Cannavaro: "Alla Juve un bel gruppo che conoscevo dalla Nazionale, fu bello il ricongiungimento con Buffon e Thuram"

06.06.2025 20:50 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Cannavaro: "Alla Juve un bel gruppo che conoscevo dalla Nazionale, fu bello il ricongiungimento con Buffon e Thuram"
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<strong>Fabio Cannavaro</strong> si racconta al Festival della Serie A di Parma, ripercorrendo le tappe salienti di una carriera leggendaria, dagli esordi al Pallone d'Oro, con la saggezza di chi ha vissuto il calcio a 360 gradi.

<strong>La Foto con Maradona e il sogno Napoli</strong>
"Facevo il raccattapalle, mi ero imbucato nello spogliatoio il giorno dello scudetto". Così Cannavaro ricorda l'inizio del suo incredibile viaggio, immortalato in una foto iconica con Maradona. Un giovane che amava giocare per strada e che sognava il Napoli: "Quando il Napoli era in vantaggio dovevi rallentare, quando perdeva dovevi accelerare, ma quel Napoli vinceva sempre quindi perdevo tempo". Un sogno che è diventato realtà, "l'orgoglio della famiglia e del quartiere".

Il Centro Paradiso, storica casa del Napoli, è un luogo intriso di ricordi per Cannavaro. "Lì ho fatto settore giovanile e Primavera, respiravo l'aria della prima squadra, Maradona si allenava lì, quando andava (ride, ndr)". Dopo il fallimento del Napoli, il centro è rimasto abbandonato, ma Cannavaro non ha mai dimenticato. "Ci ho messo 15 anni per acquistarlo. Sono contento, è un campo a cui sono affezionato, lì sono cresciuto e ci si allenavano i grandi campioni. È una grande soddisfazione".

Un'occasione anche per riflettere sulle differenze con il calcio odierno: "In quegli anni ho potuto giocare contro campioni come Baresi, Maldini, Van Basten, una grande soddisfazione. Son passato da giocare fuori dal San Paolo a giocarci dentro. Lippi? Inizialmente puntò su altri giocatori e io non giocavo, pensavo di passare in prestito all'Acireale. Un mercoledì mi fece giocare, disputai una buona gara e da lì non sono più uscito".

<strong>Sul rapporto con i tecnici</strong>: "Ogni allenatore è diverso, ogni esperienza lo è, ti porti tutti dentro". Da Ranieri ad Ancelotti, ha vissuto diverse filosofie: "Dal marcare a uomo fino a Parma, dove iniziammo a giocare a zona. Aver giocato a uomo però mi ha permesso di mantenere la 'cazzimma', come diciamo a Napoli, e l'ho portata nel gioco a zona". Un calcio cambiato, dove "conta molto di più l'aspetto fisico. Noi guardavamo gli errori tecnici, ora invece quanti chilometri si corrono".

<strong>Il VAR e il difensore di ieri e di oggi
</strong>"Avrei concesso molti più gol". Ricorda la difficoltà di marcare gli attaccanti del tempo: "Bobo (Vieri) era davvero forte, ma Ronaldo il brasiliano era il più difficile da marcare. Faceva quello che voleva, dribblava, faceva tunnel… era devastante". Il ruolo del difensore è cambiato: "Oggi viene visto come uomo che fa ripartire l'azione prima di difendere. Ma come si diceva al tempo, con gli attaccanti vendi i biglietti e con i difensori vinci i campionati".

<strong>Il Periodo d'Oro al Parma</strong>
"Quest'anno son trent'anni da quando sono arrivato qua la prima volta, ogni volta ci torno con tanta voglia". Il Parma di Cannavaro era "una squadra davvero forte, un punto di riferimento, ci siamo tolti tante soddisfazioni. È stato un peccato non vincere un campionato con una squadra così forte, c'è mancato il pizzico di pressione che trovi nelle piazze più grandi". Un plauso anche a Malesani: "Era un visionario, spingeva per la costruzione dal basso, voleva rompere la linea con un possesso palla e con la riconquista palla. Ha cambiato il mio concetto di fase difensiva".

<strong>L'Esperienza all'Inter e il Rammarico Champions</strong>
"È stata una bella esperienza, eravamo un bel gruppo, siamo arrivati in semifinale di Champions League. È stato un peccato, ero arrivato con tanta voglia ma quell'infortunio mi ha condizionato tanto". Cannavaro ammette anche un errore personale: "Giocavo con gli antidolorifici, in quel periodo persi il 40% della mia forza. In quell'occasione un giocatore deve trovare il coraggio di fermarsi, ma volevo dimostrare, volevo dare tutto. È stato un errore". Il rammarico per la semifinale persa con il Milan per il gol in trasferta: "Il calcio ti dà e ti toglie".

<strong>La Juventus e la Gioia della Continuità</strong>
"Alla Juventus "ritrovo un bel gruppo di ragazzi, che conoscevo dalla nazionale, ma soprattutto un allenatore che mi ha dato fiducia dal primo giorno, facendomi giocare quasi tutte le partite". Due anni "spettacolari", con il ricongiungimento con Buffon e Thuram. Anche qui, "l'amarezza è stata la Champions, pur avendo una squadra fortissima ci fermammo agli ottavi".

<strong>Il compagno Lilian Thuram e il Bernabéu</strong>
Cannavaro ricorda l'intesa perfetta con **Lilian Thuram**: "C'era grandissima fiducia, sapevo di poter andare a pressare nella metà campo avversaria che lui copriva, lo stesso lui con me". E con un aneddoto simpatico: "Senza occhiali vedeva poco bene lateralmente, lo sapevo e quindi stavo attento all'attaccante e a Lilian. Una volta perse la lente, gli dissi che non potevamo fermare la partita (ride, ndr)". E poi c'era "Buffon, che ci avrebbe salvati".

L'impatto del Bernabéu: "Soprattutto nei momenti difficili, fa la differenza. A Madrid lo stadio percepisce la difficoltà dei giocatori e come un'onda arriva e ti rialza". Una "pressione positiva", che ti fa sentire che "non puoi perdere quella partita".

<strong>Berlino 2006, un Mondiale che "ci ha reso leggende"</strong>
"Berlino ci ha reso leggende, quando vinci un mondiale diventi il capitano della nazionale italiana che ha vinto il mondiale". Un rammarico per l'Italia attuale: "Sono passati purtroppo vent'anni e non abbiamo cambiato pagina: è un peccato, noi siamo l'Italia, abbiamo giocato sei finali e perse solo due contro il Brasile". L'orgoglio di rappresentare il Paese: "Sentivo il peso di quella maglia. Non devi fare nulla di straordinario, devi solo dare il massimo per rendere orgoglioso un popolo alle tue spalle".

<strong>Il Pallone d'Oro</strong>: "Inizialmente pensavo fosse uno scherzo, è sempre stato dato ad attaccanti e centrocampisti". Ma le "due stagioni di prestazioni straordinarie" e, ironicamente, "la testata di Zidane a Materazzi", cambiarono la storia. "La partita di Dortmund è stata quella perfetta, ma tutto il mondiale è stato di livello. Vedere un difensore che fa pochissimi falli, non prende ammonizioni, ha fatto la differenza". Un Pallone d'Oro da difensore "vale di più. Sono andato oltre i sogni del Cannavaro ragazzo. Dopo il Pallone d'Oro è arrivato anche il premio di miglior calciatore della FIFA, quello ha gratificato ancora di più". La sua carriera, un crescendo di sacrifici: "Il mio sogno era giocare in Serie A con la squadra del mio cuore, sono andato oltre".

<strong>La Carriera da Allenatore e il Futuro</strong>
"Ho provato a fare il direttore sportivo, ho preso anche il patentino, poi grazie a mister Lippi sono andato in Cina e ho iniziato da allenatore, un'esperienza importante anche per il Cannavaro uomo". Non si aspettava le difficoltà in Italia: "Mi sono spesso trovato in situazioni complicate e non sempre hanno pagato. Però sono testardo, spero di trovare una società che mi permetta di lavorare, di iniziare un ritiro e un progetto".

Infine, sull'accostamento al Parma dopo la notizia dell'addio di Chivu: "Non c'è nulla di particolare, si sa che Chivu andrà all'Inter… io sono qui a parlare con te, al momento non si sa nulla. Non c’è stato nessun contatto, fa piacere essere associato ad una società come il Parma".