Com’era giusto che fosse. Conte doveva costruire, Max era lì per consolidare una base già forte. Ci diceva sempre che eravamo forti, che ci voleva determinati, ma soprattutto pazienti e ordinati. Se sbagliavamo un gol, dovevamo restare e calmi e prepararci a un nuovo attacco. Conte, al contrario, in quei casi diventava una furia…”

Su Pirlo: "Il più forte con cui ho giocato, senza ombra di dubbio. Davanti a centomila spettatori, Andrea aveva quella naturalezza e tranquillità, anche nel tentare la giocata, che normalmente si vede giusto in allenamento. Visione di gioco pazzesca, tecnica incredibile. Dopo di lui, metto Antonio Di Natale”.