Antonio Varriale (osservatore Juve): "La società bianconera scommette sui baby talenti. De Laurentis invece non crede nei giovani e non investe"

Intervistato da calcionapoli24.it, Antonio Varriale, ex responsabile scouting del Napoli ed oggi osservatore in Campania della Juventus, intercettato a Boscotrecase in occasione di un raduno-selezione classe '98-'99 e 2000-'01 sul campo della Scuola Calcio "Mara8", l’accademia calcistica gestita da Antonio Marasco, ex centrocampista di Savoia, Modena, Venezia e tante altre compagini professionistiche, ha parlato dei talenti campani:
Juventus e Napoli: due eccellenze non solo in termini di Prima Squadra ma anche di Settori Giovanili. Le grandi società si vedono alla base: non si costruiscono grattacieli, senza solide fondamenta...
"La Campania, e principalmente Napoli, rappresenta a mio avviso il Brasile d'Italia, una fucina di giovani e giovanissimi talenti senza paragoni. Molti di loro, però, si perdono per la strada a causa della mancanza di strutture e dirigenti inadeguati. La' materia prima' è di pregevole fattura, e non è un caso che sempre più società vengano ad investire qui al Sud; basti pensare che la sola Juventus, negli ultimi dieci anni, ha portato ben cinque napoletani in Serie A, per non parlare di Immobile e di Izzo".
La Sua stessa presenza qui, quest'oggi, testimonia l'importanza che date al bacino partenopeo. Come giudica il lavoro svolto dal Napoli sul territorio?
"Noi della Juve rastrelliamo tutta la regione tappeto per tappeto perché le persone intelligenti capiscono l'importanza di scommettere sui giovani napoletani. Ho lavorato sei anni per l'SSC Napoli, da Ferlaino a Naldi passando per Corbelli; conosco bene la realtà societaria ed in particolare ho vissuto il suo periodo più triste, quello del fallimento. La verità è una sola: De Laurentiis non crede nei giovani e di conseguenza non investe".
È dunque un problema di mentalità?
"Esatto. Qualcuno gli ha detto: «Presidè, li compriamo già come giocatori formati: non vale la pena di puntare su ragazzini da crescere»".
Eppure mai come quest'anno il Napoli può vantare un parco di giovani di prim'ordine...
"È un paradosso: nonostante la mentalità poco aperta, ha elementi molto validi anche dalla Primavera in giù. Le strutture, però, restano carenti".
Si riferisce alla mancata realizzazione dei convitti?
"Questa è solo una conseguenza perché il discorso è sbagliato a monte, non a valle. Il Napoli impegna il minimo consentito per la realizzazione del Settore Giovanile per non 'sprecare' eccessive risorse. È una questione di scelte. Sbagliate o meno, non sta a me giudicarlo".
Marchisio è forse l'esempio più fulgido del valore del vostro vivaio e di quanto la Juve punti a crescere 'in casa' i giocatori del domani. Lorenzo e Roberto Insigne, se vogliamo, sono un po' la controparte azzurra, il primo grande frutto della tanto decantata 'Scugnizzeria'...
"Claudio non è l'unico; non dimentichiamoci infatti di De Ceglie Marrone e tanti altri ancora: provengono tutti dalle nostre squadre minori. In tal senso, la Juventus cura in un modo spasmodico ogni dettaglio, cosa che, ahimè, non si può dire del Napoli. Abbiamo numerosissimi osservatori in tutte le regioni ed anche all'estero: è per questo che siamo i leader nello scouting nazionale ed arriviamo a prendere giocatori come Pogba prima degli altri. Le nostre strutture, inoltre, non hanno eguali: il centro di Vinovo non lo trovi altrove in Italia, nemmeno a Milano. Pensate che da quest'anno offre persino un'intera area studio con tanto di liceo. Per quanto riguarda Insigne, invece, il discorso è particolare: il Napoli se l'è ritrovato".
Si spieghi meglio.
"Inizialmente giocava addirittura negli Allievi B e in molti non avevano intuito il suo reale valore, poi è stato bravo ad uscire fuori da solo pian piano guadagnandosi i gradi sul campo. È un grande talento, così come il nostro Beltrame, ma bisogna saperlo coltivare per non rischiare di perdere anche lui".
Consiglia dunque a De Laurentiis di imparare da voi?
"Sì, molto".
Il San Paolo come arena per i giovani sull'esempio dello Juventus Stadium. Lo vede possibile?
"La Finalde di Tim Cup ha presentato una novità interessante che ha visto nuovamente protagonista la Juventus. L'iniziativa di giocare nello stadio della Prima Squadra, e per di più con ingresso gratuito, ha riscosso un notevole successo: oltre 15.000 spettatori hanno animato la serata in un palcoscenico bellissimo, i ragazzi in campo si sono esaltati ed è giusto che magari sia così anche in altre occasioni. La società ha dimostrato ancora una volta d'aver capito qualcosa prima degli altri. Se il Napoli farà altrettanto in futuro? Vedremo, ma ho i miei dubbi...".